Noi, Io E Loro

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~ Episodio 3 ~






Durante le restanti quattro ore e mezza che i ragazzi avevano trascorso dentro quell'edificio, JungKook era rimasto un po' sulle sue, odiava non sapere come TaeHyung si sarebbe comportato con lui e viceversa ma soprattutto odiava non essere completamente consapevole di quale fosse il suo ruolo, di ciò che avrebbe dovuto o non dovuto fare, in pratica la domanda che continuava a porsi era: perché lo avevano portato fin lì se poi era dovuto restare immobile a guardare gli altri lavorare?

Li aveva osservati mentre ispezionavano ogni cucitura di quei pochi abiti, che per quanto era riuscito a capire erano stati completamente confezionati a mano, cercando di capire che importanza avesse il colore del filo usato in posti che nessuno avrebbe mai considerato, li aveva guardati crucciarsi valutando il colore di alcuni bottoni che non sembravano abbinarsi alla perfezione a quello specifico colore, del tessuto, delle cuciture o addirittura a quella particolare stampa e tutto quel guardare e pensare gli era bastato per capire che lui di quel mondo non avrebbe capito mai niente, lui era bravo con i numeri, era un discreto programmatore ed aveva buon occhio per il mercato azionario – il suo tutor dell'università gli diceva sempre che era portato per gli affari.

«Te l'ho detto hyung, i bottoni non mi convincono», era la terza volta che HoSeok guardava il suo amico d'infanzia con gli occhioni da "Gatto con gli stivali" solo per far si che questo si schierasse dalla sua parte per aiutarlo a convincere il giovane Kim a farglieli cambiare, TaeHyung era abbastanza ferrato in quel mestiere da capire cosa intendesse il Beta, quegli accessori andavano bene ma avrebbero potuto ottenere di meglio se solo avessero avuto il tempo dalla loro parte.

«HoSeok-ie, davvero mi stai chiedendo di trovare dei bottoni nuovi per tutta la collezione, in meno di trenta ore?», YoonGi era così frustrato da avere quasi il mal di testa, non amava deludere il suo amico ma davvero gli stava chiedendo di fare un piccolo miracolo.

Quando vide che l'altro Beta si stava tenendo le tempie tra il pollice e l'indice, HoSeok capì che mancava davvero poco per farlo cedere così pensò bene di rincarare la dose, «Veramente, se decidessi di non dormire, avresti soltanto ventiquattro ore perché io e le sarte avremmo bisogno del tempo per cucirli», sbatté le ciglia cercando di convincerlo con la dolcezza del suo sguardo consapevole di star giocando sporco.

«TaeHyung-ah, parlaci tu perché io non so più cosa dire», per defilarsi da quella situazione girò le spalle per dirigersi verso i bagni, non voleva cedere davanti a quel ragazzino di cui non si fidava, non voleva essere lui a dare il via a quel problema e soprattutto non voleva rifiutare nulla al suo miglior amico.

A causa di quei bottoni e della decisione unanime di cambiarli un'altra mezz'ora era stata persa per selezionarne di nuovi tra le centinaia, o forse migliaia, di dischetti colorati che il vecchio signor Kim aveva collezionato negli anni. Era stata una ricerca lunga e confusionaria che non erano neanche riusciti a completare del tutto proprio perché gli articoli erano troppi e non erano catalogati o sistemati né per dimensioni, né per stile, né tantomeno per colore ma per fortuna si era conclusa lo stesso quando il nonno di TaeHyung li aveva convinti a fermarsi per quella sera ed andare a casa dalla nonna che li stava aspettando da ore. Nessuno aveva rifiutato, sia perché sarebbe stato un oltraggio dare un dispiacere alla dolce HeeJung facendo raffreddare la cena che sicuramente aveva preparato con tanto amore ma soprattutto perché la fame e la stanchezza si stavano facendo sentire già da un po'.

Come già gli aveva anticipato HoSeok, la casa dei vecchi Kim lasciò perplesso JungKook che, vista la zona dove si trovavano, non si aspettava un lussuoso e moderno grattacielo – di cui Busan era piena – ma neanche di trovare quell'abitazione, sita a pochi metri dall'atelier, in mezzo ad un crocevia qualsiasi e costruita con uno stile così classico, certo non era piccola o malmessa come lo erano molti edifici di quella zona ma forse l'Omega si aspettava qualcosa di più lussuoso, anche se pacchiano forse sarebbe stato il termine più adatto al quale il ragazzo stava pensando ed invece quella casa era carina: contornata da un muro alto due metri fatto di mattoni rossicci, gli stessi che erano stati usati anche per le mura dell'edificio, e ricoperte dalle classiche tegole grigio scuro, tipiche dello stile coreano. Si poteva entrare da un portoncino color ruggine posto di fianco ad uno molto più grande che forse serviva per poter parcheggiare all'interno l'automobile, tutto intorno alla struttura centrale vi era un balcone di cemento decorato, di un particolare color menta chiaro, ad un primo sguardo si potevano scorgere molte finestre ed il tetto, fatto sempre con le stesse tegole di colore scuro sembrava trarre spunto dalla vecchia architettura cinese, insomma, quella famiglia non smetteva mai di stupirlo: nel bene e nel male.

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