Foto 27

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Bakugo's pov

Un' altra giornata stava giungendo al termine, portando con sé tutte le cose brutte che mi erano successe.

Purtroppo però, non era ancora finita.

-per favore Bakugo- sospirai per l'ennesima volta

-no- avevamo scattato altre foto e adesso il ragazzo doveva solo andarnsene.

Invece stava qui a supplicarmi di cucinare qualocosa assieme

-lo sai che odio mangiare- mi prese la mano e la strinse per portarsela vicino alla guancia

-per favore, ho tanta fame, devo andare a lavoro e non farò mai in tempo a tornare a casa- guardai un secondo la cucina.

Ultimamente mi stavo impegnando, cercavo di mangiare di più ma l'abisso che c'era tra il piatto e la mia bocca si faceva sempre più grande. Anche solo avvicinarmi a uno di quegli apparecchi elettronici mi faceva provare un grande senso di disagio.

Ero solo in quella stanza, e mi sentivo schiacciato. Come sarei andato avanti? 

Nel mio piatto c'era un piccolo acino di uva e la mia testa mi faceva vedere un grandissimo banchetto di cui non riuscivo a scorgere nemmeno la fine. 

Il vuoto che sentivo nello stomaco non doveva ne voleva essere colmato.

-ogni minima cosa mi va venire da vomitare lo sai, anche un semplice odore- strinsi i pugni

Lo vidi incerto sul da farsi e per un secondo mi domandai cosa gli passasse per la testa.

Se mi vedesse solo come un bambino viziato e capriccioso, o, come una persona che aveva un problema così grande da dover essere aiutata anche da un collaboratore di lavoro.

Poi, le mie paure si trasformarono in invidia.

Perchè lui viveva quei momenti spensierati, perchè lui poteva degustare con spensieratezza tutto ciò che voleva mentre io dovevo restarmene in un angolo: o a sfondarmi di schifo, o a contare ogni singola caloria.

Le due scene si chiudevano sempre allo stesso modo però. Vomitavo. Sempre. Tutto.

-possiamo anche solo tagliare un po' di frutta in modo carino. Magari sei più invogliato- tirai un calcio alla sedia che finì a terra 

-Allora lo stai facendo per me?! Ti ho detto di starne fuori!- alzai la voce

Sarà stato lo stress accumulato quei giorni in cui mi ero sforzato in tutti i modi senza ottenere nemmeno un risultato, cercai di giustificarmi.

Lo spinsi con forza quando cercò di abbracciarmi, non volevo sentisse quanto fossi dimagrito

Avrei dovuto smettere di collaborare con lui ai suoi video, per questo avrebbe cambiato fotografo e io non sarei mai potuto diventarlo. Tutto per un cazzo di disturbo alimentare. 

-Perderò tutto..- mi sedei sul divano e mi spostai i capelli dalla fronte.

Mi morsi il labbro per non piangere, anche se qualche singhiozzo mi sfuggì.

Quel pensiero non mi abbandonava mai. Dal mio risveglio fino alla mia rimessa a letto.

Quando era iniziato questo loop?

-Katsuki- si mise al mio fianco senza sfiorarmi

-sono pensieri intrusivi, capitano a tutti. Hai ragione, dovevo rispettare le tue scelte. Ma le mie intenzioni erano buone. Voglio solo farti sentire che ti sono vicino. Deve essere... davvero difficile- mi passò un fazzoletto che usai per asciugarmi il naso

Appena mi pogiai con la testa alla sua spalla, tornai con i piedi a terra. 

La cucina era ancora lì, a qualche metro da me, che mi guardava impietosita.

Sospirai

Kirishima mi prese per mano, e mi fece accomodare a tavola. Come se niente fosse prese il foglio con tutti i pasti che dovevo fare e lesse la cena. 

Doveva essere tipo a base di salmone e verdura.

-Hai spiato anche altro?- lo vidi prendere dalla sua borsa proprio quello che c'era scritto

-scusa- aprì un mobile e prese una piastra per poi metterla a scaldare sui fornelli 

Mentre spremeva il limone per fare la marinatura ammirai il suo bicipite gonfiarsi, ma non ebbi tempo per soffermarmici troppo.

L'ansia tornò peggio di prima, al pensiero che dovessi mangiare io quello che stava facendo.

In quello che sembrò un attimo, infatti, mi si presentò davanti. 

Il piatto era decorato in modo carino. Aveva provato a disegnare dei cuoricini con la salsa di soia. Poi con delle zucchine tagliate in modo circolare aveva fatto delle faccine, grazie a dei cubetti di carotine usati come occhi e piccoli pezzi di pomodoro come bocca.

Buttai uno sguardo all'orologio. Qanto tempo ero stato a tormentarmi mentre lui faceva tutto questo? 

-io ti sono vicino... cioè, mangio anche io- aveva apparecchiato la tavola e ripreso la sedia da terra, dove si mise.

Ebbi una strana sensazione allo stomaco, non i conati, e neanche lo stomaco che si attorcigliava.

Spostai lo sguardo dal cibo al ragazzo.

Erano farfalle.

-concentriamoci sulla conversazione, ti racconto cosa farò dopo?- annuì

Presi le bacchette provando ad ascoltare quello che il rosso voleva dirmi.

Era troppo per me, non avrei mai raggiunto la vetta di quella montagna. Il cibo arrivò alle mie labbra che fecero fatica ad aprirsi

-Bakugo- aprì bocca per comunicargli che forse era meglio rimandare ma la sua posata si fece spazio nella mia bocca.

Le mie papille gustative esplosero e mi avventai sul salmone.

-ti imbocco io- mi fermò

Avvicina la mia mano alla sua e mi godei quel momento.

Qualcosa stava cambiando.

L'ultima Fotografia -KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora