34. Vinti o vittoriosi?

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Mor

Avevo visto una volta il mare nella mia vita, o almeno erano quelle che rammentavo.
Quel ricordo si era come impressione nella mia mente e non era stato spazzato via dalla morte di mamma, non sapevo come, dopo molti anni era ancora lucido e impresso dentro di me.

Andavamo alla casa a mare dei Dover, nessuno ci veniva da anni e per la maggior parte dell' anno veniva tenuta in affitto, così ci aveva detto Alya.

Mi voltai, nel sedile posteriore al mio Eron guardava l' oceano che ormai non era lontano, l' odore salino mi stuzzicò dolcemente il naso e il suono delle onde iniziò a intensificarsi.
Accanto a me, al posto del guidatore, Logan ci informò che eravamo quasi arrivati.

Il mio occhio scorse il piccolo sorriso che illuminò il volto di Eron, osservai i suoi occhi, così luccicanti e meravigliati davanti a quell' enorme distesa d' acqua, mi chiesi cosa provasse a osservare l' oceano, cosa suscitasse in lui davvero quell' enorme vasca immensa, come mai il suo volto assumesse quell' espressione che nessuno poteva identificare, nemmeno io.

Scendemmo dall' auto di Logan e Alya fu la prima a entrare,
«In estate dovremmo venire, forse ai ragazzi piacerebbe.» disse con tono leggero, mi chiesi anche nel suo caso cosa stesse provando in quel momento in cui i suoi occhi si facevano così curiosi, colmi di scintille ed emozioni intense, illeggibili per chi aveva intorno.

Entrando nel salotto un enorme quadro fu la prima cosa su cui mi focalizzai.
Era un' enorme ritratto, la cornice dorata si abbinava agl' interni color crema e bianchi, l' intera struttura era in marmo bianco, per la maggior parte almeno, e donava un' atmosfera fresca ed estiva.

Sul quadro venivano raffigurati tre soggetti, al centro una bambina piccola, bocca rosata e leggermente incline a un sorriso, occhioni color oceano, uguali a quelli della donna affianco, pelle viva e guance rosee, capelli biondi e un piccolo fiocco chiaro le spuntava da dietro i capelli.
Al fianco della piccola bambina vi era una donna, estremamente bella ed elegante, zigomi alti, tratti forti e affilati, eppure eleganti e composti nell' insieme.
L' armocromia era la stessa, labbra pescate, pelle bronzea, occhioni color oceano e capelli biondi, lunghi e ondulati.
Al loro fianco quell' armonia di colori fu spezzata dalla bellezza cruda e accattivante di uomo che accarezzava il fianco della moglie.
Capelli scurissimi, nero pece, portati all' indietro senza imperfezioni, tratti taglienti e occhi letali, due gemme acquamarina colme di durezza, mascelle nette e velate da un filo di barba scura.
Un Keith più giovane scrutava dal suo posto nel dipinto chiunque lo osservasse, minacciandolo solo con la sua rappresentazione.
Digrignai i denti e distolsi lo sguardo.

«Da dove iniziamo?» chiesi.
Non eravamo lì per una vacanza, bensì per trovare le registrazioni di Victoria, sperando non fossero andate distrutte quella notte.
Prove. Ammissioni. Erano essenziali, ci servivano.

«Direi di riposarci un po' prima di cercare, l' andata è durato ore»
Annuimmo e Alya ci sorrise furba, il suo sguardo era accattivante, come il suo tono e le sue azioni, fin dal primo giorno avevo scorto chiaramente questi tratti in lei.

Alya aprì la vetrata scorrevole che c' era sulla cucina, la villa distava pochi metri dalla spiaggia, la piscina della casa e il mare erano quasi un tutt' uno per la vicinanza.

Osservai la spiaggia inondata dal sole, poi Alya dirigersi verso di essa e sfidarci col suo sguardo provocatorio, Eron la seguì subito dopo, Logan  allora si voltò e mi sorrise. I denti bianchi spiccarono sulle sue labbra chiare, la pelle anch' essa candida faceva spiccare i suoi occhi in quel frangente sorridenti, scuri, di un nero abissale, e i capelli di lunghezza media del medesimo colore.

In the ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora