Panico

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Eveline's pov:
Sono dentro la doccia di un uomo che mi ha rapita. Sono dentro la doccia di un uomo che mi ha picchiata brutalmente per non so quanto tempo e che, pochi minuti fa, mi ha salvata da uno stupro.sono dentro la doccia di un uomo che mi sta aspettando a braccia conserte con suo fratello accanto con dei vestiti in mano. Qualcosa si è incrinato in William Dormer quando il suo amico mi ha strappato gli indumenti dalla pelle, e anche se non so cosa sia, sono felice che sia accaduto in quel momento.
-non ho intenzione di uscire con te che mi guardi-
Sputo decisa incrociando le braccia sotto il seno bagnato. Alzo un sopracciglio aspettando una risposta del ragazzo mentre il suo profumo di arancia, dato dal bagnoschiuma, si posa anche su di me: Will davanti alla mia richiesta alza un sopracciglio e si morde concentrato il labbro inferiore, magari elaborando la risposta risposta da darmi; gli occhi verdi sono puntati esattamente nei miei, anche se lui non lo può vedere e le vene risaltano nelle sue sue mani tatuate, coperte dall'inchiostro raffigurante il teschio ed le dita scheletriche. Il naso dritto si muove appena a causa dell'intensa concentrazione, i muscoli possenti delle gambe e delle braccia si irrigidiscono ed inizia a respirare più profondamente. mentre continua a ragionare sul da farsi, la camicia nera aderente inizia stargli troppo stretta a causa del suo sempre più frequente inspirare, ha il collo tozzo, anche se lungo e gli zigomi perfetti: nonostante uno di quelli abbia assunto un colore violaceo a causa di un livido, lo stronzo davanti a me potrebbe benissimo fare il modello con quelle sue spalle larghe e la statura impotente.
-Non se ne parla, adesso esci prima che entri io-
Dice il ragazzo in un tono che so non ammettere repliche. Che pezzo di merda. Nonostante le mie imprecazioni decido di non controbattere, alla fine dei conti William mi ha fatto un favore oggi e so che non dovrei essere in questo bagno in questo esatto momento. Senza fargli aggiungere altro apro lentamente l'anta della doccia ed esco impettita con la schiena dritta: non avrà mai la soddisfazione di vedermi in qualche modo intimidita o imbarazzata davanti a lui. appena metto un piede a terra il freddo pungente mi attraversa il corpo facendomi venire i brividi e so, a causa degli sguardi dei due ragazzi davanti a me, che questo non è passato inosservato: mentre cammino a passo deciso verso i due fratelli strappo i panni di mano a Luke, che si era soffermato un po' troppo a guardarmi, per poi tornare a fissare due smeraldi cupi che non si erano staccati un attimo dalla mia faccia. Nonostante provasse a nasconderlo, gli occhi di Will stavano fremendo per guardare il mio corpo nudo.
-non ti ringrazierò, sappilo. Hai solo dimostrato di fare un po' meno schifo di quello che credevo-
Sentenzio infilandomi una maglietta bianca a maniche corte, un paio di boxer neri e dei jeans troppo lunghi che mi abbasso per arrotolare su se stessi: nonostante adesso sia coperta sono consapevole che la mia t-shirt faccia trasparire tutta la mia pelle bagnata e nuda, ma provo a non pensarci. Alzando lo sguardo trovo i ragazzi nella stessa posizione in cui li avevo lasciati, tranne per un piccolo dettaglio: Will ha assunto un ghigno cupo sulla faccia che gli fa spuntare una lieve fossetta.
-non ho mai voluto tutelarti, semplicemente mi fanno schifo i maiali che si approfittano di corpi non consenzienti. ciò nonostante non ti aspettare alcuna tregua da me: anche se mi fanno schifo gli stupratori tu rimani sempre quella che mi ha mandato mandato in galera e ha fatto uccidere mio padre-
Sibila William facendo scorrere i suoi occhi su tutto il mio corpo per poi ritornare, con un sorrisetto ancora più insopportabile, a guardarmi in faccia. Come cazzo si permette di dirmi una cosa del genere? Suo padre si era impiccato davanti al suo fratellino perché era un uomo di merda. un uomo che aveva preferito andare all'altro mondo piuttosto che affrontare le conseguenze delle sue azioni. un uomo che aveva coinvolto tutti i suoi figli nei suoi affari schifosi. a Wil sembravano tanti tre anni carcere, ma non avrebbe mai potuto immaginare come erano stati sette anni dentro una fabbrica, in un edificio come quelli che finanziava a suo padre: eravamo sempre coperti di feci, con la fame pungente, l'odore di secrezioni che invadeva l'aria e il sapore del sangue sempre sulle labbra; c'era chi invocava la morte, chi si uccideva davvero, chi pregava qualche strano Dio affinché lo salvasse, chi chiedeva notizie dei suoi familiari e infine chi impazziva diventando violento e uccidendo i suoi compagni. le quattro principesse che mi hanno rapita non potranno mai comprendere quale sia il vero dolore, ma non pretendo che lo facciano: migliaia di persone vivono nella loro beata ignoranza, e io di certo non intendo tirarle fuori dalla loro realtà perfetta, ma addirittura giustificare questi mostri che compiono queste azioni aberranti e dare la colpa a me per aver fatto giustizia, è fuori discussione.
-Tu sapessi, William Dormer, quanto tu e i tuoi fratellini mi facciate schifo, quanto mi disgusti sapere che difendete ciò che quel viscido di vostro padre ha fatto. Non capirete mai il dolore si prova a stare dall'altra parte-
Mentre pronuncio queste parole con una rabbia viscerale che mi ha fatto diventare gli occhi lucidi sposto lo sguardo prima verso il fratello minore, poi li riporto dritti in quegli smeraldi splendenti di luce diabolica. Luke mi sta fissando con la mascella contratta, i capelli neri corvini sono lisci e tagliati in un ciuffo disordinato, gli occhi di un marrone scuro come quelli di Lima, la carnagione pallida e un fisico slanciato ma muscoloso, in contrasto con quello possente di Will; è una ventina di centimetri più alto di me ma altrettanti più basso di suo fratello, le labbra sottili, scure e ben definite sono contratte mentre, molto probabilmente, sta provando a trattenere la sua rabbia. Quando torno a guardare il fratello maggiore dritto negli occhi un'espressione di puro sadismo e divertimento gli fa contrarre i muscoli facciali in un sorriso inquietante che mi fa arretrare di un passo: non voglio mostrargli di avere paura di lui, ma vacillo quando rivedo la stessa espressione di quell'uomo. La stessa espressione di Viktor. non devo farmi sopraffare, lui è morto. Devo mantenere la calma.
-A parte Lima, nessuno di noi sapeva in cosa era coinvolto nostro padre, anche se eravamo amministratori. Lo sapevi questo? Ti eri informata prima di mandarci in galera e rovinarci la vita?! Scommetto che non lo avevi fatto, lurida puttana-
La sua voce inizia a essere sempre più profonda. Inizia a diventare quella di un uomo sulla cinquantina. Non faccio neanche in tempo a metabolizzare ciò che mi dice che una mano grande e potente mi si volge intorno al collo mandandomi a sbattere contro le pareti bianche del bagno. Continuo a sentire la sua voce. Devo tornare in me, lui è morto, non può essere qui.
-Lo sai quanto cazzo è stato difficile tornare nella squadra di hockey che mi dà i soldi con cui mi mantengo? Lo sai quante donne mi evitano perché pensano che le rinchiuderò in una fabbrica di merda? Lo sai quanti uomini ho quasi ucciso in galera per difendermi? No, tu non....-
Smetto di sentire, la vista inizia a farsi appannata e tutto ciò che provo dentro di me è panico e confusione perché davanti a me non c'è più un ragazzo spietato con gli occhi verdi: ma un uomo con i capelli biondi e lo sguardo assassino che guarda sua figlia soffocare.

Skull        (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora