No love.

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«No no no e ancora no!.» protesto.

«Ohh andiamo! ma perché no?.» Aiden vuole farmi rimettere il vestito che avevo ieri sera, quello che Alexander aveva scelto per me.

«Ma scherzi? così lui vedrà che ho scelto il vestito apposta perché l'ha scelto lui!.» Aiden sbuffa come un bambino e posa il vestito di nuovo sulla sedia, dove lo avevo lasciato la sera prima.

«E allora? che metti?.» una lampadina si accende sulla mia testa.

«Quale vestito ha scelto James?.» lui esce un vestitino rosa semplice, un tubino.

«Perfetto, questo.» lui fa sbattere il palmo della mano contro la fronte, però acconsente.

***
Quando è ora di scendere, Aiden si precipita nella mia camera, chiudendo la porta alle sue spalle.

«Non ti dico come si è vestito mio fratello, altrimenti svieni.» io alzo gli occhi a cielo.

«Sei troppo esagerato, non ho mai negato la bellezza di tuo fratello, ma hai scordato un dettaglio: a me lui non piace.»

«Pff, sciocchezze.» mi passa la borsetta e mi spinge fuori dalla mia stanza.

«E dimmi, come mai hai messo i tacchi?.»

«Vaffanculo.»

«Stai per vedere mio fratello, sono qui dietro in caso dovessi accasciarti a terra per l'eccessiva bellezza.» lo spintono.

Poi mi ritrovo nel salotto, ad osservare Alexander, che nel mentre sta guardando qualcosa nel suo cellulare.

Ha un pantalone nero, fermo da una cintura, le scarpe della Nike, una maglietta nera aderente a maniche corte.

Come caso fa a sembrare elegante con un pantalone e una fottuta maglietta?!

Elegante e...sexy purtroppo.

Aiden fa un finto colpo di tosse, in modo tale da far girare Alexander, mentre io faccio finta di cercare qualcosa nella mia borsetta.

«Sei pronta finalmente.» io annuisco.

E' una cena, niente di più niente di meno.

Sotto gli occhi di tutti, mi afferra per il fianco e mi trascina fino alla sua macchina.

«Non c'è bisogno che mi tieni.» gli dico, ma lui sembra non volerne sentire fin quando arriviamo in macchina.

«Uno spettacolo va dato interamente, o vorresti dirmi che avresti lasciato i nostri spettatori così, senza niente?.» io alzo gli occhi al cielo.

«Vabbè senti, facciamo questa cena e torniamocene a casa.» sbuffo, dopo essermi seduta sul sedile del passeggero dentro la sua Porsche.

«Guarda, fosse per me...» lascia la frase in sospeso facendomi capire il continuo.

«Dove vuoi mangiare?.» mi chiede, io mi giro a guardarlo.

«Ti sei scordato che non sono della California e non so che tipo di locali ci sono, vero?.» lui stringe la mascella.

«Povero il tuo ragazzo.»

«Non l'ho un ragazzo.» rispondo, senza guardarlo.

«Non mi stupisce.» non rispondo più perché si creerebbe solo un botta e risposta, e non vorrei che il cibo mi facesse male a causa dei nervi.

Quando arriviamo, mi apre la portiera.

«Oh, che gentiluomo!.» dico sarcastica, afferrando la sua mano.

«Mi hai portato in un ristorante italiano?.» lui annuisce, chiudendo la macchina e facendomi strada con una mano posizionata sulla schiena.

«Ripeto, non c'è bisogno che mi tieni.» lui sbuffa.

Sweet HellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora