58 |to find out the truth|

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«Tu sei pazza nel fare una cosa del genere, ed io ancora di più perché ti sto seguendo!» esclamò Nailea.

«Zitta, da un lato è divertente.» sorrisi.

La mia amica, al volante, mi guardò con espressione incredula e bocca socchiusa.

Lo stavamo facendo davvero.
Stavamo seguendo Vinnie.
Tutto questo grazie al localizzatore sul mio iPhone che mi indicava la posizione esatta in cui si trovasse Vinnie.

«Perché non ci hai pensato prima?» disse.
«Non lo so! Cavolo, non mi è proprio passato per la mente che gli iPhone avessero un'applicazione GPS.»

L'indicatore sulla mappa mostrava che il cellulare di Vinnie era in mezzo al nulla, l'unica strada per raggiungere quella posizione ad un certo diveniva a fondo cieco.

«E se ci ammazzano e ci seppelliscono in questo posto?» disse preoccupata.

Risi della sua immaginazione; intorno a noi non c'era nulla se non piantagioni alte di qualche metro, la strada era sterrata e piena di buche che rendevano più complicato guidare.

«No, che dici? Smettila!» intimai.
«Pensa che se bucassimo una ruota nessuno verrebbe in soccorso, neanche il carro attrezzi!» disse impaurita.

Alzai gli occhi al cielo e guardai la strada deserta dinnanzi a noi, ci stavamo avvicinando sempre di più perché il cellulare di Vinnie risultava sempre più vicino.
Il tragitto durò all'incirca pochi minuti che mi parvero infiniti, le indicazioni ci avevano portato esattamente sulla strada che concludeva nel nulla.

«Ecco la fine della strada!» indicai.
«Non posso continuare oltre, il terreno mi sembra molto sabbioso, e se l'auto sprofondasse?», si fermò sul ciglio della strada, senza proseguire oltre.

Scrutai a pochi metri da noi delle auto parcheggiate, segno che ci fosse davvero qualche anima viva in questo posto dimenticato e deserto.

«È tutto ok, ci sono delle auto parcheggiate lì, prosegui!» le ordinai.
«Chloe...» mi richiamò allarmata.
«Fidati di me, Nailea.» le dissi indulgente.

Le ruote a contatto con il suolo crearono una nube di polvere alle nostre spalle, assunsi un espressione disgustata quando sentii quasi la sensazione di aver mangiato il terreno.

Con un po' di sforzo ci muovemmo sulla strada sterrata e affiancammo le altre auto parcheggiate.

«C'è l'abbiamo fatta, hai visto che non ci è successo niente?», eravamo arrivati a destinazione, avremmo dovuto proseguire a piedi, o meglio, l'avrei fatto da sola.

«Ho paura di rimanere qui da sola.» disse, prendendo la mia mano
.
«Lo so, Nai.» sorrisi agitata, «Ma ti prometto che farò presto, e tu devi controllare che nessuno ci rubi l'auto, altrimenti non potremmo tornare a casa, va bene?» le accarezzai una guancia e lei sorrise.

«Sicura che non hai bisogno che venga con te?» insisté.
«Sicura. Se Vinnie è davvero qui, devo trovarlo da sola.» affermai con sicurezza.

«Mi chiamerai se avrai bisogno di aiuto?» mi avvertì.
«Certo, e se ne avrai bisogno tu farai lo stesso.»

le dissi. Ci abbracciammo e sentii le gambe tremarmi dalla paura.

«Stai attenta, non mi muovo da qui.» disse, come se fosse mia madre.
«Blocca le portiere e se succede qualcosa non esistere a scappare, poi ci accorderemo su come dovrò tornare a casa in caso.» scherzai.

Uscii dall'auto e i miei piedi entrarono in contatto con il suolo umido, il freddo mi gelava le gambe fasciate solamente da sottili leggins neri e la mezza luna era già in cielo, creando un atmosfera spettrale e spaventosa.

Il mio angelo oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora