Il ritratto di cosa c'è di bello nel mondo

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STEFANO
Dalla finestra entra aria fredda nonostante il mese di agosto sia quasi alle porte. Sono le sei e mezza e sono in piedi da poco meno di un'ora. Ieri notte mi sono addormentato alle tre, sono stanco morto, ma non riesco a riprendere sonno da quando mi sono svegliato insieme al Sole. L'ultimo funerale a cui ho preso parte è stato otto anni fa, quando se n'è andato mio nonno, il padre di mia madre, da quel giorno non ho più messo piede in una chiesa e doverlo fare per un ragazzo della mia età mi fa accapponare la pelle. Se penso che al posto suo ci potrei essere stato io nemmeno mi impressiono, non la vedo una cosa tanto lontana da me, più uno step che prima o poi arriverà, presto o tardi che sia.

Spengo il mozzicone nel posacenere in cucina e torno camera. Sono le sei e quarantacinque, Emma dorme ancora, coperta fino al mento nel letto che abbiamo condiviso negli ultimi due giorni. Mi siedo sul materasso cercando di fare più piano possibile e la guardo, girato di tre quarti. Ha ancora tempo per dormire, dobbiamo essere alla chiesa alle dieci e trenta e a me non va per niente di svegliarla. Posso stare qua a guardarla fino all'ultimo minuto senza stancarmi. Non posso toccarla, non posso sdraiarmi di proposito a fianco a lei e stringerla, non posso baciarla, non posso svegliarla come mi piace fare. Durante queste notti l'ho ritrovata spesso appiccicata a me, ho potuto approfittare del fatto che fosse notte, far finta di star dormendo e abbracciarla, sentirla vicina, anche se fa male. Fa male, perché devo farlo di nascosto, non mi sono potuto infilare sotto il lenzuolo e tirarmela addosso quando ancora era sveglia. Mentre la guardo la sento smuoversi nel letto e si volta a pancia in su, col viso rivolto verso di me e una mano vicina a esso. Il ritratto di cosa c'è di bello nel mondo. Si scopre leggermente e non so se sporgermi per ricoprirla o se lasciar perdere e aspettare che lo faccia inconsciamente nel sonno. E se avesse freddo? Ci sono quaranta gradi. Non a quest'ora. Sbuffo silenziosamente e con tutta la lentezza del mondo la ricopro trovandomi vicino al suo viso con il mio. E più la guardo più voglio che rimanga a dormire, che questa giornata non esista, che questi ultimi due mesi non esistano.

Sono le nove e trenta, io sono praticamente pronto e lei dorme ancora. La guardo dallo specchio e la vedo muoversi per poi aprire lentamente gli occhi e socchiuderli. Mi scappa da sorridere e non riesco a trattenermi, ma comunque non le permetto di vedermi.

Ste:"ti avrei svegliata tra poco, ho voluto farti dormire fino all'ultimo minuto"

Annuisce e si siede, bella e spettinata, sbadigliando.

Ste:"io ho fatto, vai tu in bagno"

Si alza dal letto e senza dire una parola se ne va in bagno.
Sospiro e mi guardo nello specchio; un dannato che entra in una chiesa.
Marci bussa alla porta e fa capolino con la testa.

Marci:"state andando via?"

Annuisco.

Marci:"come va?"

Si avvicina e faccio spallucce.

Ste:"preferirei portarla al mare"

Sorride.

Marci:"accadrà"
Ste:"non penso proprio"

Stiamo sussurrando per non farci sentire da lei che è chiusa in bagno.

Marci:"hai una giornata intera; cerca di farle capire che sei qua solo per lei"

Esce dalla stanza e mi guardo di nuovo allo specchio. Lei esce dal bagno pronta per andare e si mette le scarpe. È vestita completamente di nero se non per la camicia bianca che le ha prestato Eli. Non dovrei pensarlo adesso, ma i suoi pantaloni sono talmente stretti che non posso non far caso a quanto le fascino il sedere.
Scuoto la testa e cambio la rotta dei miei pensieri.

Ste:"andiamo?"

Annuisce, ma poi mi guarda e fa una smorfia strana. Si avvicina a me e quando si trova a qualche centimetro dal mio viso mi sento morire. Appoggia le mani sul colletto della mia camicia e lo sistema, poi guarda ciò che ha sistemato e scuote la testa.

Prendi fiato e scegli me 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora