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t/n's pov

"non farlo mai più, sennò la prossima volta che vengo là, ti prendo a calci nel culo" (io)
"delicata" (tom)
"sì sì, scherza pure e poi vedi" (io)
"stai attenta che ti faccio finire sulla sedia a rotelle" (tom)
"e chi te la dà più" (io)
"me la prendo" (tom)
"ah sì? e come pensi di fare se non vengo mai più a trovarti?" (io)
"non resisteresti" (tom)
"ne sei sicuro?" (io)
"sì"(tom)

beh, in effetti.

"almeno ti è piaciuto il regalo?" (tom)
"stai scherzando?? non vedo l'ora di provarlo insieme a te" (io)
"allora vedi che non resisti" (tom)
"vaffanculo" (io)
"ti amo anch'io" (tom)
"coglione, quand'è che la smetterai di prendermi per il culo?" (io)
"non saprei, è divertente" (tom)
"grazie" (io)

lui rise, sto stronzo mi stava seriamente prendendo per il culo, e lo faceva con gusto.
però, allo stesso tempo, era troppo dolce.

"quanto manca prima che tu torni qua?" (tom)
"tipo, 1 mese" (io)
"gesù bambino" (tom)

sentirlo imprecare era una delle cose più divertenti.
poi la sua voce rendeva il tutto ancora più divino.

"lo so, ma vedrai che passerà velocemente" (io)
"speriamo, sennò seriamente quando vieni qua ti chiudo in cantina" (tom)
"hai una cantina?" (io)
"secondo te dove lo tengo tutto il vino?" (tom)
"come scusa? c'è tu mi stai dicendo che hai una scorta di vino, e non me l'hai mai detto?" (io)
"sto scherzando, però la cantina ce l'ho" (tom)
"ah ok, no perché sennò te la svaligiavo" (io)

a quel punto lui scoppio a ridere, anche se io l'avrei seriamente derubato.
però un sorriso naturale mi apparve in volto.
come faceva a farmi arrossire anche se eravamo così lontani??
certe volte dubito che tutto questo non sia frutto della mia immaginazione.

"t/n!" (nora)
"che due coglioni" (io)
"cosa?" (tom)
"mi cugina mi sta chiamando" (io)
"fai finta di niente" (tom)
"si infatti" (io)
"T/N!" (n)

sta volta la voce era più vicina, e iniziai a sentire i passi "leggiadri" di mia cugina arrivare verso la mia camera.

"adesso la uccido" (io)
"t/n!" (n)
"tom, ti richiamo" (io)
"tranquilla, ci sentiamo sta sera" (tom)
"va bene, ma tu non ridire" (io)
"scusa scusa" (tom)
"t/n, ma sei viva?" (n)
"NO!" (io)
"aglia aglia, mi fa male la pancia" (tom)
"la smetti di ridere?!" (io)
"no, scusa, a dopo" (tom)
"non è detto che ti rispondo" (io)
"ti amo" (tom)
"se se, anch'io, forse" (io)

lo salutai, chiusi la chiamata, e poi mi diressi alla porta, pronta a scartavetrare la faccia a mia cugina con un potente schiaffo.

aprii la porta, e me la ritrovai davanti, con un libro di scuola in mano.

"mi aiuti a fare i compiti?" (n)

me lo disse con un sorriso stampato in faccia, come se fino a due secondi fa non stesse urlando il mio nome, sfracassandomi i coglioni.

"no" (io)

chiusi la porta, ma dovetti riaprirla poco dopo, visto che lei inziò a bussare con talmente tanta violenza, che tra un po' mi buttava giù la porta.

"cristo santo! non so, hai intenzione di tirare giù casa?" (io)
"mi aiuti? per favore" (n)
"se ti aiuto, dopo mi lascierai in pace?" (io)
"sì" (n)
"che materia è?" (io)
"matematica" (n)
"e lo chiedi a me?" (io)
"sì?" (n)
"ma se non so fare neanche 2+2" (io)
"andiamo, queste sono cose che hai già fatto in passato, ormai dovresti saperle" (n)
"no, le ho fatte tempo fa, è questo il problema, chi cazzo se le ricorda?" (io)
"adesso stai esagerando però" (n)
"madonna, ti giuro che prima o poi ti lancio giù dalle scale" (io)
"allora mi aiuti?" (n)
"dio santo, muoviti" (io)
"sì!" (n)

andammo in cucina, e ci mettemmo sul tavolo.

nora aveva ragione, per certe cose fu facilissimo fargliele imparare, ma ad alcune invece, soprattutto i problemi, non ci capii un cazzo neanch'io.
esplorare una caverna, al buio, sarebbe stato più semplice.

mio zio, tornò dal lavoro poco dopo, e la scena era questa:
nora piangeva ed era rossa come un pomodoro, io e vittoria ci urlavamo contro perché avevamo dei pensiere completamente opposti, e ognuna la pensava a modo suo.
perché sì, si era aggiunta anche vittoria nel frattempo.

"che cosa sta succedendo??!!" (zio)

ci bloccammo tutte e tre, girandoci verso nostro zio.

"zio, puoi venire qua a dire a vittoria che ho ragione io?" (io)
"ma ti senti? è impossibile che sia così!" (v)
"ma l'hai letto il libro almeno?" (io)
"no, ho fatto finta" (v)
"si deve" (io)
"tu dovresti farti curare" (v)
"avete finito?" (zio)

mio zio andò a consolare nora, che ormai era disperata, e poi si mise a leggere il problema.
appena, io e vittoria, gli spiegammo i nostri pensieri e calcoli, su come, secondo noi, andava fatto, mio zio scoppiò a ridere.

"state litigando per niente, avete sbagliato entrambi" (zio)

mio zio, con tutta la calma dell'universo, ci spiegò come andava veramente fatto.

"ah" (io e vittoria)
"penso che vi dobbiate delle scuse a vicenda" (zio)
"io a sta qua non chiedo scusa!" (v)
"su questo sono d'accordo, neanche sotto tortura riusciresti a farmelo dire" (io)
"avete così tanto in comune voi due, solo che non ve ne rendete conto" (zio)
"così mi offendi però" (io)
"già, mi sento oltraggiata" (v)
"da quando questi termini così acculturati?" (io)
"da quando vado a scuola" (v)
"ah quindi ci vai? pensavo la saltassi per andare in autostrada" (io)
"ma senti un po' chi parla, tu-" (v)
"vittoria, t/n, basta! siete impossibili voi due" (zio)
"grazie" (io)
"direi che questo è meno offensivo" (v)
"sì infatti, dopo che mi hai confrontato con sta puttana" (io)
"t/n!" (zio)
"fidati, che quella più disgustata qua sono io" (v)
"non so neanche come tu faccia a guardarti allo specchio, immagini che tu ne abbia rotti tanti con la tua faccia da culo" (io)
"tu dormi direttamente con un sacchetto in testa invece?" (v)
"no, e io a differenza tua non mi vesto come un sacco di patate" (io)
"ragazze, vi giuro che vi spedisco fuori casa se non la smettete" (zio)
"no dai, è divertente" (nora)
"almeno chiedete scusa a nora" (zio)
"per cosa?" (n)
"non sa neanche lei il perché " (io)
"sì infatti, figurati se sta qua si è offesa" (v)
"l'avete fatta piangere" (zio)
"e?" (io)
"tutte le volte che lei mi faceva piangere, tu non gli hai mai detto niente, perché adesso dovrei chiedergli scusa io?" (vittoria)
"ti facevi bullizzare da una più piccola di te?" (io)
"è piccola, ma quando vuole sa come farti male" (v)
"è vero" (nora)
"RAGAZZE! SMETTETELA!! mi state stufando, vi butto fuori casa tutte e tre, ve lo giuro" (zio)
"non puoi, è illegale" (v)
"se mi butti fuori io lo vado a dire alla mamma, così dopo non ti permetterà più di vederci" (n)
"io vado dall'avvocato, così potrò vivere con tom per sempre" (io)
"chi?" (v)
"perché lo vuoi sapere?" (io)
"calmati, anch'io sono fidanzata e sinceramente non penso che abbiamo gli stessi gusti" (vittoria)
"già, è impossibile" (io)
"appunto, e comunque stavo pensando di fare un'uscita a 4" (v)
"non è una cattiva idea però, così posso sfoggiarti il dio greco che mi porto dietro" (io)
"seriamente? vi state- guardate, non voglio saperlo. dimenticatevi le scuse e per favore, lasciatemi riposare. ho avuto una giornata stressante, e questo è diventata la ciliegina sulla torna, quindi per favore, andate in camera vostra, o dove cazzo volete, ma smettetela" (zio)
"ciao" (io)
"non me lo farò ripetere due volte" (v)
"chiamaci quando è pronta la cena" (n)

salimmo tutte e tre, e ognuna andò nella propria camera.

però mio zio non aveva torto, certe volte penso che qualcosa in comune tra me e mia cugina, ci sia.
avvolte
poche volte

livido//tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora