Era una mattinata soleggiata, in cielo nemmeno una nuvola e appena un filo di vento per rinfrescare.
Davvero un tempo di merda.
Anche con gli occhiali da sole e il mio cappellino nero con la visiera, tutto era macchiato di luce bianca. Le sagome che al chiuso avrei visto solo sfocate e ballerine, sotto al raggio assassino del sole mi apparivano come grumi neri dalla vaga forma umana.
Il liceo di Norgree era un blocco di cemento lontano. Tra me e l'ingresso c'era la miriade di studenti che campeggiavano all'esterno prima dell'inizio delle lezioni, sparsi tra le auto parcheggiate.
Anche con quel sole di merda che annegava tutto in un doloroso biancore, potevo tranquillamente arrivare all'ingresso facendo slalom tra i miei compagni rincoglioniti. Li vedevo.
Sì, li vedevo male, ma li vedevo.
Dovevo solo evitare tutti i vetri e gli specchietti delle auto che riflettevano la luce del sole, perché se avessi guardato direttamente un fascio, sarei rimasto accecato sul serio per almeno dieci minuti.
Tecnicamente, potevo essere considerato cieco. Ma non è che me ne andassi in giro con un bastone o un cane guida. Me la sapevo cavare da solo. Non è che ci vedessi così male. Il più delle volte era solo tutto a bassa risoluzione.
Poi ogni tanto ci si metteva anche il nistagmo, i miei occhi iniziavano a tremare da destra a sinistra, e l'immagine si faceva ballerina.
Ma era la luce che creava la maggior parte dei problemi. La fotofobia è una vera bastarda, ma per avere gli occhi grigi più belli di quest'universo bisogna saper fare dei sacrifici.
Certo, ogni volta che sentivo qualcuno lamentarsi di quanto erano noiosi i loro occhi marroni, ero pronto a prenderli a calci in culo verso il luogo di culto più vicino, che ringraziassero il loro dio di avergli regalato la melanina.
Comunque. Incolpo quel sole di merda se quella mattina non ho visto Casper in tempo.
Lui, e i sei coglioni che si portava appresso nella sua baby gang.
Si facevano chiamare I Coyote, dal nome del loro capo: Casper Coyote.
Per davvero.
Nome: Casper
Cognome: CoyoteLo avevano chiamato Casper come il nonno, che era vissuto prima che l'adorabile fantasmino diventasse famoso. E il povero Casper si vergognava così tanto del suo nome che da quando gli erano spuntati i peli sotto alle ascelle si presentava a tutti come Jack.
Sentii il tintinnio delle catenine appese alle loro giacche di pelle prima di realizzare che quella macchia nera che si stava muovendo nell'angolo del mio occhio sinistro erano persone che si avvicinavano.
Mi fermai quando al tintinnio si aggiunse il suono del laccio di un casco che viene sganciato. Mi voltai verso la macchia in avvicinamento, ma non servì a molto, erano proprio sotto al sole, 'sti bastardi.
"Ben." La voce di Casper, l'amichevole fantasmino, si alzò imperiosa.
Con gli occhiali da sole addosso non poteva vedere quanto dovessi strizzare gli occhi per non farmi accecare completamente dalla luce.
Il suono di passi si interruppe e le macchioline si fermarono.
Girai pigramente la testa passando in rassegna tutti i membri della Banda Bassotti disposti in semicerchio attorno a me. Cos'è? Un assedio? Una gara di break dance?
"Vi prego. Risparmiatemi il numero musicale."
Casper si avvicinò così tanto che l'odore gommoso della sua motocicletta mi investì. Annegai nella sua ombra. Il sole scomparve dietro la sua schiena.
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Coyote e Ossicino
Mystery / ThrillerIl Coyote era a capo di un branco di motociclisti che infestava la piccola città californiana di Norgee. Ben aveva quasi terminato il liceo, e per ora era riuscito a nascondere che i suoi occhi tremavano ad ogni abbaglio. Se alla stazione di polizi...