6. Vuoto

97 17 53
                                    

*

Mor

Mi inginocchiai e la neve sporcò di candido i miei pantaloni, inspirai l' aria frizzante che circondava i pini innevati, la stagione più fredda era ormai arrivata.

Espirai.

Provai a sfiorare il piccolo scoiattolo che tremava incontrollatamente ai miei piedi ed emetteva versi scoraggiati.
«Non voglio farti del male» sussurrai davanti al suo corpo poggiato sulla neve pulita, allungai un dito per sfiorarlo, in quell' istante sopraggiunse una voce alla mie spalle.

«Hai bisogno di una mano?»
Mi immobilizzai, restai concentrata sul piccolo animale che cercavo di afferrare tra le mani, ignorandolo volutamente.

Passi.

«Ho visto una coda e-»
«Non ho bisogno del tuo aiuto, grazie»
Lo scoiattolo si fece prendere e quando riuscii a farlo stendere sulle mie mani mi alzai, per poi voltarmi.

Un ragazzo dai ricci biondi e gli occhi color cioccolato più dolci che avessi mai visto si stagliava a pochi metri da noi.
«Lui sembra averne però»
Aprii leggermente la bocca, colpita e seccata dalla sua insistenza.

Sentii la punta delle dita iniziare a congelarsi a contatto con l' aria rigida di quella mattina, il mio sguardo si puntò sul suo naso alla francese arrossato dal freddo e costellato di lentiggini.
«Potrei aiutarti, so come farlo»
Sorrise e una fossetta sulla sua guancia destra mi fece intenerire, lo guardai male.
«aiutarlo» si corresse in imbarazzo.

Guardò il roditore tra le mie mani, poi guardò me.
«Quindi?»

___

«Ha solo una zampa ferita, starà bene»
Mi sorrise.
«Che ci facevi nel bosco?»
Alzai un sopracciglio.
«Cosa ci facevi tu nel bosco?» gli ritorsi la domanda e lui si guardò in torno.
«Ero a caccia di belle ragazze»
Mi guardò di nuovo.
«È stata una caccia fruttuosa comunque.»
Presi in considerazione di cacciarlo di casa, in quel momento, all' istante.
Ridacchiò.
«Scusa, be' si da il caso che la mia cittadina confina con la foresta e a volte mi inoltro nel bosco nella speranza di trovarci animali di ogni tipo»
Osservai lo scoiattolo appollaiato sul mio tavolo da cucina, non tremava più.
«Be', si da il caso che nella tua cittadina ci vivo»
Arrossì e strabuzzò leggermente gli occhi.
«In diciassette anni non ti ho mai vista, è strano, non ho sentito di una famiglia che si è trasferita, eppure queste cose girano in fretta»
«Una donna due anni fa mi ha scelto e ora vivo con lei, pensavo che queste cose girassero in fretta»
«Oh, quindi...»
«Chiamasi adozione»
Non si guardò intorno due volte, puntò i suoi occhi nei miei.

«Sono Walter, qual' è il tuo nome?»
«Mor».

Fossette.

___

Mia mi diede un bacio sulla fronte, poi uscì di casa.
La stagione più fredda era ormai passata, feci per avvisarmi verso il divano, appena mi poggiai su di esso qualcuno bussò alla porta.
«Mor! Sono io!»
Sentii la voce di Walter e mi alzai per aprire uno spiraglio di porta.
«Ciao» mi sorrise.
«Una sana passeggiata in mezzo ai pini?» disse ironico.
«No.» presi il cappello di lana e me lo infilai in testa insieme al cappotto e i guanti.
«Ah-ah divertente.»

Walter iniziò a parlare, era sempre così, una ruota libera di pensieri che la maggior parte delle persone avrebbe trovato assurdi, io invece adoravo ascoltarlo parlare.

In the ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora