Epilogo. Parte due

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POV Natalie

Aver lasciato Benjamin da solo in quella stanza lontana aveva gravato il mio cuore di un peso insostenibile. 

La sua espressione forzatamente tranquilla, quegli occhi troppo lucidi, mi avevano rivelato tutto ciò che avrei voluto non sapere. Per tutta l'estate l'immagine del suo viso pallido e del sorriso che non raggiungeva gli occhi mi aveva tormentato notte e giorno.

Starà bene.

Anche se mi costringevo a ripetermelo, una parte di me non riusciva a crederci.

Non ero riuscita a dormire durante il volo verso casa. Il viaggio in taxi dall'aeroporto al vialetto era stato una sequenza di pensieri angoscianti. 

Benjamin, Casper, Carli.

Avevo deluso tutti loro, non ero stata in grado di fare nulla per aiutarli.

La nostra casa sarebbe stata molto silenziosa nei mesi a venire.

Una volta superato il cancello di casa, attraversai il vialetto e raggiunsi la porta. Ma al posto della quiete cupa per cui mi ero preparata, un suono familiare e accogliente mi raggiunse sulla soglia. 

Un leggero borbottio di acqua che bolle, l'odore di tè appena infuso. 

Avanzai con trepidazione. Già riuscivo a vederlo là in cucina. 

Nat, ho fatto un casino. 

E questa volta l'aveva fatto davvero. Ma l'avrei aiutato. Volevo solo che lui e Carli stessero bene. 

Raggiunsi l'arco della cucina e appoggiai una mano sullo stipite. Le mie labbra si bloccarono sul saluto che avevo già pronto.

L'uomo in piedi nella mia cucina non era Casper.

Era meno imponente, più vecchio, con capelli di un rosso troppo acceso per essere naturale.

"Vorrai scusarmi, spero, per essermi preso la libertà di preparare un tè."

L'uomo mi sorrise, riaccendendo un ricordo lontano nella mia mente.

"Jordan."

La sua espressione si fece incuriosita. "È soltanto Jodi, adesso. Ma ti ringrazio per aver custodito il mio nome nella tua memoria per così tanti anni. Ho sempre pensato di non essere riuscito a restituire la profonda impressione che tu hai impresso in me."

Jodi appoggiò due tazzine colme, facendomi segno di accomodarmi al mio stesso tavolo.

Sarei dovuta correre alla porta, giù per il vialetto e fuori dal cancello. Avrei dovuto gridare aiuto. Sapevo quanto quell'uomo fosse pericoloso. 

Ma qualcosa mi impedì di farlo. Forse il fatto che lui potesse sapere dove si trovava Casper, o il fatto che la sua presenza lì avrebbe potuto essere un pericolo per Benjamin. O forse il fatto che in lui vedevo ancora il piccolo Jordan, sempre al fianco del suo adorante Luther. 

"Mi dispiace tanto per tuo fratello. Dico davvero. So quanto gli volevi bene."

Jodi appoggiò le mani allo schienale della sedia, ma si fermò prima di tirarla fuori da sotto il tavolo.

"Tu rendi il mio lavoro complicato, signora Nicholson."

"Cosa intendi?"

A questo punto, Jodi completò il movimento e si lasciò cadere elegantemente sulla sedia. Afferrò la tazzina e prese un sorso. Le sue labbra si tirarono in una smorfia. Forse mancava zucchero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05 ⏰

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