35. L'incendio

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Hello, ho avuto qualche problema con le notifiche ultimamente, quindi assicuratevi di aver letto i capitoli precedenti. Ok, buona lettura!


POV Carli

Le voci di Cassy e Ben si mescolavano alle grida di Masao. Chiamare Cole non era servito a niente, il nostro primo sospettato si era rifiutato di rispondere, così Cassy aveva avuto il tempo di riproporre la sua difesa nei confronti dell'amico. 

"Non hai uno straccio di prova. Non puoi andartene in giro ad accusare la gente in questo modo."

Ben aveva dissentito con molta grazia. "Persino Masao sarebbe dalla mia parte."

E così Masao era stato convocato come un demonio dell'inferno, presentandosi alla porta con tanto di nebbia attorcigliata alle caviglie. 

La notte era ancora piena e gelida, eppure quei tre non sembravano minimamente stanchi di gridarsi addosso.

Le loro voci rimbombavano nella casa, una cacofonia di accuse e recriminazioni che mi raggiungeva fin nella mia stanza. 

"Cole aveva l'opportunità, il movente e il mezzo!" sbottò Ben. 

"Movente?!" Gridò di rimando Cassy. "Quale movente?!"

"Ne aveva abbastanza delle tue stronzate, Cas, ecco quale."

"Cole non ci venderebbe a Jodi," intervenne Masao, ma con poca energia. Anche Ben si accorse di quel tono strano.

Dovettero scambiarsi uno sguardo, uno di quelli che impone una spiegazione immediata.

"Beh, io... È vero che Cole sa di Ben. Che è cieco, intendo... Mi è sfuggito... ecco, tempo fa..."

Le urla ripresero, ancora più forti. Non riuscivo più a distinguere le parole, se non qualche vaga frase qui e là.

Quando l'ira di Cassy si abbatté su Masao, lui rispose lanciando la patata bollente tra le braccia di Ben.

Se davvero Benjamin era il grande detective che voleva far credere, avrebbe dovuto capire subito che l'assalitore doveva sapere della sua cecità.

Non rimasi ad ascoltare Ben che si difendeva. Era ingiusto aspettarsi che Ben potesse immaginare il punto di vista di qualcuno che vedeva il mondo con una luce e una nitidezza che lui non avrebbe mai sperimentato.

Se solo si fosse deciso a condividere le sue indagini prima, avremmo potuto mettere insieme i pezzi del puzzle molto più in fretta.

La mia mente correva veloce. Adesso, mentre erano distratti, dovevo agire. Sapevo cosa dovevo fare.

Con passo leggero, uscii dalla mia stanza. Ogni scricchiolio del pavimento mi faceva trattenere il fiato, ma neppure il cigolio della porta fece rallentare le voci.

Uscita di casa, la gelida aria notturna mi frustò il viso. Mi intrufolai nel retro, dove Christopher Walker alzò a testa per darmi un saluto. 

"Shh, torna a dormire. Va tutto bene." 

Presi la mia bici, il metallo freddo sotto le dita, e montai in sella. Non avevo scelta, non potevo lasciare che Cassy mi venisse portato via, solo perché lui era troppo buono per fare ciò che andava fatto.

Il tragitto mi sembrò eterno, ogni colpo di pedale scandiva i miei pensieri confusi. Arrivata al capanno, il mio respiro era affannoso, ma non avevo tempo per raccogliere le forze.

Abbandonai la bici e percorsi il perimetro esterno del capanno fino al retro. L'oscurità era così fitta che fui costretta a cercare la borsa a tentoni.

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora