{Bar and phone's number.}

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"Weed, Weed, Weed, Weed apri gli occhi, cazzo! "Sentii improvvisamente urlarmi nelle orecchie.
"Mh, che ore sono?" mugolai mezza assonnata.

Mia madre aveva appena deciso di rompermi le palle facendomi da sveglia.

"Alza il culo, Signorina!" Continuò ad urlarmi. "Evita di fare tardi la notte sul computer!" Concluse poi, rimproverandomi.

"Ma pensa ai cazzi tuoi, stronza!"
Le avrei esclamato volentieri, ma, credo che sarebbe stato esagerato nei confronti di quella, che, comunque ricopriva il ruolo di mia madre.

"Spostati, così mi alzo!"
Le parlai già con tono innervosito.

Se il buongiorno si vedeva dal mattino, la mia, come sempre, era una giornata di merda!

"Weed, ieri sera ho conosciuto un tipo!" Parlò d'un tratto mia madre, sedendosi sul mio letto, mentre io mi ero appena alzata.
"Ha almeno la tua età?" Le chiesi,  roteando gli occhi, seccata dai suoi discorsi.
"No, ovviamente ha la tua età!" Aggiunse, con il suo solito sorriso da pervertita.

OKAY!

Sospirai di pazienza, tentando di evitare un proseguir di quel discorso,
anche se, due minuti dopo, mia madre lo avrebbe dimenticato da sè.

Erano solo le otto del mattino e lei aveva già gli occhi rossi per le canne fumate.

Ci ero abituata, ma non riuscivo mai ad accettarlo.

"Mà, hai fatto almeno la spesa?" Le urlai, una volta raggiunta la cucina.
"No, tesoro! Me ne sono dimenticata!" Mi urlò dalla mia camera da letto.
"Perfetto! Un altro giorno senza mangiare!" Sbuffai, parlando tra me e me.

Non volevo fare una colpa a mia madre.
Da un lato, arrivare alla fine del mese con il suo misero stipendio da cameriera era alquanto difficile.

Ma, poteva anche diminuire le sue droghe e farmi mangiare!

"Weed, vedi che ci sono cinque dollari nella mia borsa!" Mi urlò, improvvisamente, facendo passare in me la depressione di un altro digiuno.

Felice come una bambina afferrai la borsa di mia madre sul tavolo e iniziai a frugare per trovare quei dollari.

"Ma? Ma? Mamma?" La chiamai ripetute volte in modo disperato.
"Che altro vuoi?" Mi urlò in risposta, ancora dall'altra stanza.

Non la risposi, innervosita la raggiunsi in camera, facendo pendolare tra le mie mani la banconota da un dollaro.

"Sono solo questi?" Le "urlai',
sbattendole in faccia quel dollaro.
"Signorina, chiedimi subito scusa!" Mi aggiunse con tono fermo, essendo rimasta basita dal mio gesto.

"Siamo al dieci del mese, ti hanno pagata il trenta, dove sono tutti i soldi?"
Le urlai io questa volta contro.
"Weed, chiedimi subito scusa!"
Continuò a ribadirmi.
"Se ti servono soldi, vai a lavorare!
Hai diciannovenne anni, cazzo!" Partì con questo discorso, per l'ennesima volta.

"Donna, non ricominciare, ti prego!"
Le aggiunsi sbuffando, voltandole subito dopo le spalle.

Ennesima litigata tra me e mia madre.
L'intero quartiere di Brooklyn sentiva i nostri litigi dal giorno del nostro trasferimento.

Mi diressi vicino al mio armadio,
afferrando velocemente un Jeans,
una T- shirt dei Kiss e le mie vans nere, che, uniti erano perfetti per uscire, anzi, scappare da quella casa.

Call me Daddy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora