Quando l'auto di mia madre raggiunse la casa di Casper, trovammo Chelsea Street affollata.
La volante della polizia aveva la sirena spenta, ma i vicini si erano comunque aggregati fuori dalle case per osservare quella scena umiliante.
Casper era in piedi sulla porta d'ingresso, uno degli agenti stava fissando la cavigliera, mentre un altro era chinato al cancelletto.
Carli era sul marciapiede, tra la volante e il cancelletto, che fissava i poliziotti e i vicini con la stessa quantità di odio.
Mentre mi affrettavo a raggiungere la bambina, sentii il borbottio di un uomo accasciato alla sua staccionata: "Era ora che la polizia facesse qualcosa."
Carli si voltò di scatto e lo puntò.
"Aspetta..." Provai ad afferrarla, ma lei scivolò lontano dalle mie mani.
Mia madre mi raggiunse quando vidi Carli abbassarsi per afferrare un sasso.
"Whoa! Hey!" Gli agenti si voltarono al mio grido proprio quando la bambina lanciò il sasso sul faccione del vicino.
L'uomo prese il colpo con un grugnito, e con tre lunghi passi si fiondò sulla strada.
Avvenne tutto in un istante. L'uomo afferrò Carli dal colletto e la sollevò da terra, i poliziotti gli gridarono di farsi indietro, io gli misi le mani addosso mentre mia madre urlava dietro di me.
La mia capacità di fare a pugni o di incassarli non era migliorata. Precipitai a terra con la mascella dolorante.
Riconobbi i fastidiosi motori di motociclette che si facevano più vicini.
"Vi ho detto di farla finita!" Gridò uno degli agenti, correndo verso la rissa.
A questo punto, l'uomo ebbe il buon senso di lasciar andare la bambina, ma non senza averla prima aizzata: "Lo sapevamo tutti che sarebbe finita così per lui. E per te manca poco."
Il frastuono dei motori si spense all'unisono. Mi voltai indietro, la strada era occupata da sei motociclette.
Masao fu il primo a scendere e a togliersi il casco con tutta calma.
Sentii la voce tiepida di mia madre che mi chiedeva se stavo bene, e mi aiutava ad alzarmi, ma non le prestai attenzione. Osservai il modo in cui Masao allungò una mano e fece un gesto impaziente alla bambina. Carli sbuffò, come se nulla di ciò che era appena successo l'avesse minimamente turbata, e obbedì a quel piccolo comando avvicinandosi a Masao.
Man mano che gli altri membri della banda scendevano dalle loro motociclette, l'uomo che mi aveva colpito si faceva sempre più indietro, fino a ritornare dietro alla sua staccionata.
Solo allora tornai a guardare la casa di Casper. Lui era lì, aggrappato al cancelletto che non poteva oltrepassare. Non riuscivo a vedere la sua espressione, ma potevo immaginare la sua rabbia per non essere stato in grado di intervenire.
Carli e i Coyote procedettero fino al vialetto, e dopo aver scambiato qualche parola con la polizia, continuarono dentro casa.
Io aspettai ancora un momento. Aspettai che l'agente che aveva fissato la cavigliera facesse firmare un documento a Casper. Aspettai che liberassero l'ingresso, che salissero sulla volante e sparissero da quella via.
Poi mi avvicinai. Lo sguardo di Casper mi apparve sempre più nitido con ogni passo. Quella vista mi fece sentire spaesato. Non avevo mai pensato di poter vedere quegli occhi apparire... persi.
Quando lo raggiunsi, lui allungò una mano sulla mia mascella e la sfiorò leggermente. "Grazie," bisbigliò.
Poi si voltò verso mia madre, e lo ripeté ancora, a voce ancora più bassa.
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Coyote e Ossicino
Mystère / ThrillerIl Coyote era a capo di un branco di motociclisti che infestava la piccola città californiana di Norgee. Ben aveva quasi terminato il liceo, e per ora era riuscito a nascondere che i suoi occhi tremavano ad ogni abbaglio. Se alla stazione di polizi...