8• 🅆elcome to my 🄲haos

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-When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide

~•~
Buongiorno bellezze, oggi vi faccio un regalino in anticipo visto che il capitolo era pronto. Non dite poi che non sono buona. 😇
Scatenatevi con i commenti. Non so se siete realmente pronte.
Buona lettura!
~•~

ANASTASIA POV:
❤️‍🔥

Da lì inizia il delirio.
Rumore di spari rimbombano nella notte. Alexander mi porta via quasi di peso, faccio fatica a camminare.

La confusione mi annebbia la mente.
Angel? Esme?
Ho talmente tanti pensieri in testa che non mi rendo neanche conto del tragitto che facciamo.

Giungiamo dentro a una piccola stanza.
Dove mi trovo? Ho ancora la testa che gira, mi sento debole. Non dovevo bere.

Sposto lo sguardo pigro da da una parte all'altra della camera. C'è un letto king size perfettamente fatto al centro, il colore che predomina è il grigio. Non di quelle tonalità scure, più un tinta ghiaccio.

Mi giro verso il generale Thorne, che nel frattempo si muove come se fosse del tutto a suo agio.

«Dove mi hai portato?» dico con un tono di voce forse troppo alto.

Mi stringo le braccia attorno alla vita per riscaldarmi, in queste situazioni mi sento vulnerabile e odio l'idea che qualcuno mi possa vedere così.

«Sei nella mia camera, al quartier generale. Mi ammazzano se sanno che sei qui. Quindi abbassa la voce.» tono burbero a parte, sembra tranquillo. Stranamente.

Mi innervosisco, come si permette di dare la colpa a me? Non l'h obbligato io a portarmi qui.
Si ma lo hai seguito, se ti facevi i fatti tuoi non saresti in questa situazione.
Stupida vocina razionale.

«Voglio tornare fuori. Thommy è in pericolo.»

Lui è di spalle che si sta versando un bicchiere d'acqua, mi guarda di sottecchi. «Se la caverà, vuoi?» mi indica la bottiglia che tiene in una mano.

«Se la caverà». Gli faccio il verso imitando la sua voce. Sono furente di rabbia.

«Cosa ne sai tu? sei al sicuro, mentre gli altri sono fuori contro chissà chi mentre il grande capo generale sta tranquillo e beato e fai fare il lavoro sporco agli altri e-»

Un colpo secco di un bicchiere che viene battuto in modo aggressivo sul tavolo mi fa sobbalzare, si gira con fare minaccioso avvicinandosi a me.

«Cosa ne sai tu di cosa ho passato io?» me lo urla a pochi centimetri dal viso.
Ammutolisco, in effetti non so niente di lui.

Abbasso lo sguardo, mi mordo la lingua con i denti per non continuare la conversazione.
L'alcol che mi circola nelle vene non aiuta a mantenere la calma.

Lui si rende conto di aver esagerato. Si passa una mano sui capelli nervosamente.

«Al momento devi rimanere qui. Aspettami fino al mio ritorno. Non fare cose stupide».

Si ritira in bagno, dopo poco esce con la sua divisa militare grigia.
Lo guardo di sfuggita, sono seduta sul suo letto perché non ci sono sedie.

Sta per dirmi qualcosa ma ci ripensa e esce dalla stanza, lasciandomi sola. Mi lascio cadere sul letto guardando il soffitto, è soffice e sa di pulito.

яєвιятнDove le storie prendono vita. Scoprilo ora