Capitolo 15

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Isabela Gonzales

31 Marzo 1987

Quando misi piede per la prima volta a Fort Mill, pensai che non fosse poi così male. Dimenticare l'incubo che mi ero lasciata alle spalle non sarebbe stato semplice ma ero quasi entusiasta di poterlo fare in quel posto completamente nuovo.

Il viaggio da Tijuana verso il south Carolina fu estenuante e pericoloso. Ted Sintort si era mostrato gentile e premuroso. Fu subito disponibile e pronto ad organizzare il mio ingresso nel paese. Ingresso che naturalmente sarebbe avvenuto con metodi non legali e poco sicuri. Viaggiai diverse ore nascosta all'interno di un baule con solo tre piccoli fori sui lati per permettermi di respirare. Restai in posizione fetale e ricoperta da vecchi vestiti e cimeli di chissà quale famiglia messicana per tutto il tempo mentre il furgone sul quale viaggiavo attraversava il confine.

Una volta attraversato il confine, l'autista del furgone mi libero dal baule e mi accompagnò in un motel non molto distante, mi consegno una green card nuova di zecca e li passai la notte.

Più di una volta mi chiesi nelle mani di chi mi fossi cacciata. Quale uomo poteva organizzare un viaggio del genere in così poco tempo e procurare un documento falso con così tanta facilità? I dubbi erano tanti, ma nella mente spaventata di una ragazzina, non era necessario trovare le risposte a tutto in quel momento. L'importante era essere salva e a Chilometri e Chilometri di distanza da quel mostro. L'importante era essere viva per poter rendere anche mia madre una donna libera. Per poterle dare la possibilità di ricominciare una nuova vita così come avevo appena fatto io.

L'indomani mattina, del furgone e del suo baule non c'era più nessuna traccia. Ad aspettarmi in cortile questa volta c'era un uomo in moto, il suo nome era Sid Francis.

Tutto in questa nuova vita era cosi diverso, era come camminare su di un filo sospeso sul nulla. Ero stata catapultata in un luogo sconosciuto, ai confini dell'inferno.

Sid non era un uomo di molte parole, al contrario sembrava essere un tipo silenzioso e scontroso. Per la maggior parte della durata del viaggio guidò senza sosta, si fermò solo un paio di volte, dopo averlo supplicato più volte di fermarsi per lasciarmi andare in bagno. Provai a scambiare quattro chiacchiere con la chiara intenzione di estrapolare qualche informazione in più su quello che sarebbe stato il mio destino, ma ogni tentativo sembrò andare a vuoto.

<<E' da molto che conosci Ted Sintort?>>

<<Perché vuoi saperlo?>>

<<Chiedevo così, tanto per parlare>>

<<Io non parlo a vuoto>>

Risi per l'assurdità di quelle parole, lui si voltò a fissarmi mentre riforniva di carburante la sua moto, in una delle nostre brevi soste. Parve infastidito. <<Scusami non volevo offenderti>>

<<Non mi hai offeso>>

<<Menomale. Quindi? Allora?>>

<<Allora cosa?>>

<<Che tipo è Ted Sintort? Deve essere davvero una brava persona per disturbarsi ad aiutare una ragazza come me che neanche conosce>>

Questa volta fu lui a sorridere. Ma quel sorriso era diverso dal normale e non in senso buono, aveva un sapore amaro <<Ho detto qualcosa di sbagliato?>> Domandai.

Lui divenne serio e mi fissò. <<Sei una brava ragazza Isabela. Non conosco il motivo della tua fuga ma da ora in poi fai attenzione a quello che dici e a ciò che fai>>

<<Così mi spaventi>>

Lui saltò in sella alla moto e non disse più nulla. Io feci lo stesso e ricominciammo il nostro viaggio.

Arrivammo a Fort Mill verso la mezzanotte di un lunedì. La città sembrava deserta e l'aria era piuttosto fredda. Quando accostammo nell'ennesima area di servizio pensai fosse per fare nuovamente rifornimento ma mi sbagliavo. Sid parcheggiò alle spalle del bar, li c'era una porticina color bianco sporco che si confondeva con il colore delle pareti dell'edificio. Una volta dentro, una scalinata buia conduceva ad una seconda porta contrassegnata con un cartello sui cui c'era scritto -RIPOSTIGLIO- era chiusa a chiave ma Sid doveva averne una copia perché entrammo senza alcun problema.

Quando quella porta si spalancò, ebbi l'impressione di non poter tornare più indietro ormai.

Ted Sintort chiacchierava seduto su di un divanetto insieme a due uomini distinti, ben vestiti in giacca e cravatta. Quando ci vide, si alzò di scatto lasciando cadere il drink che stava sorseggiando su di un tavolino. Dalla fretta con cui si diresse verso di noi, capii che ci stava aspettando.

<<Finalmente il nostro pacco è arrivato a destinazione>> Diede una pacca sulla spalla a Sid che si congedò subito dopo con la fretta di un cagnolino bastonato. Poi Ted si rivolse verso di me. Era davvero grosso ed imponente. Mi strinse entrambe le guance usando solamente il pollice e l'indice della mano destra, un po' come si fa con i bimbi con la quale si vuole giocare e poi aggiunse: <<Con questo bel visino faremo un bel po' di soldi insieme!>>

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora