21. Ciò che avrei voluto

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Mor

Forse ignorarlo non era l' arma migliore ma sicuramente lo meritava.

Derek zuppo di disperazione mi strappava un sorriso solo a immaginarlo, figurarsi a vederlo.

«Mor! Per favore dobbiamo parlarne prima o poi!»
Ignorarlo era così maledettamente soddisfacente.
«Sei sparita giorni senza che io avessi la più pallida idea di dove fossi a partire da quella notte, se vuoi urlarmi in faccia quanto faccio schifo aspetto solo quello!»
Scesi le scale e mi diressi verso la cucina, senza neppure girarmi.

Sospirò e si fermò.
«Ho fatto una cazzata, dobbiamo aggiustare le cose, io devo aggiustare le cose»
Mi misi seduta nel divano guardandolo fisso, riconoscendo dopo un giorno che effettivamente Derek esisteva.
Derek iniziò ad agitarsi sotto il mio sguardo.
«Insultami.»
Alzai un sopracciglio.
«Prendimi a male parole ti prego»
Ridacchiai e vidi Derek crollare.
«Non voglio insultarti, voglio solo che tu mi dica una cosa»
Si sedette al mio fianco e chiuse gli occhi.
«Devo dirti chi è Prim, no?»
Touchè.
«Allora non sei completamente stupido!»
«Mor... Tutto ma non questo, non così, insultami pure se vuoi ma non voglio che le cose siano così tra di noi, non sopporterei il tuo odio»
Mi alzai svogliatamente dal divano per afferrare il bicchiere d'acqua nel tavolinetto.
«Perché? Perché vuoi che le cose funzionino?»
«Sei mia nipote!»
Sorseggiai l' acqua fresca.
«Modo carino di descrivermi. Sono il tuo randagio nulla di più» distolsi lo sguardo e Serrai amaramente la mascella.
«Cosa?!»
«Sono il tuo randagio, Derek.» Lo guardai.
«Penso che ci arrivi pure tu al perché»
Chiuse gli occhi in due fessure assumendo un' espressione tesa e innervosita.
«Non paragonarti mai più a qualcosa di simile! Ho sbagliato e sono il genitore peggiore del mondo ma tu non sei qualcosa di simile! Non sei il mio randagio»
Mi si irriggidirono le articolazioni, chiusi fermamente la mano in un pugno.
«Tu non sei mio padre, difenditi quanto ti pare ma tu non mi hai adottato, per la legge non siamo nulla»
Genitore...
Sentii quasi la mia mascella rompersi per la pressione che stavo esercitando.
«Sai Derek... Mi hai preso con te perché Mia ti ha implorato sul letto di morte, nulla di più, nulla cambierà questa cosa quindi smettila di fare tutta questa scena, per me sei uno sconosciuto» il mio tono freddo era come una chiazza sulla tela di agitazione di Derek.
«Mia ti chiama, senti una povera donna nella fase terminale della sua malattia, ti chiede di prenderti cura della ragazza che ha adottato. È andata così, e tu sei il grande piccolo eroe della nostra società che ha il cuore un po' più largo degli altri che non ha lasciato un cane solo. Bravo.»
Sorseggiai la mia acqua poi posai il bicchiere sul tavolinetto e mi voltai verso di lui.
«Non sei. Nessuno.»
Derek si alzò in piedi.
«Non mi importa, puoi pure chiamarmi solo Derek per il resto della tua vita ma tu sei mia nipote, e no. Non ti ho accolta a casa mia e nella mia vita per compassione»
Sussultai irritata. Fuori di me.
«Sai, da piccola quando sono finita per strada speravo ogni notte, dopo aver compreso di aver perso mia madre, che magari un ipotetico zio, o una nonna, un parente, un qualcuno, chiunque esistesse per me, per potermi prendere con sé, qualcuno che mi avrebbe amato come mia madre e di giorno, andavo in giro e lo cercavo, oltre a cercare di sopravvivere da sola senza igiene, un letto e del cibo»
Vidi le sue mani iniziare a tremare.
Ci avevo provato, ci avevo sperato. Ma mi sentivo comunque un' orfana oltre tutto, sentivo che non avrei mai avuto una famiglia come tutti gli altri, mi sentivo come se ormai era tutto quello che potevo avere e nulla di più.
Nell' ultimo periodo avevo sperato, poi una bottiglia di alcol aveva devastato tutto.

«Non arrivava mai nessuno e forse non era colpa di nessuno, ma ora io che me ne faccio? Alla piccola hanno raccontato che nessuno sarebbe mai arrivato, ed io non ti credo Derek. Chi ti cresce è la tua famiglia, non chi ha il tuo stesso sangue, tu... tu non mi conosci, noi non siamo una famiglia!» la mia frustrazione alimentava le mie parole e me le faceva pronunciare in modo affilato, deciso, e forse Derek non se lo meritava questo.

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