18. Ti do cinque secondi

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"Io non avevo mica intenzione di rovinargli la vita," mormorai tra me.

Jodi sorrise, ed io credetti di morire. "Non gliel'hai rovinata. Frank è arrivato qui. Insieme a noi."

Finalmente mi resi conto di quanto fosse strana la presenza di Franklin lì dentro. I Durgo erano una buona famiglia. Non avevano niente a che fare con il mondo della Fossa. Franklin era sempre stato iscritto alle migliori scuole private... come me.

Davvero ero stato io? L'avevo spinto ad una vita di criminalità con quella piccola bugia?

Mi strinsi il petto nelle braccia. Forse avevo una parte di responsabilità, ma non poteva essere tutta colpa mia. Franklin aveva preso le sue decisioni, e se gli erano bastati un paio di fogli di carta per credere che i suoi genitori lo odiassero, allora forse suo padre e sua madre non avevano fatto un gran lavoro nel fargli sentire il loro affetto.

"Tutto bene?" Chiese Jodi. 

Versò in un bicchiere un liquido marroncino che puzzava di alcol, e me lo passò.

Lo accettai, ma fui ben attento a non appoggiare le labbra su quel coso. "Sto bene. Starei meglio se potessi tornare a casa."

Jodi sorrise. "A casa Nicholson, dico bene? Sai, io e Luther abbiamo incontrato tua madre quando eravamo ragazzi. È stato solo per poco tempo, ma lei è stata... una luce. Una vera e propria luce in un momento davvero buio della mia vita. Non l'ho mai più rivista, ma la ricordo ancora con affetto. E dimmi, Natalie lavora ancora al tribunale dei minori?"

"Ogni tanto. Lo fa solo per passione, non ci servono i soldi."

"No, certo. Luther ha detto che sei un'erede importante di qualche cosa. Sono molto affezionato alla sua incapacità di riferire accuratamente informazioni rilevanti. Ti dispiace elaborare?"

Luther ridacchiò tra sé steso sul divano.

"Elaborare su... la mia eredità?"

Jodi annuì, come se fosse ovvio. Non era poi così ovvio per me. Non capivo cosa centrasse con la questione della rissa al Rullo o con i Coyote. Aveva intenzione di chiedere un riscatto a mia madre? Almeno in quel caso avrebbe avuto una buona ragione per tenermi in vita.

"Mio nonno ha fondato la Nicholson Corporation nel... uh, 1959, credo. All'inizio si occupava di ferrovie. Mio nonno è morto nell'82 e la proprietà è passata a mia nonna, che si è concentrata sull'acquisto di immobili. Poi ha iniziato a rilevare aziende più piccole e rivenderle in parti. Onestamente, non so quasi nulla di quello di cui si occupi oggi. Mia nonna non è più in grado di gestire gli affari, e teoricamente sarebbe mia madre a capo dell'azienda adesso, ma lei ne sa pure meno di me. Ha incaricato persone che le sembravano affidabili di gestire il tutto, e noi, beh... non facciamo altro che aspettare che arrivino i soldi sul conto."

Gli occhi di Jodi si erano allargati un po' di più ad ogni passo della storia, fino a che non erano diventati comicamente grandi.

Luther fu il primo a scoppiare a ridere, e poi Jodi lo seguì. Non mi ero immaginato che quell'uomo fosse capace di ridire, invece lo faceva di gusto.

"Ma te lo immagini, Luther?" Jodi si lasciò andare sulla poltrona in una postura scompigliata. "Starsene seduti tutto il giorno e aspettare che arrivino i soldi."

Luther scoppiò di nuovo a ridere e questa volta non riuscì più a fermarsi.

"Tu e io, Benjamin, non potremmo essere più diversi. Mi verrebbe da dire che non apparteniamo neppure alla stessa specie. Immagino tu sia cresciuto in una bella villetta ad Upper Elm. E dimmi, quanto vale questa piccola azienda di famiglia?"

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora