38. Fine funesta

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"Ben?" 

La porta scricchiolò alle mie spalle. Passi pesanti entrarono nella stanza.

"Hai trovato le pillole? Ti senti meglio?"

Mi alzai dal bordo del letto. Non ricordavo neppure di essermi seduto.

Le mie mani stringevano il coltello come se volessero frantumarlo attraverso il fodero.

Mi voltai per guardarlo. Non c'era davvero nulla da vedere, solo una forma scura contro le pareti bianche.

Lo guardai ugualmente. Lo fissai.

"Cos'è questo?"

Lui non esitò un momento: "È il mio coltello."

"E dove lo hai preso?"

"Me lo ha regalato Carli quand'era piccola. Lo sai." 

Se non avessi passato anni della mia vita ad ascoltare i leggeri cambi di tono nella sua voce, quella titubanza latente mi sarebbe sfuggita.

"Ben?"

"Hai ucciso Luther."

Lui non rispose all'accusa. Non rise incredulo a quell'assurdità. Rimase lì, invisibile e inudibile.

"Questo coltello era al Kitz la notte dell'omicidio. Io l'ho lasciato nell'ufficio al primo piano dove l'ho trovato. Poi Luther è stato assassinato al piano terra, il colpevole è fuggito, e subito dopo la polizia ha transennato l'intero edificio."

Aspettai lunghi secondi eterni per sentire la sua voce rispondermi. Doveva avere una spiegazione. Doveva. 

"Come fai ad avere questo coltello, Casper?"

Ti prego... Dì qualcosa...

"Davvero? Non hai preparato un'altra balla da propinarmi? Non hai nessun'altra scusa?"

Vidi i suoi contorni muoversi leggermente, e il suono alieno di un respiro mozzato mi raggiunse.

Strinsi il coltello sperando che riuscisse a tagliarmi la pelle. Indietreggiai, ignorando i nuovi lividi che mi procurai andando a sbattere contro la cassettiera. 

"Tu... tu mi hai guardato negli occhi e mi hai giurato di essere innocente. Lo hai giurato su tutto quello che siamo stati l'uno per l'altro." I contorni si mossero ancora. La porta si chiuse. Sentii un brivido scivolare giù lungo la schiena e delle lacrime montare nei miei occhi traditori. "Dì qualcosa. Dì che non è vero... ti prego. Non sei stato tu. Non avresti potuto... sparare ad un uomo alle spalle... abbandonarmi lì mentre soffocava nel suo sangue..."

"Abbandonarti lì è l'unica cosa di cui mi pento."

No...

Anche con quel coltello stretto tra le dita, la prova inconfutabile della sua colpevolezza, sentirglielo ammettere fu un dolore che non posso descrivere.

"Hai sparato alla schiena di un uomo... Sei un assassino! Sei entrato lì dentro con una pistola con l'intento di..."

"Io non avevo intenzione di uccidere nessuno! Volevo solo parlare con Jodi. Volevo raggiungere un accordo pacifico."

"Pacifico? Con una pistola?"

"L'ho portata solo per protezione!"

"La schiena di Luther ti ha spaventato al punto che hai creduto di dover difendere la tua vita facendo fuoco?!"

"Non era me che stavo difendendo, cazzo!" La sua voce scosse la stanza ed io mi trovai ad indietreggiare ancora. "Tu eri lì! Cristo solo sa perché TU fossi lì! Quando ti avevo detto di lasciare perdere! Sei entrato in quel cazzo di covo di assassini, al buio e disarmato!"

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora