16. Gli sparo?

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"Non sono un poliziotto! Lo giuro, non sono un poliziotto, e non ho visto niente!" Cercai di rimettermi in piedi ma uno stivale in pieno petto mi riportò giù.

"Nah, amico. Ti ho visto alla centrale. Eri lì con gli altri poliziotti. Capelli fichi come i tuoi non me li dimentico."

"N-no, io ero lì... perché... mia zia! Mia zia Dotty, Dorothy Winfrey lavora in polizia, io le stavo solo portando il pranzo! Glielo giuro, signore, non sono nessuno e non so niente. Passavo di qui, solo perché..." Cosa aveva detto Carli? Quel posto era usato per lo spaccio. "Ho sentito dire che si può comprare della roba, qui, e..."

"Sta mentendo," disse una voce nasale. Una sagoma si avvicinò a quella di Luther. "Io lo conosco quello. Non è nipote di nessuna Winfrey. Quello è Benjamin Nicholson, erede della Nicholson Corporation. La sua famiglia possiede metà delle industrie nei dintorni." 

Erede della Nicholson Corporation? Nessuno mi definiva in quel modo. Avevo a che fare con gli affari di famiglia quanto un piccione ha a che fare con la NASA.

Strizzai gli occhi verso la voce, e sotto la luce del faro vidi comparire un nugolo di ricci capelli biondi e un grosso naso a patata. La risposta pavloviana a quella faccia mi sollecitò un conato.

"Frankling Durgo." Fu più forte di me, ringhiai il suo nome con la stessa passione di quando ancora non mi erano spuntati i peli sotto alle ascelle.

"Voi due vi conoscete?" Chiese Luther girando la testa da me a Franklin.

"Lo conosco," rispose quella voce nasale. "Faceva il bullo con me alle scuole medie."

"IO facevo il bullo con TE?!"

Franklin mi ignorò, rivolgendosi di nuovo al suo capo: "E ti assicuro che sta sparando cazzate."

Luther mi stava ancora tenendo premuto a terra con lo stivale. Mugugnò in riflessione, e poi portò una mano dietro alla schiena e tirò fuori una pistola. "E allora mi sa che devi morire."

"No, no, no, no! Signore, mi guardi! Ho diciotto anni! Non posso essere un agente di polizia!"

"Ah," Luther ci pensò. "Beh, questo è vero."

Un altro tirapiedi si avvicinò a quel bestione. "Luther, se questo è l'erede della Nicholson Corporation, il suo omicidio farà molto scalpore. È meglio se ne parliamo prima con Jodi."

"Uhmmm. Sì, forse." Luther non sembrava ancora convinto, e quella pistola era ancora puntata contro di me. Dovevo avere un'aria propriamente terrorizzata, perché ero terrorizzato. 

"Un momento," disse Luther, come se avesse appena raggiunto un'epifania mistica. "Nicholson... Nicholson! Tu conosci una Natalie Nicholson? Lavora al tribunale dei minori."

"S-sì... È mia madre." 

"Dai! Non ci credo!" Sentii la risata di Luther fin nella cassa toracica. "Che signora deliziosa! Molto gentile!"

"Ah... uh, grazie."

"Ora mi dispiace ammazzarti, lei di sicuro ci resta male."

"Sì, lei... ci resterebbe molto, molto male. Quindi perché non mi lascia andare, ora?"

Franklin tirò uno colpo al suo capo, ed io sussultai con un grido, convinto che la pistola sarebbe esplosa. 

"Luther, ma che cazzo dici? Non farti fregare! Questo qui ci stava spiando. E ha mentito sul perché si trovava al dipartimento."

"Anche questo è vero," mugugnò Luther. "Ok, Nicholson, facciamo un patto, tu ed io." Luther rimosse lo stivale e si piegò per tirarmi in piedi. Dovette sorreggermi per il colletto, perché io non mi sentivo più le gambe. "D'ora in avanti tu mi dici la verità. Oppure io ti sparo in testa. Hai capito?"

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora