Che sguardo imbarazzante...Il Signor.Malik continuò a guardarmi dalla testa ai piedi, non stringendo la mano alla mia presentazione.
Mi stavo letteralmente sciogliendo dalla vergogna. Strinsi sempre di più la maglia all'altezza del mio reggiseno scoperto, per non lasciare intravedere quei merletti neri decoranti su esso.
Ed ecco che, per una volta, il fato venne dalla mia parte.
Un'improvvisa suonata incessante al citofono fece sparire quell'aria pesante.
Il Signor.Malik si allontanò diciamo da me per dirigersi al citofono.
"Chi è?" Chiese rispondendo, aprendo poi subito all'eventuale persona che aveva citofonoto.
Io rimasi ancora di sasso non sapendo
se, voler sparire dalla vista del Signor.Malik o se sembrasse poco carino e quindi restare lì.Intanto che mi perdevo nei pensieri, il Signor.Malik aprì la porta, vedendo da lì entrare una donna bionda sui trent'anni.
"Buongiorno Zayn!" Esclamò entrando, non facendo neanche caso alla mia presenza. "Bungiorno Amalia!" Rispose sorridendole il Signor.Malik "Amalia, lei è...scusa come hai detto che ti chiami?" Rivolto con le parole verso quella donna e lo sguardo verso di me."Ve-Venere..."
Balbettai totalmente imbarazzata.
"Fatemi sprofondare!" Pensai tra me e me non appena quella Amalia mi guardò anch'essa dalla testa ai piedi.Sembrava essere un vizio...
"Venere? Come la dea dell'amore?"Mi aggiunse lei, sfoggiando un sorriso mentre camminava verso di me."Piacere Amalia! Diciamo la "balia" della casa!" Mi continuò sorridendo, porgendomi la mano per presentarsi.
La guardai, soffermandomi sui suoi gesti e sbattendo velocemente le palpebre degli occhi, facendole intuire il mio 'stupore'.
"Amalia, prendile una maglia di mia moglie, sono stato avvisato di doverla accompagnare a Brooklyn, giusto? " Continuò il Signor Malik, facendo sparire quel momento di tensione, rivolgendosi prima a quella donna e poi a me.
"Subito Zayn!" Rispose lei confidenzialmente.
"Sì...giusto!" Me ne uscii insensata, rispondendo, cercando di non sembrare una balbuziente intimorita da quel cazzo di momento creatosi dal nulla nella mia quotidianità."Ho molte cose da sbrigare, fate presto!" Concluse infine l'uomo, facendo scattare di corsa Amalia.
"Venere vieni con me!" Mi urlò dalle scale essendosi diretta al piano di sopra.
Calai la testa per non guardare il Signor.Malik e voltandomi gli porsi agli occhi la mia schiena nuda.
Dio, quanto mi sarei volentieri già licenziata!
Corsi tutto ad un fiato le scale, raggiungendo Amalia proprio nella stanza di fronte ad esse.
"Mmh, questa ti andrà bene!"
Esclamò guardandomi, tenendo tra le mani una smielata canotta rosa pallido...Cosa...
Cazz...
Io? Una maglia del genere...?
Cosacazz...?"Dai Venere, prendi!" Quasi mi urlò, essendomi persa nei pensieri di come potesse starmi quella canotta. "Io questa non la metto!" Le esclamai fin troppo rigidamente. "A me non frega, mettila e basta!" Esclamò rispondendo a tono, ma con uno di quei sorrisi da "Stronza bionda delle Cheerleader". "Okay..." risposi decidendo di voler abbassare in quel momento la guardia.
Presi quella canotta, voltandole le spalle. Scoprii il mio corpo, togliendo via la maglia sporca che ancora tenevo stretta sul reggiseno e mi infilai la canotta in tutta fretta.
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Call me Daddy.
RomanceLui: uomo trentenne e avvocato di successo. Lei: ragazzina sfigata di Brooklyn. ~Storia in continuo aggiornamento e in correzione di eventuali errori che commetto sotto effetto di una canna. Evitate di fare le maestrine e di correggere, a quello ci...