2010
Erano passati esattamente tre anni dall'ultima volta in cui avevo visto Tom. Appena finita la scuola, io e Isla ci eravamo trasferite in un appartamentino nella periferia di Lipsia. Lei aveva iniziato a lavorare come commessa in una boutique di vestiti, dove aveva il compito di aiutare le clienti a scegliere gli abiti correttamente. Io, invece, ero stata assunta in una caffetteria in centro, dove lavoravo tutta la mattina.
Da quella sera di Tom non avevo avuto più notizie, sapevo solamente che si fosse definitivamente trasferito a Los Angeles insieme a Bill, che era rimasto lo stesso donnaiolo di una volta e che la sua passione per la chitarra era l'unica cosa rimasta del Tom che conoscevo.
Io e Bill ci sentivamo via telefono regolarmente, ogni sera alle 6:30. Adoravo sentire i suoi racconti sulla bellissima e movimentata cittadina Californiana, sui miglioramenti apportati al loro nuovo album Humanoid, i vari gossip sulla band, e la nuova ragazza di Georg. Difatti era proprio grazie a Bill che io sapevo quelle poche cose su Tom.
<<Mamma!>> Mi chiamò mio figlio Elija.
Oh giusto mi ero completamente scordata! La sera dell'aggressione era proprio di questo che volevo parlare a Tom, ero incinta. L'avevo scoperto da qualche giorno, e quella sera mi ero decisa a dirglielo, peccato per il piccolo contrattempo. Ormai erano tre anni che mi ripetevo di dover glielo dire, ma la paura aveva vinto sempre su tutti i miei buoni propositi. Fino ad oggi, era arrivato il momento di ricongiungere la famiglia.
Tutti sapevano dell'esistenza di Elija, Bill, Simone, Gordon, Egle e i ragazzi. Tutti tranne Tom. Dato che il mio simpaticissimo migliore amico, Billy, mi aveva esplicitamente detto che sarei dovuta essere io a dargli la notizia, perciò eccoci qui, tre anni dopo con un ansia che attorciglia lo stomaco in una stretta morsa e che fa battere il cuore come quando ti hanno appena fatto uno scherzo.
<<Dimmi Elija>> Borbottai abbassandomi alla sua altezza. I suoi occhi marroni mi scrutavano con la solita luce che gli caratterizzava. Era un semplice bimbo di tre anni, ma aveva ereditato la stessa parlantina di Bill, parlava a macchinetta, facendo venire sempre un gran mal di testa a me e a Isla.
<<Dov'è papà?>> Domandò indicando la porta chiusa della stanza d'hotel. Lasciai andare un sospiro, e sorrisi lievemente.
<<Appena zia Isla è pronta andiamo, tranquillo>> Borbottai guardando Isla, che canticchiava tutto il nuovo album di Britney Spears, mente si passava del blush sulle guance.
Adoravo l'abito da lei scelto per il concerto, era bianco, il corpetto simile ad una semplice camicia con poi una gonna attillata, tirata leggermente su da dei laccetti sui fianchi. Ovviamente ai piedi dei trampoli bianchi, su cui non capivo come riuscisse a saltare e ballare.
<<Ok, dai, andiamo Elija! Il tuo papino ti sta aspettando!>> Gridò civettuola attirando l'attenzione di mio figlio, che le corse in contro ridacchiando come un matto.
........
Guardavo il cielo azzurro al di fuori del finestrino del taxi. Il timore non faceva altro se non crescere. E se non lo accetterà? E se ci manderà via? E se non lo volesse?
<<Stai tranquilla Anne>> Spostai lo sguardo su Isla accanto a me, sorrisi amaramente.
<<E se lo rifiutasse Isi? Gli farebbe del male, e io non voglio che questo accada, Elija non se lo merita>> Borbottai guardando la folta chioma di capelli biondi appoggiata sulle mie gambe.
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★Why'd you wanna leave me?★ [Tom Kaulitz]
Romance- La guardavo mentre veniva trascinata, allontanata da me, dal mostro che ero diventato. Una lacrima salata inumidì la mia guancia, ancora dolente per i pugni ricevuti. Fu quella l'ultima volta che vidi Roxanne, la mia dolce Roxy.- [INIZIO: 14 otto...
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