Mor
Avevo scoperto che la città inondata dalla notte era uno dei miei posti preferiti.
Era assurdo come, oltre il buio, tutto risplendesse in modo quasi violento intorno a noi.
Come la città si svegliasse la notte, e non il giorno.
D' altro canto supponevo aumentasse anche il pericolo.Mi stavo proprio guardando intorno affascinata dall' euforia delle gente, come se le persone avessero trasportato le stelle a terra, oscurando quelle vere tanto tutto brillava in modo artificiale.
Sentii un risolino alle mie spalle, ciò mi richiamò e mi fece voltare, ruotando quasi la testa come un cane quando era curioso, una domanda taciturna per quel ragazzo costantemente provocatorio accanto a me.
«Com' era invece il Canada?» mi chiese Blake.
«Guardi tutto quello che ti circonda in modo così... Attento e rapito, come se riuscissi a rubarne la vita. Il tuo sguardo mi rapisce.»
Uscì anche a me un risolino di circostanza.
«Me lo dicono in molti»
«Dovresti guardarti con i tuoi occhi, dovresti osservare i tuoi occhi quando si poggiano su qualsiasi cosa»
Scostai il mio sguardo da lui.
Blake si avvicinò di qualche passo a me ed io tornai a guardarlo.
«Sento il mio corpo tremare» ammisi con tranquillità.
Blake sorrise e i suoi occhi si infossarono nei miei permanentemente.
«E anche il fatto che sei... Maledettamente sincera e diretta, sei così...»
Distolse lo sguardo e guardò il cielo scuro.
«Oggi ti devo sembrare bellissima, mi inondi di complimenti»
«Sei assurda» sbottò poi, di rimando alla mia affermazione.
«Fin da piccola sei assurda, in ogni cosa, forse è per questo che Keith e Victoria ti temevano tanto»
Inarcai le sopracciglia ma non aprii fiato.
Avevo sempre pensato temessero Eron, mai me.«Riguardo al Canada, non è come tutti lo descrivono o lo immaginano.
«Ci sono grandi città in Canada, grandi quanto queste, nel mio caso era Mia che viveva in un posto più appartato e in contatto con la natura. Sai, le stelle erano qualcosa di assurdo, vivevano vicino a una riserva naturale e non c' era nulla che contrastava la luce delle stelle, era meraviglioso»
Blake sorrise di nuovo.
«Capisco»Poi tornai a osservare la città, il punto in cui ci trovavamo era fantastico, stranamente confortevole, pensai.
«Mor» Blake mi chiamò, e il mio nome risultò dolce, affannoso, pieno di qualcosa di tremendamente inspiegabile.
Lo guardai soltanto.
«Non tirarmi un pugno».Sentii il suo pollice toccarmi il viso e il suo corpo sfiorare il mio. Fui percorsa da mille scosse elettriche e pochi istanti dopo sentii la mia testa iniziare a vorticare.
Poi, le sue labbra sfiorarono le mie.
Blake mi stava baciando.
I suoi occhi castani apparvero a pochi centimetri dal mio viso, più luminosi che mai.
Blake si allontanò e io lo afferrai per la maglietta, infreddolita dal non sentire più il suo corpo sul mio.
«All' orfanotrofio sembravi odiarmi» dissi rigida anche se mi sentivo addolcita da quel bacio.
«Mi interessavi, non riuscivi a starmi indifferente come gli altri, ecco perché non ti sopportavo» mi rispose con tono frustrato.
Gli accarezzai il volto, lentamente, e lui sussultò per poi allontanarsi di scatto.
Dopo poco gli sfiorai la mano, mi avvicinai di nuovo e lo abbracciai.
Sentii una tensione dannatamente piacevole estendersi in tutto il corpo.___
Entrai nella casa, Logan mi aveva fatto una copia delle chiavi già da un po'.
Hawk, già in tuta, fu il primo ad avvicinarsi per salutarmi.
«Ei!» mi sorrise vivace dall' altro lato della stanza Loid.
Ricambiai il saluto e mi avviai verso la cucina unita al grande salotto.
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In the Shadows
Teen FictionSepolte tra fiamme e ricordi dolorosi, all' Òikos i bambini narravano storie, sussurrate nel silenzio della notte cosí che potessero prendere vita. Tra la neve e le foreste del Canada, Mor Oak perde la sua unica famiglia e dopo aver covato per tro...