22. Armistizio

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Messaggio dell'autrice: capitolo anticipato a sabato, perché oggi è il compleanno di Tizzi62! È capitato che il tuo compleanno cadesse proprio su questo capitolo in particolare, non posso farci niente 🤷. (Ma è solo un capitolo anticipato, non ce ne sarà un altro domenica, sorry)

Pov Casper

"Aspetta. Non andare."

Lo guardai senza capire. Non sentivo quelle parole da così tanto tempo che non ne ricordavo più il significato. 

"In che senso?" Era una domanda cretina. Me ne resi conto subito. 

Ben non cercò di spiegare; si fece avanti e mi gettò le braccia al collo. 

Mi sentii immediatamente caldo. La brezza sulla mia schiena era impercettibile in confronto al tepore del suo petto sul mio, del suo respiro sul mio collo. 

"Anche quando sono arrabbiato da morire e vorrei prenderti a calci... anche quando non stiamo più insieme, io ti amo sempre. Tu lo sai, vero?"

Ma invece di tenerezza provai paura. Lo presi per le braccia, delicatamente, e lo staccai da me. Aveva gli occhi lucidi e le ciglia umide. Il livido che gli aveva lasciato Franklin aveva ancora delle sfumature violacee. 

"Ben, che ti succede?"

Lui scosse le spalle con un sorriso finto e riappoggiò la testa sulla mia spalla. Sentii le sue labbra delicate sul mio collo.

"Ben!" Intendevo fermarlo, pretendere spiegazioni; ma quando incrociai di nuovo i suoi occhi li trovai asciutti e determinati.

Fu lui a baciare me quella sera, a prendermi per mano e condurmi nel bagno annesso alla sua camera.

Fu lui ad aprire il getto della doccia, e fui lui per primo a togliersi la maglietta.

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Il getto d'acqua calda ci colpì entrambi. La pelle nuda della sua schiena si premette contro il mio petto. Ben inclinò la testa ed io baciai delicatamente la sua spalla, arrampicandomi con le labbra sul collo, fino alla mascella, fino al lobo.

La sua mano si strinse sulla mia coscia, i suoi artigli iniziarono a pungere, tirandomi più vicino.

La durezza di entrambi si rivelò poco a poco. Con ogni bacio, con ogni muscolo teso.

Dovevo separarmi da lui se volevo essere ancora più vicino.

L'aria fredda che si frappose fra noi non appena mi feci indietro lo fece sussultare. "Cosa fai?" Non ci fu bisogno di rispondere; Ben seguì con lo sguardo la mia mano che si protendeva verso lo scaffale dove avevamo posizionato tutto il necessario.

Presi un vibratore sottile, sarebbe andato bene per prepararlo, e farlo impazzire un po'. 

"Mani."

Ben appoggiò i palmi sulle mattonelle piegandosi appena un po' in avanti. Gli sostenni lo stomaco con una mano, mentre con il piede spinsi le sue gambe ad allargarsi un po'. 

Chissà se usava spesso quell'affare. Da solo non sarebbe stato in grado di angolarlo bene, aveva bisogno di me, là dietro, che conoscevo la strada per il suo piacere come fosse la via di casa. 

L'acqua scivolava sulla sua schiena bianca dilatando ogni poro. Con il vibratore stretto in pugno, passai le nocche sulla sua spina dorsale, lentamente, sentendo ogni minuscolo spigolo delle sue ossa. 

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora