Capitolo 35

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Sarah

Luglio 2011

L'intera città ne parlava. Gli uomini anziani seduti al bar, le donne al parco mentre guardavano i propri figli. Negli angoli della strade e nei vicoli più nascosti tutti parlavano di Hanna Asteir e della sua furia omicida.

Per molte settimane fu l argomento delle principali testate locali e nazionali. Hanna era semplicemente una donna sola che non era riuscita a fare i conti con i fantasmi del proprio passato. Aveva permesso a odio e rancore di distruggerle l'esistenza, aveva lasciato che i dubbi logorassero la sua mente, piano ma con costanza così come la ruggine corrode il ferro. Vittima dei suoi stessi inganni, schiava della sua rete di bugie.

"Può davvero definirsi VIVERE questo modo di affrontare la vita?" Mi domandai. "Oppure è semplicemente limitarsi a ESISTERE?"

VIVERE e ESISTERE, due parole apparentemente simili ma realmente diverse tra loro.

Preferì non sapere l esito del suo processo. Venire a conoscenza del suo futuro mi avrebbe inutilmente provocato frustrazione e amara tristezza. Avevo solo voglio di dimenticare. Spensi le radio e le TV quando si parlava di lei, gettai ogni rivista o giornale, zittii ogni conoscente o passante che osasse anche solamente pronunciare il suo nome. E credo che anche tu, lettore di questa nostra straziante storia, faresti meglio a non sapere l'esito del suo destino; potresti non riuscire a conviverci.

Dopo gli assurdi eventi di quel Lunedì 1 Luglio Burner era scomparso dalla circolazione. Si era dato per malato per circa due settimane. Barricato in quella casa nei pressi di Leak Monroe dove viveva da solo da anni dopo un divorzio sanguinoso e sofferente. Non aprì la porta a nessuno. L'agente Wilson, leccapiedi per natura, era passato a trovarlo quasi tutti i giorni sperando di essere raccomandato per la promozione di comandante, ma lui aveva sempre finto di non essere in casa.

Tutti nel dipartimento avevamo intuito che qualcosa di strano stesse per accadere. Ebbi la sensazione che Burner sapesse da sempre della colpevolezza di Hanna ma che avesse sempre cercato di coprila. Forse si sentiva in colpa perché non era stato capace di proteggere il suo povero padre da sé stesso, forse si sentiva in colpa perché era stato proprio lui, Robert Burner, a presentargli Ted Sintort. A modo suo, il comandante aveva cercato di prendersi cura di Hanna come fosse la figlia che non aveva mai avuto. Anche se a distanza, vegliava su di lei. Hanna non gli aveva mai confessato di essere colpevole né gli aveva mai chiesto aiuto, ma lui aveva capito e si sentiva in dovere di prestarle soccorso.

Allo scadere delle due settimane di malattia si era dimesso, nonostante fosse ad un passo dalla pensione. Capimmo che quella decisione non fu una sua scelta. Sgomberò il suo ufficio con la testa bassa di chi avrebbe preferito sprofondare, non alzò mai il capo, neanche quando attraversò il corridoio principale sotto gli occhi di tutti e varcò la porta per l ultima volta. Da quel momento nessuno lo vide più circolare in paese, in giro c'era chi sosteneva che avesse lasciato la città, qualcun altro immaginava si fosse chiuso in casa in compagnia della sua vergogna. Successivamente seppi che venne indagato e condannato per corruzione. Appresa la notizia tirai un sospiro di sollievo. Per questa volta, la giustizia aveva trionfato. Di Sid Francis invece ancora non si hanno notizie, sembra sia scomparso nel nulla. Ma pare che la polizia lo stia ancora cercando.

Contrariamente alle mie aspettative Gregory e Isabella erano riusciti a trarre il buono dall'uragano che si era violentemente abbattuto sulla loro famiglia. Verso la metà di Gennaio era tornata a Fort Mill per chiudere ufficialmente la vendita della casa, fu in quei giorni che li vidi passeggiare mano nella mano sulle rive di Lake Monroe, ogni sera al tramonto. Avevano imparato a ritagliare del tempo per stare insieme come una volta, per raccontarsi e riscoprirsi dopo tutti questi anni. Avevano imparato ad essere come il chicco di caffè.

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora