16.

43 5 12
                                    

Nessuno si era accorto della sua presenza, era stato silenzioso, nascosto nell' ombra, aveva origliato qualcosa di troppo, qualcosa che lo aveva trafitto nel petto lacerandolo, fece cadere ogni sua speranza, gemiti che non avrebbe mai voluto sentire se non fossero stati causati da lui stesso.
Non aveva mai portato nessuno a casa sua, nessuno aveva mai toccato le sue lenzuola, ecco perché faceva male, ciò poteva solo significare che non era uno di passaggio, qualcosa lo legava al suo Alfa, ma infondo sapeva che la sua era una mera illusione, ma voleva illudersi ancora un po', la realtà faceva troppo male.
Quando sentì dei passi si nascose nell' oscurità, voleva fargli una sorpresa ma l' aveva ricevuta lui, non era stata di suo gradimento però.
Non aveva visto il volto del rivale, quello che era riuscito a vedere era solamente il colore dei suoi capelli, neri come la pece, come la rabbia e l' invidia che stava covando dentro di sé.
Era così frustato che non poteva presentarsi in quello stato, aveva bisogno di annegare i suoi sentimenti repressi dentro una buona dose di alcool.
Andava sempre a bere quando veniva a conoscenza di qualche scopata del suo amico, si limitava a lamentarsi con il barista che lo ascoltava sempre, non sapeva se fosse per pena o se fosse solo incluso nel pacchetto cortesia verso il cliente.
In quelle situazioni però poco gli importava, voleva solo liberarsi, sfogarsi con qualcuno di sconosciuto, anche se infondo era diventato un cliente abituale.
In quel locale l'atmosfera era piacevole, soprattutto quando il barista staccava il suo turno e si trasforma nel pianista tenebroso, l'aura che aleggiava quando sfiorava i tasti era come una calamita per Hobi, una carezza per il suo cuore lacerato.
Si sedeva in prima fila, lo osservava mentre girava il suo whisky nel bicchiere facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio su di esso, sperava che la sua musica fungesse da cerotto temporaneo per le sue ferite emotive.
Quel luogo non lo aveva condiviso con nessuno di sua conoscenza, nemmeno con colui che considerava il suo migliore amico, ma da lui avrebbe tanto voluto ben altro.
Com'era che nemmeno a lui aveva mai accennato o portato in quel bar?
Semplice, era il suo porto sicuro, poteva scappare e rifugiarsi nei momenti in cui rincollare i suoi pezzi era fin troppo difficile, lui infine era così, rotto.

"Non si è mai forti abbastanza quando tutto crolla, anche per colui che nascondeva tutto dietro un sorriso".

Hobi nelle sue lamentele intrise nell' alcool chiedeva aiuto, voleva rialzarsi, ma la paura di ricadere lo schiacciava.
Perché per tutto quel tempo non aveva fatto altro che mentire a sé stesso, fingendo di stare bene, finendo per credere alle sue stesse bugie.
Una mano tesa era davanti ai suoi occhi, il pianista non era mosso dalla pietà, ma dall' interesse che provava per l'omega, la cosa che lo frenava nell' essere più diretto era il fatto che fosse un Beta, non si sentiva degno di essere preso in considerazione.
Nessuno dei due poteva sentire la profumazione dell' opposto, assumevano entrambi inibitori, una barriera per proteggersi, anche se il secondo sarebbe stato odorato solo dal suo futuro compagno, ma era proprio questo il problema, lui aveva già trovato chi voleva e non desiderava intromissioni.

Un Omega ossessionato e ferito.
Un Beta sprovvisto di autostima.

Beta (Vmin) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora