Ti troverò

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Will's pov
Riesco a malapena a proferire parola mentre mi immobilizzo a guardarla. Ogni suo respiro, ogni sua piccola smorfia o battito di ciglia mi sembrano così surreali, come un sogno: come se avessi immaginato tutto questo per troppo tempo. Per anni. Per secoli.
Invece sono passate solo poche settimane dall'ultima volta che l'ho stretta a me
-Non saresti dovuto venire, William-
Dice lei appoggiandosi in modo aggraziato sulla scrivania. Le sue parole sono taglienti, cariche di risentimento, proprio come quando l'ho conosciuta. L'unica differenza? Quando ci siamo visti per la prima volta lei era indifesa e completamente alla nostra mercé, adesso sono io a prendere dalle sue labbra, ad avere il mio cuore nelle sue mani.
Una stretta allo stomaco mi provoca una fitta quasi insopportabile, eppure cerco di rimanere con un'espressione tranquilla mentre mi avvicino lentamente a lei
-Come hai potuto tenermi nascosto tutto questo?-
Sibilo guardandola dritta negli occhi, proprio quelli che un paio di settimane fa traboccavano di amore e che adesso emettono fuoco e scintille
-Non avvicinarti-
Mi blocco istantaneamente sul posto e stringo la mascella così forte da sentire un dolore acuto dai denti fino alle gengive. Non oserei mai invadere i suoi spazi, non senza il suo consenso, non adesso che la nostra situazione è così precaria.
Però vorrei toccarla, sentire la sua pelle vellutata sotto i miei polpastrelli, i suoi battiti sotto le mie dita. Vorrei solo avere la certezza che questo non è un sogno: che lei è davvero viva e che è proprio qui davanti a me
-Dimmi perché me lo hai tenuto nascosto-
Ribadisco con una finta spavalderia quando dentro, solamente udendo il suono della sua voce, tremo come un cucciolo bagnato
-Nascosto cosa, William?-
La sua ostentazione di calma mi fa andare su tutte le furie: come può fingere che non sia mai successo nulla? Lei è davvero così? È questa creatura così gelida e senza nessun tipo di emozione? No, mi rifiuto di crederlo. Eppure non comprendo il motivo delle sue azioni
-Che sei viva, stupida cocciuta-
Pronunciando la terza parola la voce mi si incrina inevitabilmente e, per pochissimi secondi, vedo un lampo di dolore attraversarle gli occhi azzurri
-Da cosa dovrei essere sopravvissuta?-
Capisco dove sta andando a parare, ma mi rifiuto di credere che Eveline pensi che sia stato io ad organizzare quell'incidente. No, non può davvero esserne convinta
-Dall'esplosione che ha causato Alan-
Sibilo cercando di contenere il tremore che lentamente si sta espandendo dalle mani alle ginocchia. Come fa ad essere così impassibile davanti a me? Io sto per cadere in ginocchio solamente vedendola
-Vuoi dire l'esplosione che ha completamente distrutto la nostra base principale? Quella costruita con anni di lacrime e sacrifici?-
Mi mordo il labbro inferiore con forza e rifletto qualche secondo prima di rispondere: adesso è una donna ferita, che ha perso il frutto di anni di lavoro e che si è sentita tradita da delle persone di cui, oramai, credeva di potersi fidare; attaccarla è inutile
-Mi dispia...-
Non riesco neanche a finire la frase che Eveline sovrasta la mia voce con la sua: nel suo tono adesso emergono risentimento e dolore, lasciando da parte la finta tranquillità che prima esibiva fieramente
-O forse intendevi quella che ha rischiato di uccidere me, Joana e Josh?-
Sentirla così ferita è il più grande dolore che in questo momento potrei provare: udire la sua voce che inizia ad assottigliarsi mi provoca più sofferenza di un coltello conficcato in mezzo alle costole
-Ev..-
Neanche adesso mi è concesso finire di parlare
-Oh no, aspetta, ho capito! Intendi quella che ha sfigurato il mio migliore amico che ha rischiato la vita pur di portare in salvo me e Joana!-
Nella seconda parte della frase inizia ad urlare così forte che dubito fortemente che tutto l'edificio non l'abbia sentita. È così arrabbiata da fare paura: gli occhi iniettati di sangue, le vene sul collo sono gonfie e i pugni così serrati che sembra potersi rompere tutte le falangi in un solo colpo. Ciò nonostante, non accenna a muoversi dalla sua posizione: no, è troppo orgogliosa per indietreggiare
-Credimi, Alan non avrà pace finché vivrà per ciò che vi ha fatto-
Sussurro con una cadenza più dolce mentre continuo a fissarla negli occhi. Quello che vedo dall'altra parte però non mi piace affatto: Eveline non si fida di me, per niente. È diffidente e sembra quasi sull'attenti, come se da un momento all'altro potessi saltarle al collo e sgozzarla
-A me non importa di lui...-
Adesso le sue difese iniziano ad abbassarsi lentamente e nei suoi occhi si forma una patina lucida mentre continua a parlare
-...a me importava di te, Will...-
Sentire il verbo al passato mi provoca un dolore così forte che, in confronto, le torture di Josh mi hanno fatto il solletico
-... e tu mi hai tradita. Hai completamente tradito la mia fiducia, i miei amici che si fidavano di te, il mio amore...-
Stavolta sono io ad interromperla bruscamente e faccio un passo verso di lei: vedendola sbarrare gli occhi, come se avesse paura di me, mi fermo improvvisamente e anche a me, la vista inizia ad appannarsi
-Non ti azzardare Eveline, non provarci neanche. Io non sapevo nulla di quello che avevano organizzato i miei fratelli-
Lei scuote la testa lentamente e una lacrima solitaria inizia a scendere fino alle labbra schiuse da cui respira lentamente. Vorrei tanto asciugarle la guancia, riempirla di baci, abbracciarla e rassicurarla che andrà tutto bene, che ci sono io con lei. Eppure, dopo tutto questo tempo, non posso neanche sfiorarla
-Io non ti credo-
-Come avrei mai potuto saperlo? Non avevo modo di comunicare con loro-
Allargo le braccia in segno di esasperazione e, per quanto adesso vorrei sbatterle quella testaccia dura contro il muro, non riesco a smettere di guardarla. È magnetica per me, lo è sempre stata: comunque giri la mia vita, ogni volta mi ritrovo a tornare da lei
-Io avrei pensato a un piano di emergenza. Andiamo, Will, era un evento plausibile che i miei ti avrebbero preso-
Anche lei allarga platealmente le braccia mentre, con le labbra tremanti, inserisce una buona dose di veleno in tutte le parole che pronuncia
-Cazzo, Eveline, io sono un povero idiota in confronto a te, credi davvero che sarei stato in grado di pensare una cosa del genere?!-
La domanda è ovviamente retorica: lei è geniale, prevede di tutto, sa sempre dove andare e cosa fare in momenti di pericolo, io a malapena riuscirei a capire in che direzione scappare se ci fosse la necessità
-Tuo fratello sapeva già che sarebbe successo: ci ha seguiti fin dal principio. Lima sarebbe stato in grado di prevederlo-
Non posso darle torto, eppure continuo imperterrito nel mio discorso
-Anche se lo avesse fatto, non me ne ha mai parlato-
-Vuoi dirmi che tutte le informazioni che volevi sui miei uomini e quel giretto panoramico che hai tanto voluto fare sono capitati al momento giusto e nel posto giusto?-
Cazzo, la odio quando fa così. Come può davvero credere che le avrei voluto fare del male dopo tutto quello che abbiamo passato? Stupida
-Sì, voglio dirti questo-
Un sorrisetto ironico spunta sulle sue labbra che sembrano essere disegnate dagli angeli e la freddezza con cui dice questa frase mi uccide definitivamente
-Io non ti credo-
Adesso sono io quello a cui inizia a bagnarsi il viso, quello vulnerabile e completamente indifeso difronte a lei. La amo così tanto, lo giuro, la vedo qui, davanti a me, con la faccia da stronza, un ghigno perfido e gli occhi tristi e riesco solo a pensare a quanto la amo
-Luke è anche venuto a cercarti, se noi fossimo stati a conoscenza...-
Se prima credevo di aver ricevuto un duro colpo, questo che mi sta per infliggere, sarà quello di grazia
-Già, Luke. L'ho visto, da lontano, con la sua piccola tenda che scavava nei detriti. Ero quasi tentata dal farmi vedere da lui: era evidente che poco c'entrasse con tutto il resto. Però mi sono detta che più sono lontana da voi, più sono al sicuro-
Voleva dirglielo. Voleva farsi vedere da lui. Voleva rassicurarlo. Luke. Mio fratello, non io. Le gambe mi tremano così tanto che faccio fatica a stare in piedi senza barcollare
-Adesso puoi andare, William-
Scuoto così forte la testa da farmi male al collo. No, non può abbandonarmi un'altra volta
-Eveline, piccola, ti prego, devi credermi-
Mi avvicino ancora di più e lei non oppone resistenza, no, sembra che il mio nomignolo abbia incrinato la sua maschera di strafottenza e freddezza. Le lacrime calde continuano a bagnarmi il volto e a scendere fino alla base del collo
-Io non sapevo nulla di tutto quello che stava per accadere, te lo giuro su tutto ciò che ho di più caro al mondo. Te lo giuro sulla mia vita e su quella di tutti i miei fratelli: nessuno di noi era al corrente del piano di Alan-
Lei scuote la testa, il volto che inizia a rigarsi di piccole lacrime salate, ma io continuo
-Ho provato un odio tale per me stesso quanto te ne sei andata. Volevo uccidermi, ma non mi sembrava abbastanza: nessun dolore avrebbe mai superato quello della consapevolezza di dover passare una vita senza di te. Nessuno, Eveline. Non ho mangiato per giorni e mi rifiuto di credere che tu non abbia notato quanto sono deperito dall'ultima volta-
I suoi occhi, silenti ma attenti, mi confermano ciò che ho pensato dal primo momento: eccome se lo ha notato e sta soffrendo come un animale al macello, posso vederlo dal suo sguardo
-Non riuscivo neanche a pronunciare il tuo nome ad alta voce, tanto era il dolore che sentivo. A malapena rivolgevo la parola ai miei fratelli-
Vedo come stia provando a guardare ovunque, tranne nei miei occhi: probabilmente è consapevole che in loro capirebbe che sto dicendo la verità
-Ti ho sognata ogni notte: mi immaginavo di stringerti, di vivere felice con te. Vedevo il nostro matrimonio, i nostri bambini... lo sai quanto eri bella con il pancione?-
Eveline scuote la testa e un abbozzo di sorriso, sincero stavolta, si forma sulle sue labbra madide dalle lacrime. Neanche io ho mai smesso di piangere e, vedendoci adesso, direi proprio che siamo due bambinoni piagnucolosi
-Io ti amo, William, dico davvero...-
Queste parole, pronunciate da lei ad alta voce, sono la cosa più bella che mai riuscirò a sentire in vita mia, ne sono sicuro
-...ti amo da impazzire...-
Le sue lacrime aumentano e singhiozza così tanto da far tremare tutte le spalle
-...ma non potrò mai perdonarti per quello che hai fatto-
Immediatamente colmo lo spazio che ci separa e l'afferro bruscamente per le braccia: più che scuoterla, ho bisogno di un sostegno per non cadere al suolo. No, ditemi che è uno scherzo
-Eve io non ti ho fatto nulla. Te lo giuro. Oh Dio, non puoi lasciarmi dopo avermi detto che mi ami, ti prego, non farmi questo-
La imploro, la pregherò in ginocchio se devo, mi inchinerò all'unica donna della mia vita se servirà a non farla scappare da me
-Io te l'ho detto perché è vero, ma ciò non cancella ciò che hai fatto-
-Eveline, piccola, Cristo santo, sei la cosa più cara che ho. Ti amo, ti amo da morire, ti implorerò se necessario, farò qualsiasi cosa, ma ti prego, non lasciarmi. Sono un uomo perso se non sei con me, quando non ci sei mi sembra di non essere in grado di respirare e...-
Sto parlando a vanvera, le parole escono a ruota libera e sto facendo di tutto pur di guadagnare qualche secondo in più con lei.
La conosco, eccome se la conosco, e so che nulla e nessuno potrà trattenerla da me, se lei non vuole. Eveline è sempre stata come un soffio di aria autunnale, può sembrare fredda e all'inizio puoi detestarla perché ti ricorda che l'estate sta finendo, eppure in seguito inizierai ad amare quella brezza piacevole che porta nelle tue giornate. Sarà proprio quando capirai che infondo quel venticello ti piace davvero che realizzerai di non poterlo tenere con te per sempre: arriverà l'inverno e di quell'arietta di cui tanto ti sei innamorato non ci sarà più nessuna traccia. Quando crederai di averla incontrata di nuovo, l'anno successivo, proverai a metterla dentro un vasetto per portarla con te in tutte le altre stagioni, ma lei non si farà mai prendere: continuerà a scappare, ma tu sai che la ritroverai sempre e, come il primo anno e gli altri a seguire dovrai essere disposto a lasciarla andare.
Eveline è così: io e lei siamo legati a un amore profondo e indissolubile, ci ritroveremo sempre, ma non potrò mai portarla con me, a meno che non sia lei a volerlo
-È ora che tu vada-
La sua voce rotta è un pugno in pieno stomaco per me, eppure, consapevole di non poter fare altro, mi distacco lentamente e inizio a dirigermi verso la porta, rassegnato. I singhiozzi di entrambi invadono la stanza e, non appena poggio la mano sulla maniglia, prima di girarla, mi volto verso di lei con il cuore pesante
-Io e te siamo destinati a stare insieme, piccola Eveline: potrai scappare da me ogni volta che vorrai, potrai fingerti morta o perfino provare ad uccidermi, ma sappi che, gira e rigira, io ti ritroverò, sempre, in qualunque posto o epoca che sia. Ti amo così tanto che mi sto privando della mia unica ragione di vita per assecondare la tua decisione, ma se ti aspetti che il mio sentimento finisca o che il mio cuore smetta di battere così forte ogni volta che sento il tuo nome, ti sbagli.
Quando capirai di avere torto, io sarò qui, pronto ad aspettarti... e ad amarti, come ancora non ho avuto l'occasione di fare. Ma lo farò, biondina, eccome se lo farò-
So che le mie parole l'hanno colpita, lo vedo da come le sue pupille si sono dilatate, o da come le lacrime abbiano ripreso a scendere più velocemente. Noto come si stia aggrappando alla scrivania per non cadere davanti a me e come le sue gambe, snelle ma fortunatamente tornate toniche e muscolose, tremino. Continuo a farle un certo effetto.
Le farò sempre un certo effetto
-Vattene-
So di aver vinto quando la vedo distogliere gli occhi dai miei e, mentre chiudo la porta dietro di me e crollo a piangere a terra con la schiena poggiata sul muro, sono consapevole che infondo, anche solo un po', ne è convinta anche lei.

Skull        (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora