5 • Luna Park •

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Sophì’s pov

Sospiro scendendo dalla macchina, stanotte non sono riuscita a dormire, la mente non voleva smettere di pensare. Metto lo zaino in spalla e mi dirigo verso l’entrata della scuola, mi passo una mano sulla fronte, la testa minaccia di scoppiare, frugo nella borsa in cerca di qualche medicinale da prendere, prendo la confezione d’aspirina, sto per prenderne una ma vado a sbattere contro qualcosa, mi preparo all’impatto con il pavimento ma non avviene, due braccia mi tengo stretta per la vita.
Alzo la testa incontrando due iridi di ghiaccio《Sempre sbadata mora.》dice, mi ricompongo, dischiudo le labbra per rispondergli ma i miei occhi finiscono su una testa corvina che, silenziosa, attraversa i corridoi con affianco due ragazzi.

Sento il cuore perdere un battito, è da più di un mese che non le parlo, è da più di un mese che non l’abbraccio. Vuole tranquillizzare gli altri dicendo di star bene ma lo so che non è così, ne sono sicura. Voglio aiutarla, voglio davvero farla tornare a casa, farla tornare da noi, nessuno dei suoi fratelli è come prima, più passa il tempo e più diventano taciturni e facilmente irritabili. La osservo entrare nell’aula di psicologia, lei mi ha aiutata a trovare la luce quando davanti a me c’era solo una strada buia e ho intenzione di fare lo stesso. Non la lascerò sola. Torno con lo sguardo sul moro che ho davanti, anche lui si era preso del tempo per osservarla, sospira per poi incrociare i suoi occhi con i miei, abbassa lo sguardo sul pavimento e noto le aspirine, si accovaccia raccogliendole《A che ti servono ?》domanda rigirandosele tra le mani《A niente.》dico per poi straplargliele dalle mani, faccio per superarlo ma lui allunga un braccio, posa una mano sulla mia fronte e mi fa indietreggiare fino ad arrivare al punto in cui ero pochi secondi fa. Le sue iridi mi scrutano, il suo sguardo è serio《Scotti.》dice togliendo la mano dalla mia fronte《Sto bene.》dico per poi fare un passo avanti ma improvvisamente i miei piedi non toccano più il pavimento, mi dimeno dandogli dei pugni sulla schiena, mi ha presa come un sacco di patate e mi sta trascinando per tutta la scuola.

《Dean mettimi giù !》esclamo scalciando, la sua presa sulle mie gambe diminuisce e mi sento scivolare, chiudo gli occhi quando ricado sul sedile della mia auto, ha perfino frugato nella mia borsa, richiude lo sportello per poi fare il giro dell’auto e mettersi al posto del guidatore. Sbuffo incrociando le braccia sotto il seno《Che diavolo stai facendo ?》chiedo guardandolo male, mette in moto l’auto《Ti sto portando a casa.》risponde con tono ovvio.


Dean’s pov

《Che diavolo stai facendo ?》domanda incrociando le braccia sotto il seno, distolgo lo sguardo e metto a moto l’auto《Ti sto portando a casa.》mette il broncio e resta in silenzio. Sembra proprio una bambina. Se non mi fosse venuta a sbattere contro avrebbe preso quell’aspirina e sarebbe rimasta l’intera giornata a scuola con la febbre chissà a quanto.

Con la coda dell’occhio la vedo strofinarsi un occhio per poi sbadigliare, quando si rende conto che su è rovinata il trucco abbandona la testa contro il sedile, mi fermo ad un semaforo rosso, volto la testa verso di lei, è intenta a guardare il cielo fuori dal finestrino. Assottiglio gli occhi quando noto che, sotto l’occhio che si è strofinata, c’è un’occhiaia molto evidente e non si tratta di sonno perso per una notte, lo so bene. Quando si volta verso di me io sposto lo sguardo sul cielo, è nuvoloso, sicuramente stasera ci sarà un temporale, penso subito alla Brown. Ha paura dei temporali, proprio come i bambini, ma Ares ci ha spiegato che dietro alla sua paura c’è una motivazione. Il padre.

Spingo il piede sull’acceleratore appena scatta il verde. Quell’uomo è un bastardo. Ogni giorno pensiamo ad un modo per tirarla fuori da quel posto e più passa il tempo e più penso che l’unica soluzione è minacciare quei due che gli girano sempre attorno come cagnolini, arrivare a Josh e riempirlo di pugni fin quando non farà fatica a respirare.

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