14. Sono lusingato

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POV Casper

"Il liquido dei freni sembra a posto. Guarda qui, invece, dietro la pinza. Le pastiglie dei freni sono quelle parti rettangolari. Sono ancora spesse? Allora, potrebbe essere un problema di regolazione. Premi la leva, vediamo se c'è una differenza."

Masao mise mano alla sua povera motocicletta cadente. "Sembra ancora un po' molle."

"Dobbiamo purgare il sistema frenante. Mi serve un tubo e una bottiglia per rimuovere l'aria. Ci metterà un po', ma vedrai che migliorerà la sensazione al freno."

Masao mugugnò qualcosa mentre rientrava in casa sua a prendere il necessario. Dopo tanti anni ancora fingeva di non capirci niente di meccanica.

Conservava ogni acciacco della sua moto solo per menzionarlo quando mi vedeva sull'orlo del baratro, e così mi trascinava a fare lo schiavo nel vialetto di casa sua.

Pensava che impregnarmi le dita dell'olio del motore riuscisse a scollegarmi il cervello da qualunque preoccupazione. E per lo più era vero.

Masao riapparve sul vialetto di erba giallina con tubo e bottiglia sotto un ascella e una birra stappata in mano. "Ecco qua. Divertiti."

"Potresti anche darmi una mano."

Masao si portò la bottiglia alle labbra e prese un sorso. "Nah. Io probabilmente la farei esplodere. Tu lo sai fare meglio. E poi se hai le mani occupate laggiù non puoi usarle per reggerti la fronte e sospirare come una donzella in calore."

"Sei tu che continui a tirare fuori Benjamin. Io non ho mai fatto il suo nome."

"E ogni volta che ti vedo sospirare con gli occhi al cielo stai facendo una preghiera alla Madonna, immagino."

No, maledicevo la mia stronzaggine. Continuavo a ripetere sempre lo stesso errore, sperando in un risultato diverso ogni volta. E invece, guarda un po' che sorpresa... finiva sempre allo stesso modo: Ben con il cuore a pezzetti e io che non sapevo come rimetterli insieme.

"Perché..." Fu più forte di me, accasciai la fronte contro il telaio e sospirai. Perché lo avevo baciato?

"Jack, ti imploro, ti scongiuro... trovati un nuovo ragazzo che abbia... qualunque cosa sia quello che ti fa perdere il lume della ragione per Benjamin. Cos'è? Un bel... uh... sedere? Le sacche branchiali in cui tiene il suo veleno paralizzante? Non lo so. Purché ti dimenticati di lui. Prendi... uh... Bob, per esempio! È da quando avevamo quindici anni che Bob ti sbava dietro. È stato davvero disgustoso assistervi, ma giuro che preferirei vederti insieme a quell'essere fatto all'80% di birra ed erba, piuttosto che a strisciare di nuovo per quella tua merdina bianca."

"Non chiamarlo così." C'erano un milione di insulti appropriati per Ben, che avrei tranquillamente sottoscritto, ma la gente preferiva sempre colpire dove era più scoperto.

Non serviva conoscerlo intimamente per sapere che Ben non aveva mai davvero accettato il suo albinismo. Se ne vergognava, e dopo che quel bastardo di Franklin Durgo lo avevano aggredito, addirittura lo nascondeva.

Non era sempre stato così. Quando lo avevo conosciuto stava lottando per accettarsi. Al suo dodicesimo compleanno si era vestito di bianco.

"Sembri un fiocco di neve." 

Incantevole.

Dopo tanto tempo mi alzai da quella posizione inginocchiata, stiracchiando braccia e collo. "Ho bisogno di una birra."

Masao indicò la porta d'ingresso con la serratura saltata. "Il frigo lo sai dove sta."

"Che maleducato. Sono un ospite."

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora