52 | jealousy |

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Per il resto delle due settimane successive mi sentii tremendamente in colpa perché Vinnie aveva mandato Nate in ospedale con il setto nasale rotto, un braccio fratturato e molti lividi sul viso.

Avevamo avuto l'ennesima discussione al riguardo perché per lui la violenza era la soluzione a tutto, dal canto mio, invece, qualsiasi cosa si poteva risolvere con una semplice conversazione, come fanno tutte le persone civili.

Pochi giorni prima, Nate era stato rilasciato dall'ospedale con il braccio fasciato e mi soffermai ad osservarlo dalla finestra accanto alla sua, mentre rientrava sofferente dentro casa con i suoi genitori.
Oh, si...per quanto riguarda i genitori...
Vinnie, insieme a Jordan, si erano accertati di zittire chiunque fosse presente quella sera, in modo tale che tutto l'accaduto si spacciasse per un semplice incidente in strada.

Oggi era mercoledì, quel pomeriggio avrei dovuto accompagnare Vinnie al suo primo incontro con l'agente di moda presso la Ford's Agency a Los Angeles. Lui era contento, me ne resi conto dai suoi occhi che non sapevano nascondere nessuna emozione.
Ci fermammo all'interno del parcheggio e ci dirigemmo all'entrata della grande struttura a due piani.

Per l'occasione Vinnie aveva scelto di indossare un completo elegante, mentre io in fretta e furia avevo indossato un vestitino a fiori con scarpe da ginnastica.
All'interno ci accolse un lungo corridoio in marmo bianco con pareri marroni e vetrine larghe; il tutto caratterizzato da vasi di fiori dorati che sembravano mostrarci la strada.

«Andrà tutto bene.» sorrisi e presi per mano Vinnie quando vedemmo arrivare verso di noi un uomo sulla trentina con in mano un raccoglitore; Aveva i capelli pieni di gel all'indietro, un po' di barbetta sul mento, labbra carnose e occhi scuri.

«Lei deve essere Vinnie Hacker.» Gli porse la mano e sorrise gentile.
«Si, sono proprio io. Lei è Ford?» ricambiò la stretta di mano.
«Oh, no assolutamente. Sono solo il suo segretario.» ridacchiò alle parole di Vinnie, come se fosse improbabile che un uomo come lui possa gestire questa azienda di moda.
«Mi dispiace per non averla salutata, sono stato sbadato. Come si chiama?» mi strinse la mano e si rivolse a me gentilmente, sempre in modo formale.
«Sono Chloe. Chloe Thompson.» accenna un sorriso.
«Venite ragazzi. Lei vi sta aspettando.» Disse.

Lo seguimmo lungo il corridoio, svoltammo a destra e salimmo in ascensore.
Ci accomodammo nello studio della Ford e una fragranza di profumo per l'ambiente mi solleticò il naso.
I dettagli all'interno di queste quattro mura erano tutti curati, così come i materiali scelti per rendere questo posto così lussuoso e sgargiante.
La donna seduta alla scrivania aveva all'incirca quarant'anni, capelli biondi legati in uno Chignon perfetto, occhiali da vista sul naso e una tazza di caffè fumante in una mano. La squadrai dalla testa ai piedi: indossava una gonna elegante, scarpe classiche con il tacco ed una camicetta che evidenziava il seno prosperoso.

Guardai di sottecchi Vinnie per scoprire se la stessa ammirando allo stesso modo in cui stavo facendo io e a malincuore fu così. Nessuno però poteva dargli torto, questa donna era l'emblema della moda in persona.

«Accomodatevi, cinque secondi e vi darò la mia completa attenzione.» Ordinò.
La sua voce era sottile ma carica di sicurezza; non ci aveva neanche degnato di uno sguardo.
Rimanemmo alcuni attimi in silenzio in cui mi guardai intorno per studiare i dettagli e poi finalmente la Signora Ford ci diede la sua massima attenzione. Non nascondevo che temevo quella donna, credevo che Ford fosse un uomo; il solo pensiero che il mio Vinnie le avesse fatto da modello mi infastidiva.

«Dunque, signor Hacker, non ho molto da dirle. Voglio iniziare subito a lavorare con lei.» Aggiunse dopo aver osservato Vinnie come se fosse un dipinto da ammirare.
Entrambi fummo sorpresi dalle sue parole.
«Subito? Non ho bisogno di un colloquio di lavoro?» chiese Vinnie incredulo.

Il mio angelo oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora