30. Giuramento

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La donna al bancone d'ingresso della stazione di polizia mi fece un semplice cenno di saluto quando mi vide continuare verso l'interno. Probabilmente, nessuno l'aveva avvisata che il mio tirocinio si era concluso. 

Avevo dato cento dollari ad uno studente con la macchina per farmi portare lì il più velocemente possibile. Durante il tragitto avevo avuto il tempo di pensare, ma mi ero rifiutato di farlo.

"Dorothy."

Il cerchio di poliziotti accanto alla macchinetta del caffè si voltò all'unisono verso di me.

"Benjamin?" Chiese lei. "Non puoi più stare qui. Chi ti ha fatto passare?"

La sua figura possente si fece largo tra i colleghi e mi afferrò per un braccio. Cominciò a tirarmi per accompagnarmi fuori, ma io rifiutai di muovermi da dove mi ero piantato.

"Avete arrestato un ragazzo di nome Casper Coyote per l'omicidio di Luther Cline. Avete commesso un errore. Lui è innocente."

Dotty strinse ancora di più la presa. "Perché? Hai ricordato qualche dettaglio sull'assassino?"

"No."

"Allora...?"

"Casper è innocente." Dirlo una seconda volta mi aiutò a crederci di più. Raddrizzai le spalle. "Lui non è un assassino."

Continuai a fissarla dritto negli occhi, anche se la sua faccia tremava come l'interferenza di una vecchia tv. 

"Benjamin..." Disse lei con voce gentile. "Coyote è un caso da manuale. L'unica cosa che ci ha sorpreso è che ci abbia messo così tanto ad ammazzare qualcuno."

"Lo dici solo perché è già stato pregiudicato! Il fatto che in passato abbia commesso qualche furto o qualche rissa, non significa che..."

Dotty cominciò a tirarmi di nuovo, ma questa volta non cercò di trascinarmi verso l'uscita. Invece, mi condusse alla stanza degli interrogatori, aprì la porta accanto, e mi spinse dentro.

Lo specchio spia in quello stanzino mi lasciava vedere il tavolo dall'altro lato, le due sedie, e le due persone che le occupavano.

Casper aveva le mani ammanettate e la schiena piegata.

"Allora, la riconosci? Era sulla scena del crimine." Chiese il poliziotto seduto dall'altro lato. Stava tenendo sollevata una foto.

Strizzai gli occhi, era qualcosa di nero su uno sfondo marroncino. Non riuscivo a vedere. Non riuscivo a capire.

"Che cos'è?" Chiesi con voce tremante.

"L'arma del delitto," rispose Dotty come se non ci fosse nulla di strano nella mia domanda. 

Il poliziotto abbassò la foto e attese una risposta. 

Casper rimase piegato sul tavolo a fissare le manette. 

"Ci sono le tue impronte su questa pistola."

Non è vero. Implorai in silenzio.

No.

No.

Non è vero.

Appoggiai le mani sul vetro.

Il poliziotto continuò a parlare. Disse che la polizia era a conoscenza della faida tra Casper e Jodi. Disse che Casper non aveva un alibi per la notte dell'omicidio. Disse: "trovati un avvocato, ragazzo. Uno bravo. Perché stavolta per te si mette male."

Il poliziotto si alzò e uscì dalla stanza. Sentii la mano di Dotty sulla mia spalla e poi la sentii scivolare via quando schizzai fuori e mi infilai nella stanza interrogatori.

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora