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Ci rendiamo conto che mi alleno con Alex da quasi una settimana?

Non mi vuole dire quando faremo questa maledettissima gara perché pensa che potrei farmi prendere dal panico, io sinceramente credo che non succederebbe ma lasciamolo convinto.

«No! questa curva non devi farla così. Kyla sei recidiva cazzo.» io sbuffo e mi tolgo il casco, rimanendo sempre sulla due ruote.

«Mi spieghi quale cazzo è il tuo problema? mi avevi detto di girare in questa maniera proprio un attimo fa!.» stiamo esaurendo l'unico briciolo di pazienza che ci è rimasta.

È da troppo tempo che siamo insieme, nuoce alla nostra salute questa vicinanza forzata.

Si, adesso me ne rendo conto.

«Io non ti ho...senti, lasciamo stare.» si alza dal muretto su cui era seduto e prende il casco dietro di me.

«Come deve andare, andrà. Smettiamola.» io sbuffo e poggio la fronte sul tasto della luce del motore.

«Mi spieghi perché fai così? ci sto provando cazzo, non salivo su una moto da anni, che pretendi?.» lui fa passare i polpastrelli delle sue dita sulla fronte, palesemente stressato, come me d'altronde, dalla situazione.

«Lo so, lo vedo che ci provi. Mi dispiace, okay? non me la sto prendendo con te per cattiveria o perché effettivamente penso che la colpa sia tua.» si siede di nuovo e mi fissa.

«Non dirmi che hai...paura.» gli dico, incredula delle mie stesse parole.

«Se lo dicessi ad alta voce cambierebbe qualcosa? no.» rimango totalmente spiazzata.

Alexander che ha paura di qualcosa...?

«Ti preoccupa il fatto che io possa perdere? ti assicuro che non succederà.»

«Fosse solo questo...sai quanto è pericolosa quella pista? le persone con cui ti scontrerai?.»

«Wood per caso...sei preoccupato per la mia incolumità?.» sorrido e lui sbuffa

«Mi spieghi che cazzo ci trovi di divertente? se non torni a casa sana e salva mia madre mi fa fuori.»

«Significa che ci vedremo in paradiso.» rispondo, provando a farlo ridere.

«Ma quale paradiso, tornando. Io ho un posto assegnato all'inferno da quanto ho cominciato a respirare.» scoppio definitivamente a ridere, trasportando anche Alexander.

«Dai, evitiamo di pensare male e cominciamo a fare sul serio.» scendo dalla moto e mi piazzo davanti al lui.

Provo a farlo alzare, e fortunatamente ci riesco.

«Studiamo bene questa cazzo di pista e proviamoci.» annuisce alle mie parole e così iniziamo a fare seriamente

O almeno...ci provo.

Non so cosa si sia giocato e sinceramente non mi importa più.

Mi piacerebbe vedere serenità sul suo volto, da quando lo conosco l'ho visto ridere sinceramente pochissime volte, ed è palese che a bloccare la sua felicità sia qualcosa di abbastanza grande.

E vedendo i giri in cui è immischiato, non mi stupirei di nulla.

***

Quando arriviamo a casa, nemmeno saluto, vado dritta alla doccia.

Ci rimango per almeno due orette, e non mi dispiace affatto.

Quando si fa ora di pranzo, vedo tutto apparecchiato come sempre grazie a quella santa di Marisa.

Sweet HellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora