Nostalgia dei ricordi

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EMMA

Arrivo da Andrea che aveva già aperto la porta sapendo del mio arrivo e mi stava aspettando sullo stipite.

Andrea:"ciao"

Mi sorride e mi stringe i fianchi baciandomi.
Ricambio subito e mi invita a entrare.

Andrea:"ho preparato pure qualcosa da mangiare, così se hai fame fai il tuo comodo"

Entriamo in cucina e mi fa vedere tutte le cose che ha preparato. Gli sorrido e gli confesso che non ho per niente fame.

Andrea:"va bene, allora ti faccio vedere casa mia"

Ridacchia.

Andrea:"la cucina è tutta qua, c'è poco da vedere, però mi riempie di soddisfazioni"

Esce e lo seguo.

E:"Ti piace cucinare?"
Andrea:"sì, non cucino spesso, ma quando lo faccio sono bravo"

La casa non è grandissima. È su un solo piano. Appena si entra c'è l'ingresso con una poltrona e dall'arco si entra in salotto, un piccolo divano bianco, la televisione, il tavolo basso in legno dove ha messo un paio di libri, uno aperto e rovesciato, probabilmente lo stava leggendo prima che arrivassi. La lampada accanto al divano, spenta. In cucina c'è il tavolo da pranzo, quattro sedie e la cucina col fornello, un acquaio e un piano su cui appoggiarsi quando si prepara da mangiare. Il frigo è in un angolo.

Andrea:"vieni"

Apre una porta e ci ritroviamo in camera sua. Ha un libro appoggiato sul comodino, anche questo già iniziato come posso vedere dal segnalibro che segna una delle pagine ultime del libro. Mi avvicino e storgendo la testa leggo il titolo "L'insostenibile leggerezza dell'essere".
Lo sento rimanere dietro di me e appoggia il mento sulla mia spalla destra.

Andrea:"quando l'ho finito te lo presto"

Annuisco e sorrido. Mi molla un bacio sul collo e le sue mani finiscono sui miei fianchi. Mi volta e si fa un po' più serio mentre mi guarda negli occhi e mi si avvicina. Dopo qualche interminabile secondo mi bacia e mi stringe a lui. Mi fa camminare indietro fino a sbattere contro il suo letto e spingendomi lievemente mi fa sedere senza staccarsi da me, appoggiando le mani sul materasso. Si toglie le scarpe e io lo seguo a ruota, sale sul letto e le sue labbra sono ancora appiccicate alle mie. Con le scarpe se ne vanno la sua maglietta e la mia, il mio reggiseno e i suoi pantaloni. Mi guarda di sfuggita, mi sorride e riprende a fare quello che aveva iniziato. Dopo cinque minuti di preliminari siamo uno dentro l'altra e rimaniamo così almeno venti minuti. Poco tempo, ma che a me sembra una vita. Rimane tutto il tempo sopra di me e io fisso il soffitto mettendo le mani sulle sue spalle. Solo quando lo sento ansimare capisco che siamo arrivati alla fine e quando si sdraia sopra di me e mi lascia un paio di baci sul collo capisco che ha finito. Esce da dentro di me e si sfila il profilattico stando a pancia sopra con una mano sugli occhi.

Andrea:"ti è piaciuto?"

Il sorriso forzato che mi esce non gli fa capire di no e annuisco. Mi sorride e mi alzo per andare in bagno, prendendo i miei vestiti e il costume pulito.

(...)

STEFANO

La giornata in piscina è stata una noia mortale. Non abbiamo fatto niente, siamo solo stati capaci di lamentarci del caldo.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio e mi sistemo i capelli con mezzo spruzzo di lacca, giusto per non far afflosciare il ciuffo. Esco di casa alle ventidue e guido fino a Trastevere.

Marci:"finalmente!!"

Sono quasi tutti seduti a un tavolino di un bar di Trastevere, fuori. Elena e Gabri uno di fronte all'altra, così come Marci ed Eli. Antonio (Stash) in mezzo ad Ale e Mike e gli unici posti libero sono vicini a Marci, alla sua sinistra, e accanto ad Ale, di fronte a Eli.
Con un cenno faccio avvicinare un cameriere che prende la mia ordinazione e aspetto il mio Jagger Bomb.
Sicuramente Emma arriverà più tardi, magari è con Andrea.
Con questo pensiero in testa mi arriva la mia bevuta e mi attacco alla cannuccia.

Prendi fiato e scegli me 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora