8. Un chihuahua troppo stupido

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Avevo passato il pomeriggio a sbirciare silenziosamente ogni angolo di quella casa, nell'assurda possibilità di trovare dove Cas tenesse questa fantomatica roba. Ovviamente, se il bastardo russava pacifico sul divano, significava che non c'era proprio niente da trovare.

Carli non era tornata a casa. Erano le venti, il sole era già calato da un pezzo e la ragazzina di undici anni era in giro chissà dove a fare chissà cosa. 

"Cas," lo chiamai piazzandomi davanti al divano. Dormiva da otto ore. Si era fatto il suo sonnellino. Poteva anche svegliarsi e preoccuparsi per la sua unica parente di cui valesse la pena preoccuparsi.

Quello non fece una mossa. Russava piano come una macchina ferma allo stop con il motore accesso.

"CAS." Tirai un calcio al divano ottenendo un sussulto in quel rombo silenzioso. 

"Mhlm... che ora è?" 

"Le venti, Carli non è ancora tornata a casa," lo informai gentilmente. 

"Mh." Si stropicciò la faccia, sbadigliò come un ippopotamo, e cominciò a passarsi una mano tra i capelli per farli tornare al loro naturale splendore. "Tornerà quando ne ha voglia."

Il mio cervello andò in cortocircuito a quelle parole.

Sapevo che lui era cresciuto così: nessuna sorveglianza, niente regole, e nessuna sicurezza.

Sapevo che odiava sua madre per non averlo mai accudito come una madre dovrebbe fare. Allora come poteva comportarsi allo stesso modo con Carli?

"Ha undici anni. Non credi sia pericoloso che stia fuori con questo buio da sola?"

Casper riemerse dal divano lentamente, come un transatlantico che cerca di infilarsi dentro un porto stretto.

"Oh, Ben... parli ancora come un ragazzino ricco di Upper Elms. Non hai imparato niente stando con me? I pericoli sono dappertutto. Non importa se passa la notte qui, o su una panchina al parco; non esistono posti sicuri. Ma dovunque vada sono sempre suo fratello, e le persone lo sanno."

Il non detto era ovvio: le persone sanno che se qualche pazzo fa del male a Carli, suo fratello lo ammazzerà di botte.

Due anni fa c'era andato vicino. Era un miracolo che il figlio del pastore non fosse rimasto paralizzato, ed era ancora più miracoloso che Cas si fosse beccato solo dieci mesi di minorile.

Quella era stata la nostra ultima rottura. Lo avevo lasciato con una lettera che aveva dovuto essere ispezionata dalla polizia penitenziaria. Gli avevo chiesto di non avvicinarsi mai più a me.

...

Quando Cas aveva nominato la discarica qua dietro, sapevo che intendeva lo spiazzo di terra battuta dietro casa sua, un po' infossato nel terreno, dove la gente del posto abbandonava vecchi materassi e lavatrici. Non era una vera discarica, ma attirava ratti grossi come papere, proprio come una vera.

Per arrivarci, io e Cas uscimmo dal retro, causando una crisi di abbai da parte di Christopher Walker, e superammo un cancelletto in fili di metallo che si apriva su una scala dissestata.

Bastarono un paio di passi giù per le scale, che la luce dei lampioni sulla strada venne coperta dal profilo del tetto della casa. 

"Cas..." Allungai una mano e strinsi la prima cosa che riuscii ad afferrare. La sua giacca di pelle. 

Era tutto completamente buio. 

"Cosa c'è?" Cas si era fermato un gradino più in basso di me. 

Forse per lui la luce residua dei lampioni, o quelle delle stelle e della luna erano sufficienti ad illuminare i dintorni. 

Coyote e OssicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora