Dal nostro primo incontro erano passati ormai ben quattro anni, adesso io e i gemelli avevamo dodici anni. Ne era passato di tempo dalla famosa cena a casa Kaulitz. Ora era di routine passarci la mattina alle 7:10, per aiutare Bill a svegliarsi e iniziare un nuovo battibecco sugli abiti indossati, insieme Tom, per poi, appena i principini finivano di bere il loro lattuccio e di mangiare i loro biscotti con le gocce di cioccolato, ci recavamo fino alla fermata del bus che ci portava fino fuori al portone di scuola.
Stavamo camminando verso casa Kaulitz, il sole era coperto da dei grossi nuvoloni grigi, che minacciavano un bel diluvio.
<<Hai beccato un'altra nota, eh Tom?>> Lo schernì schietta, cercando di prenderlo in giro per l'ennesima nota presa.
<<E che palle! Ma chi ha la voglia di fare i compiti di storia?! Solo tu perché sei una piccola nerd>> rispose sulla difensiva lui, pizzicandomi leggermente il braccio.
<<Ahia! Non sono una nerd! Sei tu uno scansafatiche!>> Esclamai massaggiando la parte di braccio dove Tom mi aveva appena pizzicato.
<<Ma smettila! Non ti ho fatto nulla!>> Mi canzonò spostandosi alcuni dreads locks, fatti da circa un anno, dietro l'orecchio.
<<Smettila tu! Le donne non si toccano, Simone non te l'ha mai detto?>> Continuai io astiosa, generando un ghigno divertito sul viso di Tom, che mi fissava compiaciuto.
<<Ragazzi la volete smettere di litigare? Siete insopportabili!>> Esclamò deciso e lievemente infastidito dal nostro comportamento infantile, Bill passando una mano tra i suoi capelli bruni stracolmi di gel.
<<È colpa sua->> borbottò il rasta incrociando le braccia al petto, iniziando a calciare un sassolino bianco.
Pure i nostri tagli di capelli erano cambiati, Tom si era fatto i rasta, Bill si era dipinto i capelli neri, e invece io mi ero limitata a farli crescere, dato che mi ero stufata dei commenti poco carini da parte dei miei coetanei, ora arrivavano fino a poco sotto le spalle.
<<Oh, ragazzi, guardate chi c'è, il gay con i suoi amichetti!>> Una voce nasale e altamente fastidiosa arrivò alle mie orecchie, facendomi scorrere il sangue più velocemente nelle vene.
<<Non rompere i coglioni, Jeffrey>> sputò velenoso Tom senza neanche girarsi di un millimetro. Jeffrey Kurt, uno, e l'unico, ragazzo bocciato nella nostra classe, amava dare fastidio ai ragazzi più piccoli, ed era sempre in compagnia delle sue tre pecorelle, Johnny Grüer, Martin Käser e Khristoph Kruger.
<<Oh, andiamo, ragazzino dai capelli simili a un mocio, stavo scherzando!>> Esclamò l'altro sempre alle nostre spalle, vidi la mascella di Tom serrarsi e non era un buon segno, il rasta era un ragazzo altamente irascibile, bastava una parola fuori posto e potevi rischiare di prenderti un destro in pieno viso. D'istinto avvinghiai a me Bill, che pur essendo alto il doppio di me, mi sembrava un piccolo neonato da dover proteggere.
<<Vattene che è meglio>> sbraitò a denti stretti Tom, camminando a passi lunghi e pesanti, tipico di quando era infuriato.
<<O dai! Non mi lasci neanche il tempo di chiedere un'uscita alla tua bella amichetta?>> Continuò a beffeggiarlo l'altro, bloccandoci la strada con le loro bici e carezzando la mia guancia arrossata per colpa del freddo pungente.
<<Non toccarmi>> borbottai scansandomi infastidita da quel contatto non voluto. La risata canzonante del ragazzo mi fece venir voglia di tapparmi le orecchie, per quanto stridula e stizzosa fosse.
<<Non hai il diritto di toccarla, brutto stronzo>> latrò Tom avvicinandosi a grandi falcate verso il ragazzone, che pur essendo abbastanza alto, non arrivava alla bella altezza del rasta.
<<Prendete il fratello e controllate se è veramente maschio>> ordinò Jeffrey ai suoi scagnozzi, che si avvicinarono minacciosi verso me e Bill, che era rimasto in silenzio e a testa bassa tutto il tempo.
<<Provatelo a toccare e ve la faccio vedere io!>> Esclamai cercando di stringere la presa sul braccio magro ed esile di Bill, ma purtroppo la forza di una ragazzina dodicenne non poteva vincere contro quella di tre ragazzi più grandi e massicci. Vidi il mio amico venire strattonato tra le mani dei ragazzini che lo stavano iniziando a toccare.
<<Lasciatelo! Billy! Billy! Andatevene!>> Urlai cominciando a scalciare e tirare sberle senza ritegno, cercando di beccare i tre ragazzi che tenevano stretto tra le loro braccia Bill.
E lì, purtroppo, Tom scattò come un ghepardo, avventandosi su Jeffrey e iniziandolo a torturare con pugni, ceffoni, calci e una marea di insulti.
<<Tom! Tom! Smettila!>> Urlai prendendo un lembo della sua felpa grigia, cercando di allontanarlo dal corpo malandato del ragazzone, ma beccandomi soltanto una bella sberla sulla guancia destra.
<<Roxy! Cristo, non volevo!>> Blaterò il rasta lanciandosi accanto a me, guardando la mia mano posata sulla guancia che mi pizzicava provocando un dolore abbastanza forte.
<<Non è nulla>> mormorai fiondandomi vicino a Bill, che era stato buttato a terra come un sacco di patate dagli amichetti di Jeffrey, che, non appena avevano visto l'ira di Tom, erano scappati a gambe levate.
<<Bill! Bill! Tutto ok? Ti hanno fatto del male?>> Posai il mio palmo freddo sulla guancia tiepida del moro, che mi guardò con occhi lucidi.
<<Si, è tutto ok>> rispose in un sussurro alzandosi da terra traballante.
<<Bill mi dispiace di non essere riuscita a proteggerti!>> Esclamai in preda al pentimento, sentendo lo sguardo di Tom fisso sulla mia guancia arrossata.
<<Tranquilla Roxy, sto bene>> mormorò stringendomi tra le sue esili braccia.
<<Roxanne, mi dispiace per lo schiaffo, non l'ho fatto a posta>> guardai Tom in piedi dietro di me, teneva le mani dietro la schiena e lo sguardo basso.
<<Tranquillo Tom, lo so>> sussurrai placida, incontrando i suoi adorabili occhi color cacao, notando quando belli fossero sotto la fioca luce diurna.
<<Torniamo a casa che è meglio>> disse Bill interrompendo il nostro contatto visivo. Tornammo a casa tranquilli, cercando di sdrammatizzare con qualche battutina l'accaduto.
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Questo capitolo è troppo triste!!! Spero che la storia vi stia piacendo!
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★Why'd you wanna leave me?★ [Tom Kaulitz]
Roman d'amour- La guardavo mentre veniva trascinata, allontanata da me, dal mostro che ero diventato. Una lacrima salata inumidì la mia guancia, ancora dolente per i pugni ricevuti. Fu quella l'ultima volta che vidi Roxanne, la mia dolce Roxy.- [INIZIO: 14 otto...