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bussai alla sua porta, aspettando il suo consenso per entrare.
però nessuno rispose.

"tom, posso?"

tom's pov

che bello che era risentirla.

risentire la sua voce calma e non incazzata, con me.

"sì"

lei si fece avanti, chiudendo poi la porta alle sue spalle, ma senza avanzare di un solo passo.

"possiamo parlare?" (t/n)

il momento finalmente era arrivato, però dovevo stare attento a cosa dicevo.
mai come ora ho avuto così tanta paura nel pronunciare parole che potrebbero sembrare innocue, ma se dette male avrebbero potuto rovinato la nostra relazione, e io avrei sprecato la mia occasione.

posai la chitarra al suo posto, che poco prima poggiava sulle mie gambe, e feci cenno a t/n di sedersi affianco a me sul letto.

rimanemmo un po' in silenzio, poi lei si girò verso di me.
mi guardò il volto, e i suoi occhi si muovevano come esperti, già conoscendo ogni mio centimetro.

poi, senza dire niente, mi abbracciò.
io non esitai neanche un secondo a stringerla a me ancora più forte.

"perché l'hai fatto?" (t/n)

me lo chiedo anch'io.
non sai quanto sonno perdo, solo pensandoci, solo pensando a te.

"avevo paura" (io)

avevo paura?
è la parola giusta?
"paura"

ci staccammo, e lei, con occhi tristi e incuriositi da quelle strane parole che mai avevo avuto il coraggio di pronunciare, se non da piccolo, mi guardò in silenzio.
con un punto interrogativo in fronte, e pronta a parlare ancora.

"paura? paura di cosa?" (t/n)

"paura"
perché aveva ripetuto quella parola così tante volte?
sembrava non mi credesse.

"non lo so" (io)

o forse sì, forse lo sapevo.
già, ed era meglio dirglielo.
adesso o mai più.

"paura di perderti, paura che il nostro rapporto potesse cambiare a causa di lucas" (io)

feci una pausa, prima di continuare, e t/n sembrava impaziente e incuriosita da cos'altro avevo da dire.

"ed ero stanco, stanco di sentire il suo nome, che stava causando solo casini tra noi due" (io)

"non ho pensato alle conseguenze, e mi dispiace. so che non è stato facile per te, soprattutto tornare in tribunale, e hai tutto il diritto per odiarmi" (io)

lei aprì la bocca, pronta a dire qualcosa, ma io la interruppi.

"ma senza te non posso stare"

i suoi occhi ormai rovesciavano cascate di lacrime.
le guance tutte bagnate, la maglietta piena di schizzi, il mento gocciolante, e il collo rosso.
una cosa strana che avevo notato, era che lei quando stava male, se era triste o arrabbiata o aveva paura o era in ansia o altro, tendeva a grattarsi il collo con forza.
gli diventava tutto rosso e pieno di graffi.

indovinate grazie a chi l'avevo scoperto, oltre al padre.
lucas.

già, entrambi gli provocavano dolore, sia mentale che fisico.
i due però non potevano essere comparati.

t/n's pov

non sapevo cosa dire.

sentivo che quelle parole arrivavano dritte dal cuore, passando dal suo, al mio.

lui mi sorrise, ed è lì che finalmente, rividi tom.

il vero tom.
quello dolce e premuroso, un po' testardo, ma bellissimo.

quello che mi aveva liberato dalle spine del mondo, e dalle radici con cui mio padre mi schiacciava.

lui, che è apparso in un giorno a caso della mia vita, stravolgendola completamente.
lui, che si è innamorato di me ancora prima di conoscermi veramente.

la nostra relazione ha avuto alti e bassi, ma il nostro amore è stato più forte.

"tom, mi dispiace" (io)
"per cosa?" (tom)
"avrei dovuto capirti, e non arrabbiarmi così tanto. mi dispiace" (io)

lui mi prese il volto, ed iniziò ad asciugarmi le guance.

"neanch'io riesco a vivere senza di te"

mi guardò con uno sguardo che diceva "lo so", facendomi ridere.

era tornato vanitoso.

"ti amo troppo per starti lontano"

lo baciai, e quanto mi erano mancate le sue labbra umide e calde, che mi facevano innamorare di lui sempre di più.

"mi sei mancata" (tom)
"anche tu" (io)

mi strinse forte a se, facendomi sorridere.

"cosa vuoi fare?" (io)
"dormire" (tom)
"speravo lo dicessi" (io)

entrambi morivamo di sonno, infatti nessuno dei due aveva dormito bene in questi giorni.

ci sdraiammo a letto, abbracciati, stringendoci come se avessimo paura che uno dei due scappasse, ma io non me ne sarei mai andata da lì.
era il mio posto sicuro, un po' come la musica, ma decisamente migliore.

"tom"
"dimmi"
"ti ricordi quando non stavamo ancora insieme?"
"sì?"
"ti ricordi la prima volta che avevi picchiato lucas, e che io ti ho medicato le ferite in infermeria?"
"già, è stato bello, soprattutto perché eravamo così vicini"
"quasi sul punto di baciarci"
"mi pento di non averlo fatto"
"davvero?"
"sì, molto"
"ma ci conoscevamo da così poco"
"e allora? tu non provavi lo stesso?"
"be, sentivo che c'era qualcosa tra noi due,  ma ero ancora troppo stupida per capire di amarti"
"hai ragione"
"stai zitto"

però era vero, avevo rinnegato troppe volte di amarlo, eppure guardami, guarda dove sono ora.
io, che fino all'anno scorso dubitavo di riuscire ad avere un futuro, avevo finalmente ottenuto la vita che ho sempre sognato.

"tom, non te ne andare mai"
"tranquilla principessa"
"ti amo, amore"
"cosa?"
"niente"
"com'è che mi hai chiamato?"
"mi dispiace, ho troppo sonno"

rise, lasciandomi subito dopo un bacio sulla fronte.

nessuno dei due disse nient'altro, e mentre stavo per crollare, sentii un calore improvviso sul sedere.
non ci misi molto a realizzare che era la mano di tom, e quando gliela spostai, lui la rimise dov'era prima subito dopo.
rinunciai a riprovarci, arrendendomi, anche perché non era niente male come sensazione.

livido//tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora