Mi svegliai nella compagnia di un martellante mal di testa.
Avevo impresso sotto le palpebre il ricordo della cazzata che avevo fatto la sera prima, e ogni volta che sbattevo gli occhi lo rivedevo: Cas che si avvicina, e io che resto lì fermo a mandare a puttane due lunghi anni di astinenza.
Merda.
Mi alzai dal letto grugnendo, come se stessi accusando i postumi di una sbronzata epica. Non ero stato ubriaco la sera prima. Solo demente.
Mi trascinai nel bagno annesso alla mia camera e mi infilai nella doccia. Poi passai il primo strato di crema solare della giornata, e mi piantai davanti allo specchio per colorare le sopracciglia.
Tingevo i capelli di azzurro evidenziatore ogni quattro settimane, ma non avrebbe avuto senso tingere le sopracciglia, sarebbero ricresciute troppo in fretta, così utilizzavo un misto di matita e ombretto per farle apparire di un chiarissimo nocciola, e mascara appena più chiaro per le ciglia.
Speravo che le persone avrebbero dato per scontato che quello fosse il mio colore naturale, e se avessero notato qualcosa di molto chiaro tra le radici dei miei capelli, non si sarebbero posti troppe domande.
Tastai la fronte sentendo un bel rigonfiamento che doveva essere abbastanza visibile, così spesi una ventina di minuti a spalmare il bernoccolo di correttore e fondotinta. Allo specchio non riuscivo a vedere la differenza, ma avevo abbastanza esperienza nel truccarmi da sentirmi sicuro del mio look.
Mi abbottonai dentro una camicia, con un paio di jeans stretti e una bella giacca elegante. Avevo bisogno di sentirmi bello oggi, perché di sicuro non potevo sentirmi intelligente.
Riempii lo zaino con i libri della lezioni di quel giorno. Sarei andato a scuola, poi alla stazione di polizia a continuare il mio tirocinio, e poi a casa a studiare. E sarei andato avanti così fino al mio diploma.
Non c'era proprio nient'altro di cui dovessi occuparmi.
Cas non voleva il mio aiuto e io non volevo avere a che fare con Cas. Era un equilibrio perfetto. Tutti contenti.
Infilai gli occhiali da sole, il capellino con la visiera, e marciai fuori dalla mia camera.
"Colazione," ordinò mia madre, seduta al tavolo del soggiorno.
"Sono in ritardo." Cercai di superarla aggirandola, ma dovetti calcolare male le distanze, perché mi acchiappò il polsino della giacca senza problemi.
"Non è vero. Siediti, devi fare colazione."
Sospirai. Era una trappola. Ma quella non mi lasciava il polsino e io sentivo odore di toast e bacon. "E va bene."
Non ebbi neanche il tempo di toccare la sedia con il culo...
"Sei tornato tardi ieri sera. Cosa stavi facendo?"
"Stavo sviluppando una demenza precoce. Altre domande?"
Mi servii di bacon e pane tostato mentre mia madre masticava lentamente in sottofondo.
"Come sta Casper?"
Mi esplose leggermente il cervello. "E io che cazzo ne so?! Ma la vuoi finire di starmi sempre addosso?!"
"Non bene, quindi..." mormorò lei.
Mi alzai dalla sedia, mettendo velocemente insieme un pasto a portar via. "Ti giuro, mi fai venire un nervoso..."
"Ti voglio bene!" Esclamò lei mentre sbattevo la porta d'ingresso.
...
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Coyote e Ossicino
Mystery / ThrillerIl Coyote era a capo di un branco di motociclisti che infestava la piccola città californiana di Norgee. Ben aveva quasi terminato il liceo, e per ora era riuscito a nascondere che i suoi occhi tremavano ad ogni abbaglio. Se alla stazione di polizi...