Guerra

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Will's pov
-Lui come sta?-
Chiedo guardando Olivia negli occhi: non appena ero arrivato davanti alla sala operatoria l'avevo trovata proprio lì, con i guanti sporchi e lo sguardo stanco, mentre se ne stava andando
-Se la caverà: il bestione sapeva di non uccidere con quel taglio. Aveva... una precisione quasi chirurgica. Ha evitato le vene potenzialmente fatali-
Annuisco ma non riesco a guardarla negli occhi: sento il cuore rallentare lentamente e una sensazione di vertigini e nausea si impossessa di me. Quello stronzo avrebbe potuto uccidere Luke davanti ai miei occhi e nessuno, nè me nè i miei fratelli, aveva fatto qualcosa per evitarlo
-Will...-
Sussurra la ragazza poggiando i delicatamente una mano sulla spalla: la sua mano è morbida e gentile, in netta contrapposizione con i miei muscoli tesi e rigidi e in qualche modo riesce un po' a calmarmi. Ho sempre ammirato l'empatia di Olivia, la sua voglia di aiutare e capire il prossimo, il suo sguardo dolce e il corpo piccolo e delicato: probabilmente un altro uomo si sarebbe sentito lusingato nel sapere che una donna del genere pendeva dalle sue labbra, ma non io. Quando, dopo mesi che la nostra relazione fisica andava avanti, mi aveva confessato i suoi veri sentimenti nei miei confronti mi ero sentito sporco: pur avendo davanti una bomba sexy, gentile, onesta e buona non ero riuscito a provare nulla per lei, se non qualche reazione fisiologica del mio corpo. Non sono sicuro di come stiano le cose oggi tra noi due, eppure so di per certo di potermi fidare di lei: così, senza pensarci troppo, incurvo la schiena e poso in modo stanco il volto sull'incavo del suo collo
-È tutto ok, tuo fratello sta bene, stiamo tutti bene-
Sussurra Olivia poggiandomi il palmo della mano libera sulla nuca per tenermi stretto a sè. Inalo il suo profumo di rose e improvvisamente sono di nuovo catapultato a qualche anno prima, tra le sue lenzuola, dopo aver fatto il sesso migliore della mia vita. Mi pizzicano gli occhi ma non piango, probabilmente non sono più in grado di farlo, quindi mi limito a stringerle l'esile vita tra le braccia
-Scusa, mi hanno detto di venire da te..-
Non appena sento la sua voce mi irrigidisco e mi allontano dal corpo caldo che mi stava scaldando: non appena mi volto una visione raccapricciante mi si para davanti e qualsiasi mia affermazione mi muore in gola. Eveline è in piedi, davanti a noi, con la maglietta coperta di sangue, il volto pieno di tagli ed ematomi incrostato di liquido cremisi e le ginocchia completamente sbucciate; il suono della sua voce è ovattato e non riesce a scandire bene le parole e quelle bellissime labbra carnose, che hanno più volte risvegliato in me un desiderio mai provato prima, sono tumefatte
-Oh, sì... beh... vai dentro, dammi il tempo di cambiarmi e arrivo-
Risponde Olivia prima di allontanarsi verso il bagno poco distante .
Vedo gli occhi gelati di Eveline cercare i miei ma distolgo completamente lo sguardo: non voglio vederla, non voglio sapere cosa i miei fratelli siano stati in grado di fare
-Entra, forza-
La sprono. Lei esegue e mi passa davanti voltandosi più volte verso di me senza però, come prima, trovare nessun riscontro da me che mi ostino a fissare la parete
-Siediti, Olivia sarà qui a momenti-
Le dò le spalle mentre mi affaccio dalla sala per verificare che la mia amica stia tornando: non voglio stare da solo con Eveline neanche per qualche minuto. Non devo farmi impietosire, non posso permettermi di essere debole come sono stato in passato con lei: mio fratello Lima è stato fin troppo chiaro sul suo destino e non ho il diritto di tradire la mia famiglia per una donna che mi fa rizzare l'uccello
-William..-
Sussurra la suddetta donna con voce strozzata

Non la devo guardare

-Che c'è?-
Domando continuando a fissare la porta in cui, qualche secondo prima, Olivia era entrata. È la prima volta che sento la biondina dire il mio nome così, quasi implorando, come se davvero anche lei, come me prima, avesse solamente bisogno di un sostegno: la sua voce, solitamente pungente e acida, ha una dolcezza infinita mentre pronuncia quelle sette lettere con quella nota di paura e disperazione che la fanno sembrare ancora più indifesa

Non la devo guardare

So che se cederò non potrò fare a meno di stare male per lei, di fissare quei segni ignobili sul viso di porcellana, di sentirmi un mostro e complice di orrori di cui non avrei mai creduto capaci i miei fratelli
-Ho paura...-
La sua voce rotta è una coltellata in pieno petto e sento le viscere contrarsi mentre mi ostino a rivolgerle le spalle: spero che non noti che le ginocchia stanno per cedermi e che le mie spalle tremano udendo quel suono strozzato
-Non dovevi aggredire mio fratello-
Ribatto nascondendo tutto ciò che sto provando sotto strati di cemento armato per celarle la mia amarezza
-Pensavo che mi avrebbero portata con loro...-

Anche io lo avrei voluto, piccola Eveline

-Abbiamo un patto adesso, ti porteranno via non appena avranno soddisfatto le nostre condizioni-
Rispondo poggiando una mano sullo stipite della porta per sorreggermi
-Lo sai che non è vero-
Adesso la sua voce è tornata un po' più sicura e le parole dette mi risuonano nella testa a un ritmo di tamburi tribali. Mi volto sbigottito verso di lei: brutta mossa. Da vicino il volto è quasi irriconoscibile e quei bellissimi occhi ghiacciati sono completamente macchiati di crudeltà e sangue, tanto sangue
-Non mi farete mai andare via viva, i miei amici lo sanno e questa era l'unica possibilità che avevano di farmi scappare. Hanno preferito lasciarmi qui-
Torno a ridarle le spalle perchè non posso reggere il peso delle sue parole e del suo corpo completamente sfregiato
-Lo hai detto tu che solo uno di noi due sarebbe sopravvissuto-
Le rispondo contraendo la mascella e cercando di ignorare il bruciore agli occhi. A quest'affermazione Eveline non risponde, si limita a muoversi un po', almeno da quello che riesco a sentire, e poi solo il suo respiro affaticato riempie le spesse mura della sala operatoria. Fino a pochi mesi fa la biondina riposava qui, con gli occhi chiusi, il volto pallido, le mani violacee, le labbra screpolate e le guance scavate. Fino a pochi mesi fa io ero accanto a lei a parlarle, a sperare che si risvegliasse che ricominciasse a gettarmi a dosso insulti o minacce. Fino a pochi mesi fa avevo l'illusione, evidentemente errata, che sarebbe potuto esistere un finale migliore per questa storia.
Ho bisogno di aria, non voglio stare in questo posto, preferirei morire che sentire l'odore di cocco e vaniglia di Eveline: quel profumo che, non si sa come, si è portata dietro per tutto il tempo che è rimasta qui, che nessun sapone è mai riuscito a togliere, che neanche il sangue è mai riuscito a scalfire.
No, non posso stare con lei: devo solamente staccare il cervello, mettere in chiaro le idee, e smetterla di pensare alla biondina come un cucciolino da difendere. Questa è una battaglia, e in una guerra ci sono solo due tipi di persone: i vincitori e i vinti, e io non ho nessuna intenzione di essere tra questi.

Skull        (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora