29. Speranza

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C'era qualcosa di sbagliato nell'alzarsi dal letto la mattina, lavarsi, vestirsi e andare a scuola il giorno dopo aver assistito alla morte di un uomo.

Luther non era certo stato una brava persona. Ripensare a come mi avesse stipato nel bagagliaio di un'auto mi aiutava a ricordarmelo, ma per qualche ragione la mia mente non si concentrava mai su quel pensiero, ma su come la mano di Luther avesse cercato la mia mentre il suo polmone si riempiva di sangue.

Scossi la testa cacciando quell'immagine dalla mia testa.

C'era una piacevole coltre di nubi sopra la scuola, era meglio concentrarsi su quello. La luce era perfetta, riuscivo a vedere le espressioni stanche di ogni singolo studente che iniziava ad incamminarsi verso l'entrata.

Non odiavo la scuola come il tipico adolescente scazzato, ma quel giorno l'idea di fare lezione mi sembrava fuori dal mondo.

Da quando Casper mi aveva teso un'imboscata con la sua banda davanti alla scuola, la mia vita si era avviata verso un declino sempre più violento.

La fuga di Jodi avrebbe dovuto riportare le cose alla normalità, ma né il mio corpo né la mia mente sembravano volerlo accettare.

Passai tutta l'ora di chimica a cerare di rilassare i muscoli del collo e delle spalle, senza riuscirci. C'era ancora qualcos'altro... Non poteva essere finita.

"Nicholson, sei atteso nell'ufficio orientamenti," mi informò il professore di storia contemporanea leggendo una nota consegnata da uno studente del primo anno. 

Mi alzai dal mio posto e iniziai a camminare meccanicamente verso la porta. Il nistagmo non mi lasciava in pace da dieci minuti, ma non avevo comunque voluto mettere gli occhiali da sole per nascondere gli spasmi.

Mi sembrava una fatica inutile. Che scopo aveva fingere di essere vedente? Non sarei mai arrivato dove volevo arrivare, indipendentemente da cosa le persone sapessero.

Raggiunsi l'ufficio orientamenti e bussai sullo stipite della porta aperta.

L'uomo che mi aveva aiutato a fare domanda di iscrizione alle migliori università del paese mi fece cenno di entrare, così mi sedetti nella sedia di fronte alla sua scrivania.

"Nicholson penso che dovremmo iniziare a pensare ad un piano B. I tuoi voti sono peggiorati, hai fatto molte assenze negli ultimi giorni e hai perso il tirocinio. Non dico che devi perdere le speranze per la Ivy League, ma penso che sarebbe saggio prendere in considerazione l'idea di fare domanda anche per college meno prestigiosi."

Annuii ai contorni tremolanti dell'uomo. Dio, ero stanco.

Nell'ufficio continuarono a volare parole a cui avrei dovuto prestare attenzione. Continuai ad annuire, e quando l'uomo mi diede il permesso di andarmene mi alzai senza dire una parola. 

"Puoi dire al prossimo studente di entrare."

Uscii dall'ufficio e aprii la bocca per annunciare al ragazzo in attesa che poteva passare avanti. 

La mia bocca rimase aperta. 

Casper era lì in piedi davanti a me. Indossava un'anonima maglietta nera e dei pantaloni integri. Aveva uno zaino sulla spalla. Quell'anomalia in particolare mi fece inclinare il pavimento sotto ai piedi. 

"C-Cas... Cosa fai qui?"

Alzai gli occhi sul suo viso e lui si spostò di un passo per posizionarsi nel mio punto nullo. Aveva un'aria strana che non riuscii a decifrare. 

Lui alzò una spalla tenendo la cinghia dello zaino con una mano. "Cosa ti pare che faccia?"

Riguardai lui, lo zaino, l'ufficio dietro di me. "Sei a scuola," dissi ad alta voce. "Sei... Tu..."

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora