Capitolo 7

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Hanna

25 Giugno 2010

Dopo la visita a Gregory Sintort avvenuta quella mattina, Sarah ed io trascorremmo il resto del pomeriggio cercando di rimettere insieme le idee. Non avevamo ancora molto su cui lavorare e la situazione sembrava essersi complicata ancora una volta. Il giovane Sintort aveva parlato di un'amante ma chi fosse e dove si trovasse risultava essere un nodo difficile da sciogliere considerando i numerosi anni trascorsi. Viveva ancora in città?

La risposta alle nostre domande poteva materializzarsi in Sid Francis. L'uomo aveva raggiunto ormai la settantina se si considera che, secondo fascicolo, all'epoca dei fatti risultava essere poco più che cinquantenne. Fu considerato testimone oculare di non poca importanza durante le indagini relative all'incendio dell'area di servizio, ma gli entusiasmi della polizia si smorzarono quando si presentò al processo regalando alla giuria un'assordante scena muta. Speravamo che dopo vent'anni la sua memoria avrebbe smesso di giocare brutti scherzi. Eravamo riuscite a risalire al suo indirizzo contattando l'agenzia immobiliare che aveva seguito la vendita del suo vecchio appartamento in periferia e l'acquisto della sua nuova villa al mare.

Decidemmo di non contattarlo per un appuntamento e optammo per per una visita a sorpresa. Dati i trascorsi, le ipotesi di un eventuale fuga erano troppe per poter rischiare.

Al nostro arrivo Sid Francis non era in casa. Aspettammo per circa due ore appostate in auto senza nessun risultato. Sarah era distratta e non avevo bisogno di nessun aiuto per capirne il motivo. Gli eventi degli ultimi giorni l'avevano particolarmente scossa e di certo non potevo darle torto. Quella strana idea che si era messa in testa aveva iniziato a tormentare anche me nonostante non avessi il coraggio di ammetterlo. E se l'omicidio di Ted sintort e quello di Mike e Solomon fossero davvero collegati? Come poteva essere successo? Ma soprattutto qual era il legame tra quei tre individui così diversi tra loro?

Sarah e Solomon erano cresciuti insieme, nella stessa casa. Per tutti in città erano i fratelli Tarner ma pochi ricordavano che in realtà erano solo cugini. Solomon era stato abbandonato da sua madre a soli due anni, era scappata via in Argentia seguendo quello che lei definiva "il suo grande amore" un ballerino di tango che l'avrebbe lasciata solo due mesi dopo. Di lei non si ebbero più notizie, fu solo dieci anni dopo che la polizia avverti i Tarner della sua morte. Era stata ritrovata nel suo appartamento dopo un mese dal decesso. Probabilmente si trattò di overdose. Per un mese intero il corpo di quella povera donna rimase sul pavimento senza che nessuno si accorgesse della sua assenza, fu solo un vicino che a causa del cattivo odore decise di avvisare la polizia. Per Solomon non fu facile, nonostante non fosse particolarmente legato a sua madre, una simile notizia lo scosse per mesi. Quando Solomon fu accolto in casa Tarner, Sarah aveva poco meno di un anno, non si erano mai separati quei due e probabilmente non lo avrebbero mai fatto se il destino avverso, quella notte, non ci avesse messo lo zampino.

Io e Sarah rimanemmo in silenzio per la maggior parte del tempo, ognuna immersa nei suoi pensieri. Fu solo quando le lancette segnarono le 18 e 04 minuti che lo vedemmo arrivare. Contrariamente alle nostre aspettative Sid Francis si dimostrò un tipo piuttosto cordiale, un uomo di altri tempi. Ci fece accomodare lungo il bordo di una piscina che affacciava direttamente sull'oceano. La vista mozzafiato e la fresca brezza che sfiorava i capelli in quella calda giornata d'estate rievocarono le vacanze estive della mia infanzia, quando ancora non conoscevo il significato delle parole "dolore e follia".

Da uomo ospitale quale era, Sid Francis ci accolse con una bevanda fresca alla frutta tropicale e dei pasticcini al miele, dopo essersi assicurato che ci sentissimo a nostro agio, finalmente si accomodò.

<<E' sempre cosi gentile e accogliente con i suoi ospiti signor Francis oppure ci ha riservato un trattamento speciale?>> commentò Sarah ancora con un pasticcino tra i denti.

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora