Malattia

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Will's pov
-Sei proprio una puttana!-
Urlo mentre spalanco la porta che si era chiusa dietro di lei
-Oh sì, mi piace tanto farmi sbattere da quelli che non sono te!-
Sbraita Eveline mentre cammina all'indietro a poca distanza da me: i suoi piedi si muovono frenetici e, anche se non vede dove sta andando, sembra avere un passo sicuro mentre mi incenerisce con lo sguardo. Ha le guance rosse, anche se non so dire se sia per l'orgasmo di poco fa o per l'incazzatura che sicuramente ha a dosso, gli occhi fiammeggianti , i piedi, ancora nudi, di un colorito stranamente scuro, probabilmente ha freddo a contatto con il pavimento gelido, e per me rimane la creatura più attraente che, chiunque ci sia lassù, ha mandato sulla Terra per me.
Ma perchè deve rendere tutto così difficile? Perchè deve ostinarsi ad usarsi come una merce di scambio? Perchè anche i suoi amici continuano a trattarla come una prostituta? Ci sarebbero stati sicuramente altri metodi per arrivare a quella cazzo di festa di Garcia, no?
-Oh davvero? Non sembravi pensarla così quando prima te la sei fatta leccare fino all'orgasmo! Chissà di quanti altri uomini avrai cavalcato la faccia come una brava troietta-
Non lo penso davvero, dico sul serio. Ho ancora il suo sapore dolce sulle labbra e mi rendo conto appena pronuncio tali parole che è tutto sbagliato. Sicuramente ciò che ha passato da bambina l'ha influenzata a vivere la sua sessualità in maniera differente rispetto alle altre donne, eppure non riesco a controllarmi. Credetemi se vi dico che dentro di me è appena iniziato un terremoto che da cui è impossibile proteggersi.
Sto per raggiungerla quando mi blocco di colpo serrando la mascella: la schiena di Eveline va a sbattere contro qualcosa di massiccio e immobile e solo quando si gira capisce la gravità della nostra situazione
-Ethan-
Rispondo con finta disinvoltura
-Che cosa ci fai qui?-
Non appena il mio gemello alza lo sguardo, fisso fino ad allora sulla tesa della biondina, incrociando il mio, comprendo che c'è qualcosa che non va. In poco tempo, tenendo una mano dietro la schiena, con il braccio libero afferra Eveline per la vita stringendola a dismisura. Conosco il mio pittbull rabbioso: la mia piccoletta sta già caricando un colpo ben assestato, d'altra parte lei non ha bisogno della mia protezione normalmente, ma adesso sono costretto a fermarla. Il cuore mi batte forte nel petto mentre, cercando di controllare il tremore alla voce dico a mio fratello
-Eveline, qualsiasi cosa pensi di fare, non farla. Ethan non è in se in questo momento e non risponderà delle sue azioni-
Lei sta per ribattere, ma io sono troppo nervoso per starla a sentire
-Fidati di me e basta, puoi farlo?-
Chiedo abbassando lo sguardo su di lei: è raro che nei suoi occhioni azzurri io veda dipinta quella sfumatura truce e letale della paura, una paura primitiva che attiva lo spirito di sopravvivenza anche negli animali, ma adesso riesco chiaramente ad osservarla. Con un breve cenno affermativo del capo mi fa capire che, forse, mi darà ascolto, e così, chiudendo le mani a pugno per nascondere il tremore, torno mentalmente a mio fratello
-Perchè indossa la tua maglia da gioco senza nulla sotto?-
Chiede Ethan stringendo ancora di più la presa su ciò che, fino a qualche minuto prima, era nudo e indifeso sopra di me
-Ho la biancheria sotto-
Mossa sbagliata. Appena la biondina pronuncia quelle parole so già che cosa farà il mio gemello: non ha neanche il tempo di finire la frase che, come immaginavo, lui inizia ad alzare la mia divisa da hockey, scoprendole lentamente la coscia liscia e nuda
-Ok, può bastare-
Rispondo stizzito alzando abbastanza il tono di voce per fargli capire che non è il caso di oltrepassare il limite. Sono sempre stato l'unico ad aiutare Ethan con le sue crisi di rabbia: Luke era troppo piccolo e spaventato per affrontarlo e Lima semplicemente sarebbe stato in grado di ucciderlo se avesse provato ad attaccarlo, ciò nonostante è, purtroppo, ricapitato molto spesso che anche noi due gemelli ci picchiassimo fino al sangue.
Sa bene che non deve oltrepassare il confine con me ma è anche consapevole che io ci sarò sempre per lui e che sarò sempre pronto a metterlo davanti a qualsiasi cosa. Probabilmente è proprio per questo che non ho deciso di ucciderlo dopo aver afferrato Eveline per la vita
-Non hai pensato che questa cosa potrebbe essere sbagliata?-
Sibila lui mentre io rimango in silenzio: non posso non dargli ragione
-E se Lima ti avesse scoperto? Cosa ti avrebbe fatto? Cosa le avrebbe fatto?-
Un sentimento di puro terrore mi investe mentre noto il colorito della faccia della biondina assumere una sfumatura sempre più violacea
-Non ricordi che cosa mi è successo dopo aver ucciso quel ragazzo?-
Certo, come potrei dimenticare cosa è capitato dopo che sparò a Mark. Non è riuscito a mangiare per giorni, nè a camminare o a parlare: dal giorno successivo, quando le ferite erano iniziate a gonfiarsi, avevamo avuto paura che avreste qualche tipo di grave emorragia interna; Lima lo distrusse completamente, quando chiudo gli occhi mi sembra sempre di sentire le urla del mio gemello dalla stanza dell'omicidio. Avevo Eveline tra le braccia e, mentre pregavo che lei sopravvivesse, devo essere onesto, chiedevo anche che mio fratello maggiore non uccidesse Ethan. Io so che infondo non è colpa sua, credo fermamente che abbia bisogno dell'aiuto di uno specialista per uscirne, eppure lui si rifiuta di essere aiutato
-Lo ricordo molto bene-
Sussurro continuando a mantenere il contatto visivo
-Oh ma a te non l'avrebbe mai fatto, vero? Tu sei il gioiellino di questa famiglia, dico bene? Tu non sei un malato mentale del cazzo, un bambino traumatizzato che ha visto il corpo del padre impiccato o un ragazzo che è stato picchiato a sangue ogni giorno per tre anni in galera. No, tu sei William Dormer, l'orgoglio della famiglia, nascente stella dell'hockey, capitano dei Boston Bruins. Tu puoi avere tutte le donne che vuoi e nessuno può dirti nulla, sei talmente grosso da poter mettere al tappeto chiunque, fai paura a tutti i tuoi concorrenti-
Mi ferisce profondamente il fatto che lui creda che tutto quello che ho passato sia il nulla e pensare che nella sua testa gli anni in carcere siano stati una passeggiata o che il reinserimento nella squadra e nella vita di tutti i giorni non sia stato un inferno, dico davvero, però taccio e tutto ciò che mi limito a dire è
-Lascia andare Eveline e parliamone-
Dico tendendo una mano verso la ragazza: in condizioni normali a Ethan non importerebbe nulla di chi mi porto a letto, anzi al massimo mi chiederebbe di condividere, come abbiamo spesso fatto in passato, so che non farebbe male ad una delle mie donne, eppure ammetto di avere paura durante le sue crisi. Potrebbe letteralmente uccidere, come capitato mesi fa con Mark, senza neanche quasi rendermene conto. Prima Eveline se ne va, prima sarò tranquillo e potrò aiutare mio fratello
-Ethan, non fare cose di cui sai che puoi pentirti. Sono tuo fratello, fidati di me-
Lui darebbe la vita per me e io lo so bene, sono consapevole che giocare la carta del fratello disposto a tutto è una mossa un po' stronza, ma non ho altra scelta. Come mi aspettavo, anche se con titubanza, il mio gemello lascia andare la biondina che, istintivamente, afferra la mano che le avevo porto. Senza perdere altro tempo L'attiro a me e, con una delicata pressione, le dò un lieve bacio sulla fronte sussurrando sulla sua pelle
-Mi dispiace piccola, anche per prima. Adesso vai in camera tua-
Il calore delle sue mani sul petto mi da un'energia mai provata prima e una vera e propria scarica elettrica mi travolge quando alza i suoi occhioni pieni di paura su di me
-Tu stai qui da solo con lui?-
-So gestirlo, adesso vai-
Titubante Eve segue i miei ordini e scompare lentamente dalla mia vista
-fratello, che hai dietro la schiena?-
Chiedo, tornando subito con la mente e con gli occhi a Ethan. Lo vedo irrigidirsi visibilmente mentre, con cautela, mi avvicino
-Nulla-
-Dimmi la verità-
Sussurro arrivando a pochi centimetri da lui; nei suoi occhi, della mia stessa tonalità di verde, anche se un po' più intensi, vedo tanta paura nascosta però da tonnellate di rabbia. Non sono un dottore, ma ho imparato a riconoscere i tratti della sua malattia e infondo so che non guarirà mai senza qualche medicinale: anche se può sembrare burbero so che in condizioni normali non mi guarderebbe mai in questo modo. Lentamente, quasi sentendo i miei pensieri, muove il braccio nascosto dietro la schiena svelando un coltello ben stretto nella mano
-Cosa vuoi fare con quello?-
Chiedo facendo appello a tutta la tranquillità che ho in corpo, cercando di non pensare al fatto che potrebbe sventarmi in pochi secondi. Ethan non risponde alla mia domanda
-Vuoi uccidermi, fratello?-
Gli prendo delicatamente il viso tra le mani mentre sento il suo respiro farsi sempre più irregolare
-Volevi uccidere Eveline?-
Ancora nessuna risposta, così, molto lentamente, poggio la fronte alla sua reggendolo da dietro la nuca
-No, tu non sei così, non è vero?-
Passano dei secondi interminabili e il cuore mi sale dritto in gola. Potrebbe davvero uccidermi se volesse, eppure, nel mio profondo, so che neanche questo schifo di cosa che gli sta contaminando il cervello riuscirebbe a farlo diventare il mio carnefice. Sento un tonfo sordo e quando mi accorgo che il coltello è caduto a terra faccio un sospiro di sollievo
-Sono stanco, Will-
Sussurra afferrandomi a sua volta dalla nuca. La sua voce incrinata mi fa tremare le ginocchia ma provo a controllarmi mentre gli dico
-È quasi finita, fratello. Adesso abbiamo un piano-

Skull        (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora