51| Mascherati. |

2.3K 40 20
                                    

La scuola era ricominciata in un batter d'occhio, come ormai da tradizione stavo pranzando con Avani, Mark e Spencer. Parlavamo del più e del meno e d'un tratto venne fuori un argomento interessante.
«Ci sarete alla festa della confraternita nel weekend?» chiese Spencer.
«Questa è musica per le mie orecchie...dimmi di più!» ammiccó Avani maliziosamente.
Il suo sguardo mi faceva immaginare cosa di bello avrebbe fatto con Ryan in qualche stanza della confraternita.

«Non è una festa normale come tutte le altre. Si tratta di una festa in maschera. Ci saranno palloncini, luci colorate e alcol a quantità elevate.» Rispose Spencer sorseggiando dell'acqua minerale.
«Io e Spencer ci saremo di sicuro e speriamo di trovarvi lì, con o senza i vostri fastidiosi ragazzi.» Ci canzonó Mark.
«Chloe dobbiamo assolutamente andarci!» Gli occhi di Avani si illuminarono dalla gioia ed io ridacchiai per la sua reazione.
«Ne parlerò con Vinnie e vi farò sapere. Va bene?» Gli sorrisi.

«Convincilo con la scusa di una mostra di auto d'epoca nel parcheggio della confraternita, con qualche stand di tatuaggi, o qualsiasi cosa ti venga in mente!» Avani mi pizzicó la coscia e quasi la minacciai di picchiarla per quel gesto fastidioso.
«Me ne occuperò io, tranquilla. Ora devo proprio andare.»

Mancava poco al weekend e l'idea di partecipare alla prima festa dell'anno scolastico non mi entusiasmava molto, visto l'accumulo di compiti che avevo per la settimana successiva.
Liquidai i ragazzi velocemente e mi diressi verso la biblioteca per recuperare qualche volume di letteratura che avrebbe aiutato Vinnie nel suo saggio per la nostra professoressa.
La sua assenza al dormitorio era deleteria per me, non ero più abituata a passare più di un'ora lontana da lui.
Mi mancava vederlo passeggiare per il campus o aspettarlo fuori la classe di letteratura inglese per seguire insieme la  lezione. In compenso però, mi occupavo ogni giorno di portargli qualche appunto e i compiti pomeridiani che i suoi corsi gli assegnavano, mentre lui si dedicava pienamente a gestire con Jett l'autofficina che avevano organizzato nel garage della nuova casa.

Spinsi con tutta la forza la grande porta di vetro della biblioteca ed immediatamente sentii quel fantastico odore di carta e di libri nuovi che io adoravo.
Salutai silenziosamente la signora anziana sulla cinquantina che era sempre seduta dietro la solita scrivania, e mi feci un giro tra le sezioni dei romanzi rosa, gialli e di fantascienza.
Accarezzai la copertina di alcuni libri che avrei voluto leggere in futuro, e malinconicamente svoltai nella corsia di letteratura.
Afferrai un'enciclopedia abbastanza pesante e "il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald, ma era troppo in alto per me.
Una mano con molti braccialetti di stoffa sul polso allungó la presa sul libro che avevo scelto ed io ne seguii i movimenti per scorgere il volto della persona così gentile nei miei confronti.

«Non ti facevo una tipa da "il grande Gatsby."»
Profumava di menta ed aveva indosso una t-shirt bianca e dei pantaloncini cargo color cachi che evidenziavano i grossi polpacci.
«E a te non ti facevo un tipo da biblioteca. Cosa sono questi ragionamenti?» mi sentii offesa e mi misi sulla difensiva.

Nate riusciva sempre ad avere questi atteggiamenti odiosi, anche se avevo imparato a conoscerlo nelle prime settimane di scuola e avevo scorto un lato del suo carattere che era gentile e premuroso.
«Rilassati bimba. Sei sempre così acida, cazzo.» Trattenne una risata e mi porse il libro educatamente. Non sopportavo il modo in cui mi chiamava, di certo non ero una bimba e questo soprannome non sarebbe stato apprezzato da Vinnie.
«Nate ti ho già detto di non chiamarmi in questo modo, mi da fastidio.» Cercai di risultare convincente ma il suo viso divertito mi dimostró che non mi avrebbe nemmeno ascoltato.
«Che palle che sei...ci vediamo.» Cercó di liquidarmi velocemente con una strana pacca sulla schiena ma lo fermai prima che potesse scappare così in fretta.

«Aspetta Nate. Ci sarai alla festa in maschera questo weekend?» mi appoggia con la schiena contro lo scaffale e mi portai i libri al petto.
«Dipende...» accentuó un sorrisetto sghembo e poi continuó:«tu vuoi che io ci sia?».
Sbuffai e girai gli occhi al cielo. In effetti non mi interessava molto della sua risposta, ma era come se avessi voluto sapere qualcosa in più del mio nuovo amico.

Il mio angelo oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora