2. Non perderti nulla. Fallo per me

251 30 59
                                    

Mor

«Derek, ti prego» la sua voce rimbombò nella stanza, nella mia testa.
Ero dietro la porta della sua camera d' ospedale a origliare una conversazione che non avrei dovuto origliare, mentre il cuore mi sprofondava nel petto lasciando un vuoto profondo e dolente.
«Derek io... io sto per morire,ti prego»
Non riuscivo a intravederla dallo spiraglio della porta, eppure sapevo che la sua pelle era pallida e spenta, gli occhi stanchi e il suo corpo debole, troppo debole in un modo che mai sarebbe dovuto essere, riuscivo a vederla, con la tristezza impregnata addosso.
«So di aver sbagliato, so che non è giusto cosa ti sto chiedendo ma t-tu devi...» la sua voce iniziò a tremare e il mio stomaco si contrasse.
«Non mi rimane molto, sto per morire e...» la sentii inspirare lentamente, era stanca, troppo.
«Lei non ha nessuno, io sto per lasciarla e non ho scelta» inspirò bruscamente e io mi tappai la bocca con la mano, evitando di far sentire il mio respiro pesante, quelle parole sarebbero sempre rimaste impregnate nella mia mente.
«Non lasciarla sola di nuovo, non di nuovo. Lei non lo merita, lo è già stata per troppo tempo, te lo sto chiedendo sul letto di morte, Derek, non abbandonare la figlia di Lilith, non abbandonare Mor.»
due lacrime silenziose scesero lentamente percorrendo le mie guance, il suo tono non accettava scuse, lei lo pretendeva.
Tutto era offuscato, persino i miei sensi, eppure sentivo chiaramente il mio flusso di pensieri e la sua voce.
«Ok... Ok.»
Tutto era offuscato e il mio corpo leggero, eppure la mente pesante, il suo tono perse di potenza, si affievolì, quasi afflosciandosi contro le pareti.
«Non lasciarla sola, vivila» Mia iniziò a singhiozzare. «Vivila per me, non perderti un minuto, non una sfumatura di lei. Io so che tu puoi farcela, ti odierà inizialmente, sarà dura, ma so che tu sarai all' altezza, quindi amala»

Mi chiedevo perché improvvisamente la vita delle persone si fermasse, come potesse il corpo di qualcuno non riuscire più a vivere o a reggere all' improvviso.

Perché il suo corpo non reggeva più?

Poi il suo tono fu dolce, stanco ma vittorioso.
«Promettimi che l' amerai.»

Mi svegliai di soprassalto, con la mente ancora ferma a quei momenti e il cuore congelato nel mio petto.

Il ricordo limpido della sua voce mi scavò il petto e rimase intrappolato là.

Allungai il braccio e afferrai il telefono che era sul comodino, erano le 04:00.
Nel silenzio della casa si sentiva solo il mio respiro irregolare, quando mi voltai i miei occhi sfiorarono il mio riflesso in un' angolo della stanza; La pelle pallida veniva aggredita e messa in risalto dai capelli color carbone, il viso era più spigoloso e appuntito di come sarebbe dovuto essere, le labbra secche e più violacee, gli occhi avevano perso la loro naturale colorazione verd' azzurra e sembravano più scuri e asciutti. Sul mio volto leggevo tutta l' angoscia che mi aveva provocato il sogno.

Mi alzai dal letto, osservando la stanza piena di ombre, le mie cosce nude e i piedi scalzi che accoglievano piacevolmente il freddo del pavimento.
Sentii un bisogno gravare nel mio petto, che però non seppi identificare.

Appena sorse il sole scesi nella "mia" nuova cucina, la cucina della casa di Derek, studiandola come un' animale in un nuovo ambiente.
Persi la cognizione del tempo e quando Derek giunse in cucina e mi diede il buongiorno affrontammo l' argomento università.

Quando Derek uscì di casa a mezzogiorno mi vestii con i vestiti più leggeri che conservavo e mi inoltrai nelle vie centrali, curiosa di scoprire la città che avevo scorto dal finestrino e che mi aveva attirata.
Le strade erano grandi, piene.
Piene di gente e di scelte, negozi e bar, di palazzi enormi e costruzioni innovative, tutto lì sembrava nuovo ma non troppo da risultare scomodo, tutto mi stupì. Lì non era il Canada, non la cittadina in cui avevo vissuto.

In the ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora