Capitolo 11

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Sarah

27 Giugno 2010

Ore: 5:05 am

. . .Fu solo dopo pochi metri che lo sentii, un colpo freddo, deciso e caldo. Una pistola aveva sparato.

Hanna cadde a terra per la paura. Ebbe bisogno di un istante per capire che non era ferita, il proiettile non l'aveva raggiunta. Sentì il rumore di passi sulla ghiaia, qualcuno si stava avvicinando velocemente, poi si fermò. Hanna era ancora per terra quando la vide. Una figura si ergeva a pochi passi da lei. Il buio della notte e la felpa col cappuccio che portava le impedivano di scrutarne i lineamenti. Rimase li davanti a lei per alcuni attimi che sembrarono un'eternità. Non disse nulla, lei fece altrettanto.

La figura alzò lentamente la mano e le puntò una pistola contro. Fu in quel momento che ad Hanna mancò letteralmente il respiro, per la prima volta capì cosa significasse veder passare l'intera vita davanti ai propri occhi come fosse un film drammatico dal triste finale. Ne aveva sempre sentito parlare ma ora lo aveva capito. Lo aveva vissuto.

Istintivamente Hanna chiuse gli occhi e voltò il capo verso il basso, attendendo sofferente il momento in cui il suo giustiziere avrebbe fatto la sua mossa. Brevi attimi che avevano il sapore dolce e amaro dell'eternità. Fu una sorpresa per lei sentire un rumore di passi allontanarsi sul suolo sdrucciolevole. Aprì lentamente gli occhi come se stesse guardando il sole a tu per tu, fu allora che intravide la figura allontanarsi a passi spediti fino a sparire completamente nel silenzio e l'oscurità della notte.

Si alzo in piedi e corse verso casa.

Il corpo del meticcio giaceva privo di vita al suolo.

Fu solo quando rientrò in casa e chiuse la porta dietro di se che ebbe l'impressione che le cicale avessero ricominciato a cantare.

Ore 7:15 am

Incontrai Hanna nel mio ufficio. Era visibilmente sotto shock. Per un lungo istante, i suoi occhi impauriti e persi nel vuoto mi ricordarono la ragazzina indifesa e sola di ventitré anni addietro.

Stringeva tra le mani un bicchiere di carta ancora pieno d'acqua, preso mezz'ora prima dal distributore in corridoio. Non aveva mandato giù neanche un sorso d'acqua.

<<A cosa stai pensando?>> Le chiesi interrompendo il silenzio.

Il suo sguardo continuava ad essere fisso nel vuoto. Esitò qualche secondo prima di rispondere. <<Penso che una persona che è capace di ammazzare un animale indifeso, cosi brutalmente e a sangue freddo, sia capace di cose ben peggiori>> Fece una breve pausa, poi continuò. <<Per la prima volta dopo tanto tempo ormai, sento una sensazione che sale dalla bocca dello stomaco e lentamente arriva alla gola fino a chiudersi completamente. Non riesco a respirare.>>

<<Si chiama paura Hanna, ed è normale!>>

I suoi occhi erano quasi lucidi <<In che guaio ci stiamo cacciando? Forse tutto questo è semplicemente più grande di noi e dovremmo farci da parte>>

Non credetti a quelle parole. Era davvero Hanna quella ragazza di fronte a me? La stessa Hanna che non si sarebbe mai fermata di fronte a nulla pur di ottenere ciò che voleva?

<<Scherzi?>> Fu l'unica cosa che riuscì a dire in quel momento.

<<Pensaci Sarah.. Tutto questo non li riporterà più in vita! Non torneranno mai più qui da noi! Forse dovremmo solamente lasciarli andare in pace.>> Fu in quell'istante che Hanna si lasciò andare, scoppiando in un fragoroso pianto. La strinsi forte a me e le asciugai le lacrime.

Erano passati più di vent'anni. Ma nulla sembrava essere cambiato.

Ore 9:00 am

Qualche ora più tardi, il viso di Hanna aveva visibilmente riacquistato colore. Le lacrime erano sparite e gli ultimi segni di quello che era stato un pesante attacco di panico si erano lentamente dissolti anche grazie all'aiuto di un potente ansiolitico.

<<C'è ancora un assassino a piede libero lì fuori Hanna! O forse anche due per quello che ne sappiamo! Non possiamo far finta di nulla e lavarcene le mani! E' il nostro lavoro!>>

Lei mi fissò con lo sguardo rassegnato di chi è pienamente consapevole che qualunque argomentazione, anche se convincente, sarebbe risultata del tutto inutile. Per questo motivo si limitò ad annuire.

<<Facciamo il punto della situazione?>> Le chiesi in quella che in realtà non era sembrata una domanda.

Dopo una ventina di minuti, la parte laterale del mio ufficio si era ricoperta di foto, ritagli di giornale, cartine geografiche e referti tutti accuratamente collegati tra loro. Nel mezzo le foto di Mike e Solomon erano collegate a quella di Ted Sintort tramite una piccola freccetta e un punto interrogativo di un rosso acceso.

<<Cosa sappiamo fino ad ora?>> Domando Hanna.

<<Veramente poco!>> Sbuffai agitando il pennarello rosso tra le dita e non distogliendo lo sguardo dalla parete. <<Forse credo sia più utile soffermarci su quello che in effetti ci sta sfuggendo! Sappiamo che sicuramente i tre omicidi sono collegati tra loro. Ma perché? Che relazione c'era tra quei tre? E soprattutto, chi era davvero Ted Sintort? Perché ha ritirato le accuse contro Mike di sua spontanea volontà? Cosa ci nasconde Gregory Sintort? Chi ha appiccato l'incendio alla stazione di servizio?>>

<<Sono un bel po' di domande in effetti! Da dove cominciamo?>> Hanna si alzò in piedi pronta a rimboccarsi le maniche.

<<Qualche suggerimento?>> Chiesi, confidando in una delle improvvise genialate di Hanna che non mi avevano mai delusa.

<<Sono una psicologa criminale Sarah, io scavo nelle menti delle persone e lavoro sulle loro fragilità, non sono un detective.>> Si fermò per guardarmi negli occhi. Dovette scorgere in me un briciolo di delusione che la spinse a continuare... <<Ma se lo fossi, probabilmente inizierei a lavorare sulla figura di Sintort, Ted intendo. Chi può rivelarci qualcosa in più su di lui?>>

<<Felix Burer, lo scagnozzo di cui parlava Sid Francis e molto probabilmente l'avvocato di Sintort a cui ancora non siamo riusciti a risalire>>

<<Esatto! E in ultimo ma non perché meno importante, la misteriosa amante di cui si sono perse le tracce.>>

Guardai Hanna mentre portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio con la mano sinistra, poi la vidi sorridere. Lei sapeva sempre cosa fare, io fui grata al cielo per averla al mio fianco. 

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora