Canzoni consigliate per il capitolo:
Atlantis-Seafret
Good days-SZA*
Victoria
Una lacrima fredda e apatica uscii dal mio occhio destro per poi percorrermi volto.
Era quello l' inferno, l' oblio più totale, era il vuoto, l' assenza.
Come poteva qualcosa non esistere e provocare così tanto male?Forse perché quel qualcosa non esisteva più.
«Te ne sei andata anche tu Adeline»
Mi alzai dolorante dal letto e afferrai la scatola di medicinali.
Mi misi seduta e feci cadere tre capsule nel mio palmo, poi le ingurgitai.
«Sapevamo entrambe che non eri tu quella che doveva andarsene»
Posai la scatoletta e un giramento di testa non perse tempo a colpirmi.
«Non eri tu quella che doveva morire...»
Mi poggiai allo spigolo di un mobile e per sbaglio incrociai la mia immagine allo specchio.
Osservai con orrore e disgusto il mio volto scavato, gli aloni neri intorno agli occhi spenti e i capelli da vera e propria pazza.Le mie mani tremavano.
Non avevano smesso da quel giorno, udivo ancora nei miei incubi l' auto schiantarsi, sentendo il dolore di mia figlia...Il bicchiere precedentemente sul comodino fu solo un mucchio di schegge per terra che sentii invece inserite nel mio petto, osservai le mie mani, poi chiusi gli occhi provando a capire dove mi trovassi, se dovevo ricordarmi di qualcosa di importante.
«Mamma!»
E di nuovo la sua voce contenta di quando aveva sei, otto, dodici anni...
Spalancai la porta e uscii in corridoio, una ragazza con una gonna nera e lunga mi guardò spaventata e si allontanò in fretta, una donna mi chiamo dal fondo delle scale.
«Signora Reed, è sveglia»
Girava. Girava tutto.
Sapevo solo che non avevo più la forza, che qualcosa mi stava mangiando dal petto e piano piano sarebbe arrivata agli arti, scesi le scale e ignorai quella donna che però continuò a seguirmi, iniziai a infuriarmi.
«Signora Reed devo chiamare il dottor Tate? O Goodjohn?»
«Zitta!»
Non sobbalzò ma si fermò, annuì una sola volta.Poi una voce da ragazzina rieccheggiò nell' ambiente, vidi solo dei capelli biondi e due occhi azzurri.
«Sto andando a scuola, in caso zia non lo ricordasse e te lo chiedesse»
E di nuovo la donna annuì.
Gli occhi della quattordicenne si spostarono su di me per un solo instante, si fecero colmi di compassione e tenerezza, poi sparirono.«Chi è lei?»
«Sua nipote Alya, signora, la figlia di Adeline»
Era tutto confuso ed estraneo.
«Certo, la figlia di Adeline»Mi venne da piangere per la mortificazione, mi sentivo in colpa tanto da bruciare per quello sguardo che mi aveva lanciato. Le mie mani presero a tremare ancora più forti, persi l' equilibrio e come se qualcuno di invisibile mi avesse appena spinto con violenza caddi a terra.
«Signora!» la donna fece per aiutarmi ma io le urlai contro pur di non farla avvicinare.
«Perchè la TV non è accesa? Perché c'è così tanto silenzio?!»
«Signora la prego...»
Mi alzai di nuovo ignorando le articolazioni del mio corpo che andavano a fuoco, quel rumore così assordante nella mia testa e un senso di vuoto e di morte che si inniettava in ogni centimetro del mio corpo, quella forte confusione che non riuscivo a controllare, la mia mente non aveva un nesso, io ero un filo senza capo.
Afferrai il telecomando e accessi la televisione, immagini terrorizzanti e già riviste mi attaccarono, io e Keith evitavamo i giornalisti, miriadi di giornalisti, poi poliziotti a testimoniare, ripresi mentre impugnavano un microfono e parlavano, luci abbaglianti e...
Tirai il telecomando con forza contro lo schermo della televisione che si infranse in mille pezzi.
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In the Shadows
Teen FictionSepolte tra fiamme e ricordi dolorosi, all' Òikos i bambini narravano storie, sussurrate nel silenzio della notte cosí che potessero prendere vita. Tra la neve e le foreste del Canada, Mor Oak perde la sua unica famiglia e dopo aver covato per tro...