Capitolo 17

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Sarah

28 Giugno 2010

Ore 9:00 am

Mancavano quattro giorni alla scadenza che Burner ci aveva imposto e ancora navigavamo in acque sconosciute. Le lancette dell'orologio ruotavano instancabilmente e il fato non sembrava essere a nostro favore. Io e Hanna passavamo la maggior parte del nostro tempo in auto, percorrendo le lunghe distanze che caratterizzavano il nostro territorio. Quell'abitacolo si era trasformato in un vero e proprio ufficio. Scomodo per certi versi ma almeno lontano da occhi e orecchi indiscreti.

<<Sarah>> Hanna fece una pausa raccogliendo i pensieri, <<per quanto riguarda quello che è successo ieri sera. . >>

La interruppi. <<Non preoccuparti. Terrence mi ha spiegato tutto.>>

Hanna parve sorpresa. <<Ma davvero?>>

<<Ammetto di essere rimasta sorpresa quando mi ha detto che siete riusciti a riappacificarvi ma onestamente posso dirti che ne sono davvero felice. Questa faida tra di voi doveva finire! Ora mi sento più sollevata.>>

Hanna sorrise ma non disse nulla. Terrence non le era mai piaciuto e faceva fatica a fidarsi di lui, ora ne era sempre più convinta.

Arrivammo a casa di Gregory Sintort alle 9:00 in punto di Lunedi 28 giugno. La villa del giovane avvocato non aveva nulla da invidiare alle dimore lussuose dell'alta società del South Carolina. L'ingresso era imponente è serrato da un cancello in ferro battuto, nero, alto e in stile classico come il resto della dimora. La villa disponeva di un ampio spazio verde e di una discesa privata sul lago.

Samantha Sintort era una donna affascinante ed elegante, non era rimasta particolarmente sorpresa nel ritrovarsi due agenti di polizia fuori la porta di casa. Ebbi quasi l'impressione che stessa aspettando quel momento già da un po' con rassegnazione.

<<Purtroppo mio marito non è in casa, quindi non so come posso esservi di aiuto>>

<<Suo marito arriverà tra breve. Lo abbiamo avvisato della nostra presenza in casa sua>>

Lei non fece alcun cenno. <<Be' se così stanno le cose. . .>> Non disse nulla piuttosto ci invitò a seguirla e ad accomodarci nello studio del marito al piano di sopra.

<<Avremmo bisogno di fare qualche domanda anche a lei Signora Sintort>> La voce di Hanna sembrò echeggiare nel silenzio di quella casa, rimbombando sui gradini in marmo bianco di una sontuosa scalinata.

<<Chiamami Samantha per favore e dammi pure del tu>> fece una breve pausa <<per quello che vale servirà a rendere tutto questo meno drammatico>>

<<Come desidera..>> dissi senza pensarci, ma correggendomi un istante dopo <<Come desideri>>

Ci accomodammo nello studio di Gregory Sintort, lontano dagli occhi dei bambini che, secondo Samantha, avrebbero potuto porre domande imbarazzanti su quella visita inaspettata e la cui risposta non sarebbe stata semplice da trovare.

<<Posso?>> disse Hanna chiedendo il permesso di dare un'occhiata in giro.

Samantha annuì mentre si accomodava su uno dei divanetti in pelle disposti in cerchio attorno ad un tavolino in stile eclettico che stonava con il resto dell'arredamento.

Alle spalle della scrivania in legno massello e della poltrona in pelle marrone, appeso alla parete, regnava sovrano un arazzo psichedelico Maya che di certo non passava inosservato grazie ai suoi colori accesi.

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora