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t/n's pov

"sono là?" (io)
"aspetta" (tom)

tom fece un giro veloce della casa e poi tornò in camera

"no, non ci sono, mi sa che sono già andati a lavoro" (tom)
"perfetto" (io)

i genitori di tom partivano presto per lavoro, ma era meglio essere sicuri di non incontrarli.

finita la colazione, ci preparammo e partimmo in skate per andare a scuola.

la prima ora incominciò, abbastanza tranquilla, ma nel bel mezzo, la bidella entrò.

"scusi l'interruzione, t/n t/c, può venire un'attimo fuori?" (bidella)

cazzo, e adesso??

tutti si girarono verso di me, facendomi sentire ancora più in ansia, io mi alzai mentre guardavo tom preoccupata, poi uscii.
.....
quello che mi ritrovai davanti fu ancora più spaventoso.

fuori, in corridoio, c'era il preside insieme ad un poliziotto e...mio padre.
il mio corpo si bloccò d'impatto, d'istinto, impedendomi di muovermi.
non so se fosse il mio cervello, o i miei muscoli, o semplicemente il mio cuore, fatto sta che rimasi ferma.

"t/n!" (padre)

lui arrivò verso di me, braccia aperte, con le lacrime da coccodrillo negli occhi, un fazzoletto in mano, e la finta faccia preoccupata.
cazzo!
figlio di puttana.
più si avvicinava più io soffrivo interiormente.
merda merda, fermati!
mi abbracciò ma appena mi fu vicino all'orecchio, ci sussurrò dentro.

"appena arriviamo a casa, ti faccio vedere" (padre)

stavo esplodendo dalla paura ma anche dalla rabbia.
sentivo che le mani iniziavano a tremarmi ma anche a prudermi.

lui si staccò e poi mi prese il braccio, portandomi dove era lui prima.
il preside mi guardava con una faccia preoccupata e con uno sguardo dispiaciutissimo.

"eccola qua" (padre)
"t/n, giusto?" (poliziotto)
"....s-sì" (io)
"tuo padre mi ha chiamato e mi ha detto che sei sparita per dei giorni, è vero?" (pol.)
"em" (io)

deglutii

"n-no" (io)

il poliziotto iniziò a guardarmi con un punto interrogativo

"sì, è vero" (padre)
"be..." (io)

mio padre aveva la sua mano sul mio braccio e in quel momento la sua presa si fece più forte, più stretta.
il poliziotto lo vide, penso.
io cercavo di non piangere ma sentivo gli occhi diventare lucidi.

"s-sì, c'è, sono andata a dormire da dei miei amici e mi sono dimenticata di avvisarlo" (io)

il poliziotto mi guardava dall'alto al basso come se stesse cercando di capire se stessi dicendo la verità.

"sicura?" (pol.)
"be, diciamo che...avevamo litigato e...non volevo parlargli, ecco" (io)

ci fu un po' di silenzio, poi, appena il poliziotto aprì la bocca per dire qualcosa, mio padre lo interruppe.

"oh agente, non si preoccupi, sono ragazzi! anch'io facevo queste cose quando ero giovane. be grazie, sono contento di saper che sta bene, e direi che possiamo anche andare a casa adesso, che ne dici?" (padre)
"no!" (io)

si girarono tutti di colpo verso di me, incuriositi.

"intendo, siamo solo alla prima ora e, già sono stata bocciata una volta, non vorrei saltare altri giorni visto che ho anche già tante assenze" (io)

livido//tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora