Capitolo 30

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Hanna

GIUGNO 1988.

23 ANNI PRIMA...

La lancetta dell'orologio che segnava i minuiti continuava a scorre velocemente. Mantenevo lo sguardo basso fissando la tovaglia bianca di lino ricamato che risaliva al corredo di famiglia. Non ebbi il coraggio di alzare gli occhi, sapevo che se lo avessi fatto avrei in qualche modo incrociato i suoi occhi e questo mi spaventava.

<<Hanna>> pronunciò severa, <<cosa c'è di tanto interessante sul tavolo da attirare la tua attenzione?>>

<<Nulla mamma>> farfugliai intimidita. Alzai il viso e i nostri occhi si scontrarono. Era furiosa, mio padre era di nuovo in ritardo, come quasi tutte le sere ormai.

<<Hai avuto modo di ripensare alla nostra chiacchierata?>> chiese. "Più che una chiacchierata è stato un monologo" pensai, ma non ebbi la forza di esprimermi.

<<No! Cioè, volevo dire SI>> lei sapeva confondermi come nessun altro. Corrugò la fronte e non disse nulla. <<Intendo dire che ci ho pensato ma non ho cambiato idea>>

Susan Asteir si immobilizzò. L'avevo resa ancora più furiosa. In quel momento avrei desiderato essere insieme a mio padre, dovunque lui si trovasse.

<<Posso servire la cena Madame?>> La voce di Mery Carmen spezzò il silenzio imbarazzante. Ringrazia Dio per quell'intervento miracoloso.

Mia madre si voltò per fissare l'orologio, era un'ora ormai che attendevamo inutilmente. Le fece cenno affermativo. Sul suo viso leggevo disprezzo.

<<Sei proprio come tuo padre>> sbottò, <<non ascolti mai>>

Arrossii. Piegai le spalle e tornai a fissare la tovaglia.

<<Santo cielo Hanna>> gridò <<spalle dritte e testa alta! Quante volte devo dirtelo? Ormai sei una donna, devi sapere come ci si comporta a tavola. Chi vuoi che si interessi ad una ragazza insicura che non è capace di affrontare la vita?>>

<<Per favore mamma. Non questa sera>> le supplicai.

<<Continuerò a ripeterlo questa sera e fino alla mia morte se sarà necessario. Il mondo non fa sconti ed ora che tu impari ad assolvere le tue responsabilità>>

<<Ma è esattamente quello che sto cercando di fare mamma>> sentii gli occhi diventare lucidi e colorarsi di un rosso fuoco. <<Voglio prendere le mie decisioni, commettere i miei errori e se necessario scegliere di tornare indietro sui miei passi. Voglio fare tutto questo da sola.>>

<<E credi in una sola vita ci sia il tempo per fare tutto questo?>> rise, <<Tu ti illudi>>

<<Basta. Sono stanca, vado in camera mia!>>

<<Sono io che decido quando è il momento di alzarsi>> Gridò improvvisamente con quanto fiato aveva in gola, sembrava in preda ad una crisi di nervi. Poi si ricompose. Non vidi nulla di normale e sano in quell'atteggiamento.

<<Va bene mamma>> conclusi.

Ci fu silenzio mentre Mery Carmen serviva la cena. Erano le 20 in punto. "Salvata in calcio d'angolo" pensai, fu solo un illusione.

<<Sei ancora in tempo per cambiare l'iscrizione al corso>> incalzò

Avevo sperato in una tregua che non arrivò. <<Ma psicologia è quello che voglio fare!>> la mia voce la supplicava di smettere.

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora