7. Gioco

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Mor

Subito dopo un conato di vomito mi raggiunse.

Abbandonai la sala in cerca di un angolo più appartato dove poter prendere aria, mi piegai su me stessa scandendo i respiri, non volevo avesse tutto quel potere su di me... Non volevo che lei avesse una qualche influenza su di me.

Girava tutto.

La testa iniziò a riempirsi e c'era solo un assordante caos.

«Mor, stai bene?»
Una voce dal tono gentile ma ferma e leggermente gutturale mi sorprese alle spalle, occhi scuri come la cenere e un completo elegante.

Addolcì lo sguardo.

«Come sai il mio nome?» risposi di getto, stupida, ancora affamata d' aria.

«Chi sei?» mi corressi subito e smisi di dargli le spalle.

«Chiedo scusa, non mi sono presentato, sono Logan Smith»
Per qualche motivo suonava familiare.
«Ci siamo già visti?»
«Forse.»
Mi squadrò da testa a piedi con sguardo curioso e divertito. Con sguardo fiero.

Mi misi dritta anche se dentro tremavo di rabbia e una sensazione di nausea e shock mi attanagliava lo stomaco.

Sorrise sfacciato, poi guardò dietro le mie spalle e il suo sguardo mutò.

Una mano mi sfiorò il fianco con tutta la gentilezza che aveva e l' odore di Hawk mi suggerì la sua presenza.
Hawk mi guardò leggermente preoccupato e mi invitò a ballare facendo l'occhiolino allo sconosciuto di poco prima, mi guidò verso il centro della sala dove le persone danzavano in cerchio o chiaccheravano con dei calici in mano.

Un senso di inadeguatezza mi accanagliò lo stomaco, non osai alzare lo sguardo per posarlo su altro che non fosse il vuoto.

Lei era qui.

«Mor» Hawk mi richiamò gentilmente come se riuscisse a vedere la direzione dei miei pensieri.

Posai debolmente lo sguardo su di lui.

Si avvicinò al mio orecchio e iniziò a parlarmi, i nostri corpi seguirono piano e svogliatamente la musica.

«Avrei voluto affrontare questo argomento con più calma e in un altro momento, ma voi vi siete conosciuti, come era prevedibile che succedesse, e voglio che tu sappia chi è Logan»
Mi guardò dritto negli occhi.
«Lui sa tutto»

Mi allontanai per poterlo guardare ed esprimergli il mio dissenso.

«È il mio amico, lo conosci anche tu, forse non te lo ricordi»
Fece una pausa, pensieroso su cosa dire.
«Lui ci ha aiutati, noi siamo cresciuti insieme, come fratelli»

«Noi?»
Sorrise e gli si illuminò il volto.

«Me ed Eron»

Sentii gli occhi pizzicare.

Mi uscì un sorriso spontaneo.

«Non vi siete mai separati...»
«Già»

Non volevo piangere, non in mezzo a tutte quelle persone, eppure sentivo il petto scuotersi e vibrare intensamente dall' emozione, non avrei pianto, non lì, mi imposi.

Hawk lo percepì e mi accarezzò una guancia con sguardo lievemente preoccupato, poi sorrise.
«Eron è qui» e sentii il mio petto cedere, volevo vederlo, un' emozione incolmabile mi riempiva il petto, la mia mente ripercorse quel ragazzo che avevo visto di sfuggita tra la gente il secondo giorno che ero arrivata, la chioma bianca che spiccava fra tutte.

«Avrai occasione di vederlo te lo giuro ma riguardo Logan, è come se fosse uno di noi, è più coinvolto di quanto tu creda, lui è stato la nostra famiglia. È stato grazie a lui se siamo in questa sala con questa gente, è una persona fantastica» i suoi occhi traboccavano di affetto e puro amore fraterno. Guardarli era così dolce.

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