49|sunset with you|

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In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l'altro nell'abisso.
Paulo Coelho

«dobbiamo chiamare la polizia, Vinnie!» mi asciugai le lacrime e mi sedetti accanto a Reggie che spense subito la televisione.
«Ei, ei, ferma un attimo! Non farti prendere dal panico!» cercò di tranquillizzarmi Reggie, ma il solo pensiero che ci fosse qualche pazzo lì fuori che stesse seguendo i miei movimenti mi stava facendo allarmare.

«Si, Chloe. Il bastardo che ha messo la busta fuori la porta di casa mia è sicuramente qualcuno che ci conosce e vuole farci uno scherzo di pessimo gusto» riflettè Vinnie, assumendo una posizione spavalda sul braccio del divano.

Uno scherzo? Ma che cazzo! Assolutamente no!

«Non trattarmi da stupida, Vinnie. Questa è una cazzo di minaccia e tu credi che sia uno scherzo?» gettai la lettera sulle sue gambe e lui ne lesse nuovamente la frase, dubbioso.

«Ragazzi, calmatevi entrambi» si intromise Reggie e poi continuò:«Chloe, hai in mente chi possa essere stato?» assunse un tono più dolce e mi accarezzò la mano.

«Sai Reggie...in realtà ho un nome che svolazza nella mia testa e tuo fratello lo conosce davvero bene» sputai acidamente, lanciando un'occhiataccia al biondo.

Vinnie aggrottò la fronte e si passò le dita fra i capelli, visibilmente incazzato.
«Sentiamo Chloe, chi pensi che sia stato?»

Inchiodò i piedi per terra e si chinò alla mia altezza per intimorirmi, faccia contro faccia, per guardarmi con i suoi occhi nocciola da cui non traspariva la stessa emozione di pochi minuti fa.

D'un tratto mi senti impotente e con le gambe tremanti ma mi diedi forza per risponderlo a tono. C'era solo una persona a cui pensavo costantemente e che non ci avrebbe mai dato tregua:
«Samantha» sbeffeggiai.

Vinnie assunse un espressione compiaciuta e si grattò il mento nascondendo una risatina nervosa.

«Cosa ti frulla in quel cervello, Chloe?» scattó in piedi dal divano ed io feci lo stesso per mostrargli che non mi stava spaventando.
«Samantha? Samantha è tornata dai suoi genitori. Sei così ossessionata da quella ragazza che inizi a crearti paranoie inesistenti, ti rendi conto?» rise di gusto e mi sovrastó con il suo metro e ottanta facendomi sentire piccola e indifesa.

Lo allontanai con una spinta e incrociai le braccia al petto nel momento in cui Reggie si fece spazio fra entrambi come se volesse dividere due bestioni che stessero per azzuffarsi.

«La difendi così perché te la sei scopata un sacco di volte?» canzonai con disprezzo.

«Porti ancora così tanto rancore?» sibilió a pochi centimetri dal mio viso.

Era uno scontro ad armi pari, avremmo continuato all'infinito se ci avessero dato l'occasione. Era questo l'errore che commettavamo: rovinare il presente ricordando un passato che, ormai, non ha più futuro.

«Ora basta, tutti e due! Invece di risolvere, state solo peggiorando la situazione!» si scatenò Reggie prendendo in mano la discussione.

Io guardai e poi spostai lo sguardo su Vinnie, accorgendomi del fatto che mi stesse guardando anche lui, forse per il semplice fatto che ci eravamo resi conto che litigare come cane e gatto non ci avrebbe portato da nessuna parte.

Il mio angelo oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora